Pronto

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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.


-AFTER ALL -
CAPITOLO 5 - PRONTO

La luce dell'alba si intrufolò indiscreta, e Sua Maestà si destò con la terribile sensazione di non aver quasi chiuso occhio. Era stata una notte complicata, vestita di dubbi e pensieri. Probabilmente ne avrebbe risentito per tutto il resto della giornata ma avrebbe dovuto far di tutto per non darlo a vedere, nonostante le profonde occhiaie. Si portò un braccio sopra la fronte e guardò con la coda dell'occhio l'orologio sul comodino. Segnava le sette e dodici minuti.
Si mise a sedere e stropicciò gli occhi con i pugni. L'aria frizzante che penetrava dalla finestra gli solleticò la nuca. Scoprì di essere curioso ed estremamente agitato per la giornata che stava per avere inizio. Non stava nella pelle di mettersi alla prova e di mettere alla prova quell'idiota che probabilmente stava ancora ronfando nel salotto.
D'un tratto corrugò la fronte: e se fosse stato solo un sogno? E se non ci fosse stato alcun Kakaroth là sul divano? Con un balzo leggiadro si alzò e raccattò una canottiera bordeaux dalla cassettiera in olmo. Morso dalla curiosità si avvicinò alla porta con un orecchio, ascoltando con attenzione i suoni provenienti dall'altra stanza.
Niente, solo il rumore del traffico mattutino in lontananza. E se davvero si fosse immaginato tutto? Se la giornata precedente fosse stata solo un sogno creato dalla sua sadica immaginazione per portarlo all'esasperazione?
Vegeta abbassò la maniglia con estrema calma, sobbalzando al clack della porta. Sul divano color blu notte non vi era nessuno, ma la prova inconfutabile che non si fosse trattato affatto di un'elaborazione immaginaria si trovava lì, di spalle, sull'uscio della finestra. Kakaroth se ne stava appoggiato con gli avambracci alla ringhiera di vetro trasparente, impegnato nella contemplazione di città appena sveglia.
Alcune macchine fluttuavano su ponti trasparenti, alcune sulle strade in mezzo ai palazzi. Il vociare della gente era lontano e non distinguibile a orecchio umano, uomini e donne eleganti grandi come puntini camminavano veloci da una parte all'altra con la fretta di recarsi al lavoro. La città aveva smesso di dormire presto e profumava di caffè e brioche calde, dipinta da un sole rosso fuoco e rinfrescata da quell'aria frizzante di primavera.
Goku inspirò a occhi chiusi quel profumo, un lento risveglio dal tocco delicato. Vegeta lo osservò a lungo, domandandosi cosa ci facesse un gran dormiglione come lui già in piedi prima della sveglia. E, a dirla tutta, si sentiva sollevato del fatto che non fosse un sogno. Quasi soddisfatto, euforico. Quell'imbecille era tornato per davvero e ben presto si sarebbero sfidati, avrebbero combattuto di nuovo. Come ai vecchi tempi. 

«Già in piedi anche tu, Vegeta?» gli domandò senza nemmeno voltarsi, come se avesse percepito la sua aura nonostante la stesse tenendo al minimo di proposito.
«Sono troppo curioso di vederti combattere per riuscire a dormire, Kakaroth» ammise Vegeta, poggiandosi con gli avambracci proprio vicino a lui. L'orizzonte era opaco, vestito di nuvole velate.
«Già. Mettiamo qualcosa sotto ai denti e andiamo?» propose Goku, poi gli sorrise.
«Possibile che pensi sempre a mangiare?»
Vegeta lo degnò a malapena di uno sguardo furtivo. Aveva il volto tagliato da un sorriso così ingenuo, tanto semplice da dargli persino sui nervi. E quella risata bambinesca, poi!
Sbuffò, ma si arrese facilmente. In fin dei conti la colazione è il pasto più importante della giornata.
Senza fare troppi complimenti Goku si gettò sulla credenza, depredandola di qualsiasi dolciume conservato o bevande al gusto di frutta. Senza mangiare non sarebbe andato da nessuna parte e, soprattutto, non sarebbe certo riuscito a dare il meglio di sé nella lotta.
Se c'era una cosa che Vegeta aveva imparato ad apprezzare dopo moltissimi anni sulla Terra questa era il caffè. Il caffè amaro e bollente, dal gusto deciso e con tanta caffeina da dargli una carica naturale e deliziosa. La prima volta che la madre di Bulma gli aveva offerto una tazza di quella bevanda, Vegeta l'aveva sputata tutta di getto, accusando lei e tutta la famiglia di volerlo avvelenare. Con il tempo, però, aveva imparato a gustarlo di prima mattina, scoprendo il piacere di un eccitante naturale che lo aiutava a ingranare più velocemente negli allenamenti.
Non aveva mai provato nulla del genere nello spazio: nessun pianeta aveva la fortuna di possedere una coltivazione così preziosa. Certo, i Saiyan assumevano sostanze create in laboratorio per aumentare il vigore in battaglia, ma lui non aveva mai voluto prendere quella robaccia da rammolliti - che poi sarebbe stato come barare. Ma il caffè no, a quello non avrebbe mai più potuto rinunciarvici.

After All || ᴠᴇɢᴇᴛᴀ x ɢᴏᴋᴜ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora