Solo un peso

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Hailey Pov

Mi sdraio sulla panca in legno godendomi i leggeri raggi solari che si infiltrano tra le foglie dell'albero accanto a me. Sospiro mangiando l'ultimo pezzo di mela che ho, il cuore mi batte un po' più velocemente del solito mentre la testa non ne vuole sapere di smettere di pulsare. Stanotte ho dormito poco e male, non riuscivo a smettere di pensare alla gara con Alex, quell'infido bastardo. Sono quasi due anni che non mi alleno... e dire che neanche ci volevo entrare in squadra, ma non me la sono sentita di negare a mio fratello una sua piccola richiesta, un mio piccolo sforzo. Jason non ne sa niente di questa gara, ieri sera mi ha mandato un breve messaggio dicendomi che non sarebbe tornato a casa. Non una buona notte, o una delle sue frasi da cretino, mentirei se dicessi che non ci sono rimasta male. Era da un po', tanto tempo, che non mi lasciava sola in questo modo. Scrollo le spalle sbattendomi una mano sulla fronte, ci sto pensando troppo, probabilmente è andato a qualche festa, sta rincominciando a tornare quello di prima. Sorrido, quello di prima, porto la mano al petto stringendola in un pugno sopra al cuore. Sono un egoista, dovrei essere felice per lui, sta vivendo come un qualunque diciottenne, con una vita normale e delle persone normali.

Mi concentro sul brusio degli altri studenti, Los Angeles è sempre un fottuto forno, ma nel giardino della scuola arriva una piacevole brezza marina che mitiga la temperatura. Si sta da dio. In caso, quasi sicuro, in cui non riuscissi ad entrare nella squadra di nuoto potrei provare con la pallavolo, in fondo mi è sempre piaciuto come sport, sfortunatamente non riesco a beccare una palla neanche per sbaglio. Sbuffo cercando una qualche soluzione, Football? Lo trovo un gioco noioso, Baseball? A questo punto sto a casa a dormire, Atletica? Potrebbe essere un'idea... ma mi piace veramente? Forse potrei iscrivermi a qualche club di teatro, magari d'arte. Ho sentito che hanno un rinomato pittore come professore. Ridacchio rendendomi conto che non voglio fare niente a parte il nuoto, quanto diavolo posso essere incoerente?

<Hailey! Hailey!> Alzo una braccio facendolo ondeggiare un pochino. Riconosco immediatamente la voce di Summer e il rumore dei suoi passi sui sandali con il tacco. Spalanco gli occhi quando mi si butta addosso, il respiro mi si mozza nei polmoni mentre sento i muscoli irrigidirsi. Senza pensarci la prendo per un braccio e la butto per terra, mi alzo di scatto guardandomi intorno, passano pochi secondi prima che io realizzi quello che ho fatto, devo darmi una calmata. Sto per chiederle scusa, ma lei riesce ad intterrompermi prima che io apra bocca.

<Mi dispiace da morire! Quell'imbecille è un fottuto stronzo, ieri a cena ha detto a tutti che io e te non saremo mai state parte della squadra e che tu avevi accettato di partecipare ad una stupidissima gara. Io gli ho detto che tu non avresti mai fatto una cazzata del genere, e dire che ero riuscita a convincere Camille di fare una prova, sai lei non è una gran fan dello sport, ma per entrare alle università della Ivy League è importante avere dell'attività fisica sul curriculum. E poi...>

<Summer, stai tranquilla.> La riprende Camille appoggiandole una mano sulla spalla

<La stai spaventando. E poi non è che mi hai convinta ad entrare nella squadra di nuoto, mi hai costretta!> Summer è in ginocchia davanti a me ed io non so se ridere o piangere guardo Camille in cerca di qualche aiuto, ma lei si limita scuotere la testa, come se ci fosse abituata. <Camille io non ti ho costretta! Ho solo i miei metodi di persuasione molto efficaci e si da il caso che il tuo abbia un nome molto specifico... Harry!> <Shhhhhhhh! Non urlare cretina!> Camille è così rossa che inizio a preoccuparmi delle sue condizioni fisiche, ma poi le due ragazze scoppiano a ridere contagiandomi.

<Hailey, tu non hai accettato nessuna gara, giusto?> Le sorrido innocentemente.

<Potrei averlo fatto inconsapevolmente.> Sussurro, la vedo spalancare la bocca in una piccola o perfetta.

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