Colpa del whiskey

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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.

-AFTER ALL -
CAPITOLO 20 - COLPA DEL WHISKEY



Ubriaco. Sua Maestà era tornato a casa ubriaco. Molesto, per giunta. Di questo Goku non riusciva proprio a capacitarsene, neppure dopo quella mezz'ora di orologio trascorsa a tenerlo lì, con la testa appoggiata al petto e le braccia cadute mollemente sul pavimento; Goku proprio non riusciva capire se quello fosse solo frutto della propria immaginazione oppure stesse accadendo per davvero.
Vegeta era così inerme, quasi... indifeso. Con il respiro affannoso e il viso disteso, rilassato, non increspato nella solita espressione corrucciata. Dormiva, sognava forse. Goku lo guardò a lungo, confuso, ogni tanto divertito. Cielo, non vedeva proprio l'ora di raccontarglielo! Chissà come si sarebbe imbarazzato, forse gli avrebbe addirittura messo le mani al collo e negato l'evidenza. Eppure lì, appoggiato al suo petto, sembrava l'essere umano più docile del mondo, quasi come un bambino.
Con le mani appoggiate alla sua schiena, Goku sorrise a lungo per quella situazione bizzarra. Avrebbe tanto voluto avere a portata di mano una macchina fotografica per immortalare quel momento, ma convenne che avrebbe dovuto fissarlo nella sua mente e non perderlo mai. Certo, a pensarci bene non sarebbe stato il caso di tenere Vegeta lì tutta la notte con le ginocchia sul pavimento, quindi decise di fare la cosa più saggia che gli venne in mente: metterlo a letto.
Senza fatica lo prese tra le braccia e lo sollevò, appoggiandolo poi tra le lenzuola verdi. Sua Maestà grugnì e borbottò qualcosa nel sonno, ma non si destò.
«Questa non me la perdonerai mai...» sussurrò Goku, inginocchiandosi per guardarlo meglio. Non aveva mai visto in Vegeta un'espressione tanto angelica. Gli tolse le scarpe e le gettò distrattamente ai piedi del letto, poi prese la coperta e lo avvolse senza fare rumore.
Quando fece per andarsene a dormire sul divano, però, qualcosa lo bloccò: e se Vegeta fosse stato male? E se avesse avuto bisogno di aiuto? Un pensiero strano gli percorse la mente, un calore improvviso gli invase il petto.



La luce intensa del sole delle dieci penetrò dalle grandi vetrate, rendendo impossibile continuare quel sonno ristoratore. Il Principe dei Saiyan, girato su un fianco, aprì a fatica le palpebre sigillate.
Nausea, dolore alle tempie, secchezza delle fauci. Sì, non c'erano dubbi: si era ubriacato. Oramai conosceva quella sensazione, ma quando succedeva era solito svegliarsi in una landa desolata coperto da un cielo azzurro e adagiato sull'erba dell'Isola di Smeraldo. Invece quel giorno era lì, comodamente sdraiato nel letto di casa sua.
Si sforzò di ricordare e ci riuscì. Qualche ricordo poco nitido riaffiorò dai meandri oscuri dell'inconscio e dai neuroni bruciati dal whiskey: aveva volato intorno al mondo per ritornare lì, aveva tentato di colpire Kaarot. Ricordò di esserci riuscito, ma non ricordò se gli avesse fatto male. Sorrise, sperò di sì, ma poi divenne di nuovo serio: cos'era successo dopo? Si sforzò di cavarne fuori un ragno dal buco, ma niente. Vuoto totale.
Con la testa che gli scoppiava e l'improvvisa voglia di vomitare si girò supino con gli occhi coperti dall'avambraccio, ma un rumore lo colse di sorpresa, un respiro continuo e incessante. Si voltò di scatto e ciò che vide lo lasciò senza fiato.
Kaarot. Kaarot era sdraiato rannicchiato in un angolo del suo letto, assopito.
«Ma che ca-» sussurrò il Principe, con gli occhi sgranati e il cuore che sembrava volergli bucare il petto. Perché l'imbecille si trovava lì? Perché stava dormendo nel suo letto?

Cercò di nuovo tra i suoi ricordi ma l'ultima cosa di cui aveva memoria era di averlo colpito. Niente di più, niente di meno.
Tante, troppe domande ma, al contrario di quello che chiunque avrebbe potuto pensare di una simile situazione, il Principe dei Saiyan non si sentì arrabbiato. Non ebbe l'istinto di tirare un calcio al suo rivale per svegliarlo, nemmeno di urlare, di insultarlo. Stette semplicemente lì a osservarlo senza fiatare fino a quando, a causa di un rumore proveniente dal piano di sotto, Goku aprì gli occhi. Li incatenò a quelli nerissimi del Principe e trasalirono entrambi.
Goku scattò a sedere come se fosse stato morso da una tarantola. «Vegeta! Ehm... io...» balbettò. Cadde dal letto all'indietro e poi si riportò in piedi in modo goffo.
Sua Maestà si mise a sedere lento, pericolosamente. No, non avrebbe potuto mostrarsi clemente, avrebbe dovuto mettere per forza la maschera da duro e attaccare, nonostante non avesse la benché minima voglia di farlo.
«Cosa diamine ci facevi qui?» grugnì minaccioso. Si alzò e si sporse per mettere Goku con le spalle al muro.
«Ecco... tu... io...»
«Smettila di farfugliare, razza di imbecille!»
«Eri ubriaco! Ti sei addormentato sul pavimento dopo aver cercato di colpirmi e allora ti ho... ti ho portato a letto!» ammise Goku, giustificandosi, sussurrando pianissimo l'ultima frase. Si aspettò di essere attaccato - non verbalmente - da un momento all'altro.
«Tu hai fatto cosa?!» domandò invece Vegeta, sottecchi, mostrando i denti in un ringhio pericoloso.
«Non potevo lasciarti per terra! E poi beh, mi sono addormentato qui perché... perché avevo paura che stessi male» disse tutto d'un fiato Goku. Si portò una mano dietro alla nuca e ridacchiò nervoso.
«... che io stessi male?» sottolineò Vegeta, poi si portò a pochissimi centimetri dal naso dal rivale, le quali gote si tinsero di un rosso scarlatto.
Già, Goku aveva avuto paura che potesse star male, dare di stomaco come di solito fanno gli ubriachi. Aveva avuto l'istinto di accudirlo, di vegliare su di lui. Non seppe come, né perché, ma aveva sentito che sarebbe stata la cosa più giusta da fare.
«Ehm, sì» ammise Goku.
Anni prima Vegeta gli avrebbe sfondato la faccia con un pugno, ma in quel momento non ci riuscì. Non riuscì a pensare a nient'altro che lui, quell'imbecille patentato, mentre con pazienza lo metteva a letto e lo sorvegliava mentre era in stato di incoscienza. Non riuscì ad arrabbiarsi per questo, come avrebbe potuto? Aveva fatto una cosa... gentile.
Vegeta trasalì. Si sentì uno smidollato. Kaarot gentile. Certo che lo era! Lo era sempre stato, ed era qualcosa che in passato aveva detestato con tutte le sue forze. E allora come mai in quel momento non riusciva più a odiarlo tanto per tutto ciò? Odiava se stesso, quello sì. Da morire, per giunta! Non era mai stato bravo a esprimere gratitudine, sebbene la provasse. Ma con lui proprio non avrebbe dovuto farlo, non avrebbe dovuto svelare che quel gesto fosse stato in realtà apprezzato.
«Ma dico, cosa credi che sia? Una mammoletta?!» ringhiò Vegeta, con tono spocchioso.
«Beh... inseguirmi per tutta la casa inciampando e ribaltando qualsiasi cosa non mi è parso un comportamento tanto da duro! E, tra parentesi, non sei nemmeno riuscito a prendermi» lo rimbeccò Goku, divertito, con la lingua tra i denti.
Qualcosa di molto buffo accadde al volto di Vegeta. La quiete prima della tempesta.
«COME OSI?!»
Sua Maestà caricò un pugno che però andò a vuoto, poi l'imbecille si divincolò e sgattaiolò fuori dalla stanza.
«Che c'è? Vuoi ritentare?!» lo stuzzicò Kaarot, mettendosi a correre in giro per l'appartamento.
«SCAPPA FIN CHE PUOI, CHE SE TI PRENDO TI STACCO LA TESTA DAL COLLO!» lo minacciò a gran voce Vegeta, dando di nuovo il via a quell'acchiapparella violenta. Era una vera fortuna che il fisico dei Saiyan si riprendesse molto, molto più in fretta da quello che i terrestri chiamavano "hangover".
E lo prese, eccome se lo prese! Ma proprio in quell'istante Goku, con un gesto della mano, si teletrasportò in men che non si dica sul pianeta dei Kaiohshin, dove la semplice acchiapparella si trasformò in una lotta vera e propria.
Lottarono, lottarono a lungo sereni, divertendosi proprio come quando avevano iniziato. Senza pensieri negativi, solo per il puro piacere di combattere, di darsele di santa ragione come erano abituati a fare. Due leoni, due predatori. Si allenarono fino allo sfinimento, fino a quando entrambi caddero per terra.
Goku rise, rise forte e di gusto e Vegeta... beh, Vegeta non riuscì a trattenere un sorriso compiaciuto, stando però ben attento a non farsi vedere. Perché il Principe dei Saiyan, dopo tanto tempo, si sentì felice.

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