Arrivano

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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.


-AFTER ALL -

CAPITOLO 47 - ARRIVANO



It is the end of all hope
To lose the child, the faith

To end all the innocence
To be someone like me
No will to wake for this morn
To see another black rose born
Deathbed is slowly covered with snow

End of all hope

- Atto III -

Tutto sembrava essersi bloccato: il vento, le onde, le case, le macchine, il respiro delle nuvole, il vociare della gente.
Tutto si era immobilizzato nell'istante in cui Gohan aveva scomodato una verità che avrebbe dovuto rimanere ben nascosta sotto al tappeto, insieme alla polvere. Nessun rumore, nessun suono, nessun movimento.
Il ghiaccio sopra quelle montagne rifletteva la luce del sole di mezzogiorno sui volti dei presenti, ma un'ombra grigia era calata su di loro, un'ombra di distruzione e tenebra asfissiante.
"Torna nella Dimora dei Draghi e lascia in pace questo pianeta" aveva detto Gohan. O meglio: l'aveva urlato talmente forte da far sciogliere la neve. Lì, in quel momento, persino i loro cuori avevano smesso per un attimo di danzare.
Ma poi, come se un'esplosione subatomica avesse distrutto tutte le molecole in aria, tutto aveva iniziato a muoversi di nuovo. E quell'esplosione prendeva il nome del Principe dei Saiyan.
Si mosse così in fretta da non dare nemmeno il tempo a Gohan di potersi parare, di potersi difendere. Lo colpì così forte in pieno volto da aprirgli in due la pelle sopra lo zigomo, costringendolo a sputare un premolare sopra la neve di quel ghiacciaio, rendendola rossa come un campo di fragole mature. Il vetro degli occhiali, ridotti in frantumi, gli si conficcò in un sopracciglio e di colpo, come se si fosse appena svegliato da un attacco di sonnambulismo isterico, Gohan trasalì; le sue pupille si dilatarono, il respiro divenne affannoso, i suoi occhi tornarono gli stessi di un tempo e il colore dei capelli si tinse di un grigio brizzolato. Si massaggiò la guancia ansimando, ma il suo sguardo non era più divorato dal rancore e dalla rabbia. La paura si era fatta breccia strappando via ogni lembo di quella pazzia che l'aveva assoggettato durante quei giorni. Perché in quell'istante Gohan comprese cosa avesse combinato.
«MA TI RENDI CONTO DI COSA HAI FATTO?!» gli urlò in faccia Vegeta, scuotendolo per le spalle, provocandogli un tremore incontrollato.
Non poteva averlo detto per davvero, non poteva averli sul serio messi in quella condizione.
«Ve... Vegeta...» balbettò Gohan, guardando quell'uomo valoroso negli occhi neri che, per un attimo, gli ricordarono quelli di quel Principe spietato che era atterrato sulla Terra decenni decenni prima. Ma era chiaro che si sbagliava, che egli fosse completamente diverso, perché altrimenti non si sarebbe affatto scomodato a rinfacciargli il peccato che aveva appena commesso. L'avrebbe ucciso, semplicemente, se si fosse trattato dello stesso Vegeta di allora.
«Tu ci hai messi tutti in pericolo! Hai messo in pericolo tua moglie, tuo nipote... tuo fratello!» continuò ad alta voce Vegeta, poi gli lasciò andare le spalle e lo spinse poco più lontano. «Ci hai pensato? EH?!»
No, era evidente che non ci avesse pensato. Era più che palese che Gohan avesse totalmente perso ogni facoltà mentale in quel momento, che avesse oltremodo smarrito il controllo di sé.
Guardò Videl, la sua Videl: tremava. I suoi occhi blu si erano velati e, sorretta solo da suo fratello Goten, era certo che stesse per svenire. Bra e Goku Jr, aggrappati l'un l'altro, avevano smesso invece di lacrimare ma, se il piccolo non aveva compreso la portata della situazione, Bra sì.
«Io... io... c-cosa ho fatto?! Vegeta... cielo... perd-perdonami» farneticò Gohan, irrigidendosi come un tronco, per poi far volare lo sguardo sull'uomo con la schiena aderente al ghiacciaio. Suo padre. Suo padre lo stava fissando senza muoversi, senza respirare. «P-papà...»
Goku regredì allo stadio naturale e iniziò a fissare il vuoto.
Papà. Aveva detto papà. Dopo più di dieci giorni, finalmente, Gohan gli aveva concesso il lusso di chiamarlo "padre", e non più solo con il suo nome. Gli aveva concesso il lusso di essere perdonato, di essere assolto da quella che, in qualche modo, era la sua colpa. Ma a che prezzo? Cosa era dovuto accadere perché ciò succedesse? Goku si perse con gli occhi nel vento, nella neve. Sentì un brivido percorrergli tutta la spina dorsale, un brivido che oramai da tanto tempo non provava. Il presagio della morte.
«È... è la fine» sussurrò Goku, con lo sguardo fisso in un punto indefinito davanti a sé e la bocca semichiusa in una smorfia di terrore.
Tutti si voltarono verso di lui, con occhi spaventati all'inverosimile. Tutto era tornato a essere silenzioso, immobile, ovattato, fino a quando Vegeta, con il cuore in gola ma cercando di mantenere schiettezza, si decise a spezzare quell'incantesimo alienante.
«Kaarot, per l'amor del cielo, non è il momento di farsi prendere dal pa-» ma non fece in tempo a concludere quella frase, non fece in tempo a terminare il discorso motivazionale.
Il suo rivale, di scatto, alzò la testa per imprigionarlo nello sguardo più imperscrutabile in repertorio.
Goku alzò la testa e, più freddo che mai, parlò.
«Arrivano».

After All || ᴠᴇɢᴇᴛᴀ x ɢᴏᴋᴜ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora