Non avremo mai pace

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Alex POV

Siamo davanti all'accademia, muri grigi e freddi ci circondano. Mi fermo a fissare il portone in legno scuro, ricordo quando sono entrato di corsa tra queste stesse mura, mi ricordo come ho urlato a Hailey il mio amore, del nostro primo ed unico bacio selvaggio. Selvaggio perché pieno di emozioni, passione, sincerità paura e amore.
Mi perdo tra i miei ricordi, l'unica cosa che può tenermi ancora a galla, l'unica cosa che non mi lascia affogare.
Sento qualcuno scuotermi prepotentemente la spalla, una mano grossa, rugosa.
<Sono felice che tu sia arrivato figliolo.> a parlarmi è un uomo di alta statura, ha gli occhi scuri, il sorriso che alleggia tra le sue labbra è freddo e velato di una strana aura minacciosa.
<Mi scusi, non so chi sia.> gli rispondo scrollandomi di dosso la sua mano senza curarmi della sua morsa stretta attorno al mio braccio.
<Io so chi è lei.> Sussurra al mio orecchio. Il volto incorniciato da piccole rughe sembra essersi indurito di colpo, il pallore del viso si è fatto più trasparente e se non fosse per quegli occhi che ardono come l'inferno potrei scambiarlo per una statua. Mi supera di buoni dieci centimetri e sembra usare questo a suo favore. La sua figura si scurisce quando si mette contro sole, i denti bianchi fanno capolino tra le labbra screpolate e la barba accennata.
Brividi sconquassanti mi percorrono la schiena quando noto che quella fila di denti bianchi non è normale. Sono appuntiti, come i piccoli cocci di un vaso di porcellana rotto. L'andatura è irregolare. I denti di un cacciatore di qualcuno che strappa i cuori a mani nude.
<Mi cercherai Alex, come fanno tutti.> il suo non è niente più di un sussurro. Scompare come polvere al vento, senza lasciare nessuna traccia di se stesso, del suo passaggio.
<Sto impazzendo, sto impazzendo senza di te.> parlo al cielo con la speranza che qualcuno mi senta, che lei mi senta, e che mi porti via da qui, con lei.
<Alex! Sta per iniziare la cerimonia.> mi urla Summer dalla fine del corridoio nel suo piccolo tubino nero di pizzo. Indossa un velo nero che le ricade gentilmente sul viso. È attaccato ad una piccola fascia con un cappellino di velluto. Le mani sono coperte da lunghi guanti neri di seta che le raggiungono il gomito.
Le lunghe gambe sono avvolte da leggere calze nere. I tacchi la fanno sembrare più alta e molto più matura di quel che è.
Tutto il completo mi fa storcere il naso. Tutto troppo esagerato, tutto troppo... troppo Summer.
Hailey si sarebbe presentata con una felpa e dei pantaloni eleganti, neri ovviamente. Nonostante tutto era... è sempre bellissima. Nonostante quello che indossasse o quello che facesse.

Grugnisco in risposta a Summer e mi dirigo a passi lenti nella palestra principale. Lei sbuffa infastidita facendo ondeggiare i lunghi capelli neri. Non marrone cioccolato, neri.
Quando arrivo mi si mozza il respiro e mi sembra di sprofondare.
La stanza è piena di sedie già occupate da varie persone che io non conosco, persone che non conoscevano Hailey.
Una rabbia oscura inizia a pervadenti. Mi chiedo perché i genitori dell'unica ragazza che amo abbiano permesso tutto questo, mi chiedo perché io stesso sia qui. Per scoprire la verità? Per sapere se quel bastardo ha sofferto almeno la metà di quanto abbia fatto Hailey.

Stringo rabbiosamente i pugni aggrottando le sopracciglia a dal punto dal sentirle sfiorarti, mi concentro su queste sensazioni, della mia pelle che si contrae in preda alle emozioni. Emozioni che ti risucchiano assorbendo ti senza lasciare nessun ricordo si te.
La famiglia e gli amici stretti sono stati assegnati i posti nelle prime file. Noto con mio dispiacere che si sia presentato anche quel coglione di Cole, no che mi importi a questo punto. Lei era mia e lo sapevamo entrambi, lui ha solo complicato la situazione.
Le ragazze sono riunite tutte insieme, occupano mezza fila e confabulano tra loro con qualche lacrima che fa colare leggermente il trucco perfetto, e non posso fare altro che paragonarle con la bellezza naturale di Hailey.
L'unica a stare in disparte, l'unica a sembrare profondamente tormentata e Camille. Con le braccia attorcigliato intorno al piccolo e fragile petto come ad imitare uno scuro, lo sguardo velato dall'assenza e dai pensieri, le spalle curve sotto il peso di un segreto più grande di lei.
Tra gli indici schiaccio le mie tempie per reprimere queste folli visioni.
Summer raggiunge velocemente il resto del gruppo facendo ondeggiare i piccoli fianchi spigolosi, molti ragazzi dell'Accademia si girano e commentano cose sgradevoli, cose che probabilmente lusingano la piccola puttana visto che L'ondeggiare sembra farsi più evidente. Sento un convulso di disgusto salirmi in gola, ma mi costringo a il mio sguardo gelido, senza apparenti emozioni.

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