Come farò?

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Hailey POV

Il vento passa tra i miei folti capelli neri mentre cerco di non inciampare e cascare rompendomi qualche osso. La gamba destra mi pulsa dolorosamente, cerco di non appoggiarla troppo, ma ovviamente non posso volare quindi mi costringo a stringere i denti e continuare a correre.
Riesco a scorgere la mia scuola, le pareti gialle ed il cancello arrugginito. Spero che qualche bidello mi faccia entrare.

Arrivo velocemente all'entrata, cerco di riprendere fiato mentre suono insistentemente il campanello.
Fortunatamente devo aspettare solo pochi secondi prima che le porte del cancello si aprano.
Mi fiondo dentro il palazzo, guardo l'orologio  e con mio grande sollievo mi rendo conto che ho ancora 5 minuti prima dell'inizio della seconda ora.

Lentamente vado in bagno e mi sciacquo le nocche sbucciate,non sono messa troppo male.
Ho un piccolo livido giallastro sullo zigomo sinistro, quello stronzo tira pugni come un bambino.
Non farebbe male ad un criceto.
Prendo lo zaino e cerco il correttore che non trovo.
Porca miseria!
Sbatto prepotentemente lo zaino sul lavandino e mi dirigo verso l'aula di fisica, odio fisica.
La professoressa è una povera fallita che riversa su di noi la sua collera. Ci siamo odiate a prima vista, non facciamo altro che battibeccare pesantemente finché quell'arpia non mi manda dal preside.
Quando sono davanti all'aula sono un minuto alle nove. Prendo dei respiri profondi stringendo le bretelle dello zaino.
Mi sembra di essere stata ricatapultata al primo giorno di scuola, l'ansia che provo è la stessa.
L'unica piccola differenza è che per i miei compagni di classe sono morta.
Mi calmo e allo scattare della campanella bussò alla porta.
Il lunedì alle prime due ore abbiamo fisica quindi non dovrebbe esserci uno scambio di classi.

Sento un debole <Avanti> da dietro la porta.
Chiudo gli occhi un ultima volta e mi faccio coraggio.
Lo scricchiolare della porta attira l'attenzione dei miei compagni che appena mi vedono sbiancano e si mettono a bisbigliare tra loro.
Di conseguenza la mia schiena si irrigidisce, vago con lo sguardo tra i miei compagni finché non noto Luke che mi sorride timidamente. Non riesco a ricambiare, mi sento così in colpa, coloro che cercano di aiutarmi ad uscire dalla fossa che mi sono scavata io stessa in cambio ricevono solo sguardi freddi e dei vaffanculo generosi.
Abbasso un po' il capo e mi dirigo verso un banco Vuoto in fondo alla classe.
Non saluto nessuno e nessuno mi saluta, continuano tutti a bisbigliare come se io non fossi in grado di vederli o di sentirli.

<Signorina Mercuri, ma quale piacere>
La guardo ma non le rispondo, il tono che ha usato mi fa ribollire il sangue nelle vene. Sembra voglia deridermi.
<Com'è andata la sua vacanza?>
Mi prudono le mani da quanto è la voglia di picchiarla. Luke si irrigidisce e posa lo sguardo su di me, lo sa anche lui che non mi farei troppi problemi ad alzarmi e schiaffeggiarla.
<Una meraviglia> rispondo apatica.
<Mi fa piacere, e dimmi, come crede di andare avanti nella vita se continua ad avere questo comportamento?> il suo tono strafottente e abbastanza per farmi alzare e andarle in contro.
Sono un palmo dal suo naso e anche se non sono una cima riesco ad incutere paura.

Le faccio vedere tutto il dolore, la sofferenza, le faccio vedere quanto pochi avvenimenti possano cambiare una persona nel profondo.
Le faccio vedere che con me non si scherza.

<Sa cosa? Ha ragione, potrei finire come lei>
Non aspetto una risposta, prendo il mio zaino e me ne vado sbattendo la porta.
Non mi interessa quello che penseranno di me, io mi sono solo fatta rispettare.
Gli adulti pensano che il rispetto sia una cosa a loro dovuta solo perché sono più grandi, più saggi. Almeno questo è quello che credono loro, la verità è che il rispetto va guadagnato, con fatica e sudore.
Ormai l'ho imparato da tempo... nessuno regala niente a nessuno, c'è sempre un prezzo da scontare.

Incazzata come non mai vado alle macchinette della scuola. Come sempre sono quasi completamente vuote, inserisco un euro e digito il numero 44.
Il pacchetto di noccioline si avvicina a me ma all'ultimo si incastra tra il vetro e gli altri cibi.
Te pareva? Porca merda.
Devo dire che sto diventando sempre più fine.
Rido di me stessa mentre do una spallata alla macchina succhia soldi.
Niente da fare, non ne voleva sapere.
Do un altro colpo più forte creando un suono sordo e potente.
Mi guardo in giro per vedere se qualcuno ha visto o sentito qualcosa. Per mia sfortuna da una classe vicino esce un professore alquanto incazzato.

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