La Dimora dei Draghi

140 14 7
                                    

Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.

Take me back to the night we met
When you had not touched me yet
And then I can tell myself
What the hell I'm supposed to do
And then I can tell myself
Not to ride along with you
(The night we met)

-AFTER ALL -
CAPITOLO 16 - LA DIMORA DEI DRAGHI


Con una verità atroce a fior di labbra, Goku chiuse gli occhi. Avrebbe dovuto dirglielo, avrebbe dovuto rivelar lui tutto senza nemmeno prendere fiato, sbattergli in faccia tutta la storia senza omettere alcun dettaglio così d'impulso, proprio come quando si toglie un dente.
E invece ricacciò la verità indietro per masticarla, triturarla e ridurla in piccoli, piccolissimi pezzi e farla affiorare piano piano.
«Vieni con me» mormorò Goku, così piano da risultare quasi impercettibile. Tese poi una mano al Principe dei Saiyan il quale, confuso, lo guardò portarsi due dita sulla fronte pronto a teletrasportarsi chissà dove, chissà perché.
Restio, diffidente, Vegeta allungò le proprie dita. In quel momento capì che anche quella notte aveva ben finito di dormire.
Non appena Goku percepì il tocco prepotente del Principe, chiuse gli occhi e vagò per luoghi lontani, sufficientemente distanti da poter stare, sostare, parlare. Cercò le fievoli Aure di persone conosciute in tempi remoti, nei suoi viaggi alla ricerca delle Sfere del Drago. Si ricordò di una persona, non ricordava nemmeno il suo nome, ma ricordava un piccolo scorcio verde sull'oceano poco distante dalla sua dimora.
In meno di un secondo si ritrovarono lì, accanto al letto di quell'anziana signora che un tempo era solamente una bambina e Goku, in quell'istante, si ricordò di non essere realmente un ragazzo di ventotto anni. La guardò con le labbra increspate ma lei non si accorse di nulla, si rigirò solo nel letto russando nel momento in cui i due intrusi aprirono la finestra e sgattaiolarono fuori. Corsero, corsero veloci per poi ritrovarsi su quelle maestose scogliere tanto alte da togliere il fiato. Il buio della notte si stava pian piano schiarendo, dando vita a uno dei fenomeni più affascinanti e meravigliosi dell'intero pianeta: il crepuscolo.
L'aria fresca e frizzante proveniente dall'oceano sferzava sul viso dei due Saiyan, scompigliando loro i capelli e arrossando le guance chiare. Goku camminò lentamente verso il precipizio e, senza esitazione, si sedette sul bordo con le gambe a penzoloni. Il Principe, dopo averlo imitato, si mise a fissarlo curioso in attesa di una spiegazione che tardò ad arrivare.
Finalmente, dopo qualche lungo respiro, Goku parlò con lo sguardo rivolto all'orizzonte.
«Sono stato in un posto lontano dal tempo e dallo spazio, una dimensione infinita e rigogliosa. Mi ci ha portato il drago Shenron, mi sono adagiato sul suo dorso e, dopo una lunga dormita in stato comatoso, mi sono ritrovato lì, sdraiato sull'erba di un colore verde ottanio, a fissare il cielo giallo sopra di me. Molte persone mi stavano aspettando, uomini e donne dai diversi aspetti e personalità. Anche Shenron era lì, ma non aveva più l'aspetto di un drago: aveva sembianze umanoidi nonostante i baffi lunghi e ondeggianti, gli occhi rossi e il colorito verdastro della pelle rugosa. Mi hanno spiegato tante cose, mi hanno spiegato cosa ci facessi lì e cosa ci facessero loro, lì.
Quel luogo non era propriamente un pianeta ma non era nemmeno l'Aldilà. Era un luogo ove vi si allenavano tutti i migliori combattenti di tutto cosmo, di tutte le epoche di tutte le dimensioni. Loro lo chiamano "la Dimora dei Draghi", questo perché coloro che presidenziano quella dimensione sono sette draghi, dei quali uno è il Drago Superiore: Onyma. La Dimora dei Draghi è un luogo di allenamento, di battaglia, un posto nel quale ho potuto allenarmi con combattenti realmente invincibili, con persone così forti da farmi persino paura. Ho passato quindici anni lì, quindici anni nei quali l'unica mia occupazione era lottare, lottare, lottare. Non avevo altro a cui pensare, solo quello. E io stavo bene, era come se avessi la mente completamente vuota, libera e senza alcuna preoccupazione. Mi sono dimenticato di tutto, di tutti. Dopo quindici anni sono migliorato tanto, tantissimo, ma non abbastanza. Il consiglio dei sette draghi ha decretato che io potrei essere uno dei combattenti più forti lì, che ho capacità straordinarie, che mi avevano chiamato lì proprio per questo e avrei potuto essere realmente invincibile, il guerriero più invincibile e più forte di tutti, se non fosse...»
Goku si interruppe e sospirò. Vegeta lo stava ascoltando curioso ma, nonostante le sue grandi doti di perspicacia, non aveva la benché minima idea di dove stesse andando a parare. Come avrebbe potuto saperlo, del resto?
«Se non fosse, cosa?» lo incitò Sua Maestà, curioso. Oramai ci aveva fatto il callo, in quei giorni, a dover aspettare che il suo rivale si desse una svegliata.
«Se non fosse per un limite fisico. Un limite che mi sono accorto che lì, in quella dimensione, è invalidante e terribilmente scomodo» ammise Goku, stringendo più forte la coda intorno alla vita.
«Ma di che cosa stai parlando? Kaarot, sarai anche scemo, ma non mi pare che tu abbia dei limiti fisici» asserì Vegeta, ancor più confuso di prima. Un piccolo sorriso si fece largo sulle labbra del rivale, per poi morire subito dopo.
«Ecco, vedi... forse non sono stato chiaro. I combattenti nella Dimora dei Draghi sono i combattenti più forti di tutte le epoche e dimensioni. Intendo dire che, coloro che si trovano lì... in realtà sono delle loro "proiezioni". Non esattamente delle anime, ma proiezioni delle anime stesse» spiegò Goku.
Il volto di Vegeta cambiò espressione. Si girò di scatto e, con un piccolo scatto della mandibola, fece intendere che stesse iniziando a capire. La spiegazione di Goku era stata più che chiara, impeccabile, matura, differente da qualsiasi discorso fatto in precedenza.
«Sono... morti» soffiò Sua Maestà, con un terribile presentimento.
«Sì, sono delle proiezioni fisiche delle anime di grandi guerrieri morti in battaglia che sono finite sia nel Regno dei Cieli che nel Regno degli Inferi. Guerrieri forti, prestanti, invincibili, non sempre buoni, ma eterni. È come se fossero spiriti immortali. E io...» Goku si interruppe e si morse il labbro prima di continuare. «Io sono stato portato lì dal drago Shenron perché sono stato chiamato per la mia forza, per il mio coraggio, perché me lo meritavo. Ma io sono vivo, ho bisogno di mangiare, di bere, di dormire. Non potevo combattere al pieno delle mie forze perché avrei potuto morire e, in una dimensione nel nulla – proprio come la stanza dello Spirito e del Tempo - il mio corpo sarebbe scomparso e la mia anima dissolta. Ed ecco, ecco il mio limite fisico: io sono vivo».

After All || ᴠᴇɢᴇᴛᴀ x ɢᴏᴋᴜ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora