La Terra è in pericolo

114 9 5
                                    

Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.



-AFTER ALL -
CAPITOLO 70 - LA TERRA È IN PERICOLO


(Titolo rassicurante, mh?)


Vegeta strinse le labbra in segno di disapprovazione. Kaarot, a diversi metri di distanza da lui, era sopraggiunto in quel luogo di punto in bianco, da solo con Kibitoshin. Niente alleati, niente di niente.
Si guardarono dalla distanza per diversi secondi, e il principe percepì ogni cellula del suo corpo accartocciarsi su se stessa per la rabbia. Cielo, com'era in grado di fargli perdere le staffe quell'idiota, nessuno mai! Con che coraggio lo stava fissando con quell'espressione angosciata? Che si fosse reso conto che l'idea di assoldare alleati per compiere quella missione fosse una vera perdita di tempo? O semplicemente era lì per ricordargli che gli aveva appena piantato una scenata di gelosia nei confronti della sua defunta moglie? Hah. Idiota.
Vegeta ringhiò nella sua direzione, poi riprese a combattere i nemici in perfetta solitudine. Con un calcio in torsione fece atterrare un avversario sopra un altro, poi si diresse verso un namecciano sufficientemente grosso per soffocarlo di pugni.
Goku, dal canto suo, si ritenne persino fortunato che il principe non avesse deciso di spostare il focus della battaglia contro di lui. Si sentì stupido, con Vegeta nelle vicinanze. Si sentì un vero imbecille per quello che aveva fatto ma ben sapeva che quello non era il momento per tentare di rimediare. Si diede da fare come meglio poté, respingendo orde su orde di namecciani impazziti. In quel piazzale bianco e argentato si era riversata così tanta folla da rendere difficile qualsiasi spostamento via terra. La situazione era soffocante, al limite della claustrofobia. Più nemici i due saiyan sconfiggevano e più altri ne apparivano.
E, se la pazienza di Vegeta era andata a farsi friggere già da un bel pezzo, quella di Goku non tardò a raggiungerla. Le circostanze erano frustranti, seppur combattendo in due. Due contro un migliaio, come minimo.
I due saiyan si lanciarono di tanto in tanto occhiate distratte, nei momenti di pausa tra un'ondata di attacchi e l'altra. Provarono anche a crearsi dei diversivi a vicenda (sempre mantenendosi a debita distanza l'uno dall'altro) in modo da provare a raggiungere l'ingresso del parlamento, ma niente ebbe effetto. Se solo ci fosse stata la possibilità di teletrasportarsi all'interno sarebbe stato un gioco da ragazzi ma, evidentemente, qualcuno aveva ben pensato di schermare l'edificio.
Vani furono i tentativi di liberarsi di tutta quella gente, nulla sembrava funzionare, tant'è che Vegeta pensò per qualche attimo di trovarsi costretto a operare proprio come il suo stupido rivale aveva azzardato con il pianeta precedente. Dovette respirare a fondo per non cedere al tentativo di far saltare in aria tutto e tutti. Provò persino a lanciare una grande sfera solo contro il palazzo, ma i nemici erano talmente tanti che una sfera delle dimensioni così "ridotte" non sarebbe bastata. I namecciani la scagliarono nell'orbita come niente. La tentazionedi crearne una gigante per distruggere tutto era tanta, ma sapeva che non era esattamente la mossa più giusta da fare. Probabilmente quel cretino di Kaarot gliel'avrebbe persino impedito.



Provarono e riprovarono, sperimentarono diverse tattiche ma si rivelarono tutti buchi nell'acqua. Si sforzarono a lungo fino a quando, esasperato, Kibitoshin si decise a mettere la parola fine a quella diatriba al limite del ridicolo. Li prese entrambi per le braccia prima uno e poi l'altro, riportandoli al punto di partenza, in quel sottobosco umido e fresco nel quale si erano separati.
«Ma cosa diav-» imprecò Vegeta ad alta voce sovrapponendosi alle ulteriori proteste di Goku, ma entrambi vennero interrotti.
«ORA BASTA!» urlò Kibitoshin, completamente esacerbato.
I due saiyan sgranarono gli occhi, esterrefatti. Mai nella loro esistenza avevano assistito a cotanta furia nel tono di voce di quel Kaiohshin, nemmeno ai tempi di Majin Bu.
«Basta così. Adesso voi due la smettete di fare i bambini dell'asilo e utilizzate questa stramaledettissima fusione! È un ordine!» continuò Kibitoshin sull'orlo di una crisi di nervi. Quei testoni! Se solo si fossero decisi a dar vita a Gogeta molto probabilmente quella lotta senza fine si sarebbe conclusa in pochi secondi, proprio come sugli altri pianeti. Il potere di quell'ibrido avrebbe senza dubbio schiacciato quello di tutti gli altri, per quanti essi fossero.
«Io non ricevo ordini proprio da ness-» si apprestò a puntualizzare il principe dei saiyan, interrotto però nuovamente dalla divinità.
«Oh, adesso smettila, Vegeta! Avrai tempo di ricostruire il tuo orgoglio e alimentare il tuo ego quando tutta questa faccenda sarà finita. E tu, Goku» si voltò Kibitoshin, «piantala di fare quella faccia da cane bastonato. Per tutti i Kaioh! In questi quarantacinque giorni ho visto litigare più voi due che una vecchia coppia di sposi. Finitela con queste tiritere e fate la fusione!»
Goku mise il broncio - proprio come un bambino ripreso dalla maestra - mentre Vegeta si apprestò nuovamente a ringhiare come uno scimmione inferocito. Entrambi, soffiando dalla rabbia con il naso, si voltarono l'uno dalla parte opposta dell'altro incrociando le braccia al petto.
«OBBEDITE!» sentenziò imperativo il Kaiohshin, facendoli sobbalzare di rimando.
Si guardarono di nuovo in cagnesco, di soppiatto e con esitazione. Purtroppo, lo sapevano entrambi, Kibitoshin aveva perfettamente ragione. La buona riuscita di quella missione dipendeva solo e unicamente da loro, e non vi era altra soluzione se non quella di collaborare.
Fu Goku a compiere il primo passo, lentamente, quasi timoroso; Vegeta lo seguì macchinosamente, ma non smise neanche per un istante di trafiggerlo con gli occhi. Odiava obbedire agli ordini impartiti da qualcun altro, ma nel corso degli anni aveva acquisito la capacità di trattenere la rabbia e la furia che, per tutte le stelle, prima o poi sarebbero saltate fuori in occasioni più consone.
E così, dopo interminabili secondi di tentennamenti, i due saiyan di quarto livello diedero finalmente inizio a quella danza Metamor che avrebbero dovuto utilizzare già da diverso tempo.
Un tuono in lontananza, una scarica di energia caldissima e accecante si irradiò verso l'alto come un geyser, e all'interno di essa, dopo tutta l'attesa, riapparve quello scultoreo guerriero dai capelli rossi e gli occhi azzurri come il cielo d'estate.
Gogeta, illuminandosi di luce dorata, fece un passo in avanti. Inutile, Kibitoshin non si sarebbe mai abituato: era un vero e proprio spettacolo della natura. Così fiero, elegante, maestoso, implacabile. Incuteva timore e sicurezza allo stesso tempo. E, soprattutto, infondeva lui speranza. Speranza che la situazione sarebbe finalmente cambiata, speranza che la pace tornasse ad albergare nella loro galassia. E chi, più di Gogeta, avrebbe saputo portare l'equilibrio nell'universo? Chi più di quell'essere nato da due individui imperfetti - presi nelle singolarità - ma che uniti rasentavano il concetto di perfezione?
«Sono pronto» annunciò l'ibrido, con il volto contratto dall'adrenalina.

After All || ᴠᴇɢᴇᴛᴀ x ɢᴏᴋᴜ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora