Kakaroth

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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.

-AFTER ALL -
CAPITOLO 9 - KAAROT

When the demons
are calling me, their dragging me away
How could I know?, how could I know?
That I'll get lost in space to roam forever

Lost in space (Avantasia)

Kakaroth non fu molto loquace per tutto il giorno successivo.
Combatterono silenziosamente oltre il limite della potenza e sfiorarono livelli che Vegeta non era mai stato in grado di toccare. Stava raggiungendo il massimo a lui consentito, se lo sentiva, ma continuò a reggere il gioco in modo che il suo rivale non si accorgesse che non mancasse molto alla fine della corsa. Sfruttando il giorno di combattimento a minor potenza, inoltre, avrebbe potuto persino aumentare il tetto massimo del suo Ki in vista del giorno successivo. Un continuo ed esponenziale miglioramento, insomma.
Quando, sfiniti, i due Saiyan si lasciarono cadere sul terreno umido di quella radura fiorita, l'ora era già piuttosto tarda. La fame si sarebbe fatta sentire presto.
«Urca! È stato faticoso oggi, eh!» disse Goku, ansante, rompendo così il tragico silenzio delle ultime ore.
«Faticoso ma proficuo. Mi sembri meno teso» commentò Vegeta. Recuperò le loro canottiere e, dopo aver indossato la sua, lanciò l'altra dritta in faccia a Kakaroth.
«Eheh... già. Mi ci voleva!»
Goku, seduto, si abbracciò le gambe e si arrotolò la coda in vita, contemplando ancora una volta il cielo dipinto di colori caldi.
Vegeta lo guardò per qualche secondo, poi si sdraiò. Avrebbe potuto concedersi un po' di relax prima di rientrare. Percepì gli occhi di Kakaroth addosso, ma decise di ignorarlo.

Goku si domandò più volte dove stesse vagando la mente di Vegeta, attraverso quali mondi e quali ricordi si stesse facendo largo. Era curioso di sapere di più di cosa fosse accaduto sulla Terra durante la sua assenza. Il punto di vista di Vegeta era così schietto e così sincero da fargli provare ancor più curiosità e, anche se alcune avrebbero potuto provocargli lo stesso dolore dell'ultimo amaro racconto, era assetato di saperne di più. Era stato assente tanto tempo, le uniche notizie che aveva ricevuto erano state quelle fornite da Re Kaioh, in collegamento dal suo piccolo pianeta. Informazioni, avvisi, niente di più - è morto Crilin, tua nipote Pan e Trunks si sposano, è morta Bulma, è nato il tuo pronipote - e lui si era comportato come se nulla avrebbe potuto scalfirlo, come se la sensazione di dispiacere fosse qualcosa di non concesso. Non in quel mondo.
Si era costretto a provare dispiacere ma nulla più, come se la vita che si era lasciato alle spalle fosse oramai un ricordo che non era nemmeno sicuro di aver vissuto. Ma, da quando aveva appreso della morte di Chichi e aveva deciso di rimettere piede sulla Terra, un senso di incompletezza lo aveva assalito.
Goku aveva dedicato tutta la sua vita al combattimento e, nonostante tutti lo avessero sempre descritto come una persona buona, forse non era poi così vero. Il suo genoma di Saiyan lo aveva sempre spinto nella direzione opposta, alla lotta, alla fuga. A volte aveva messo a repentaglio la vita dei propri cari per il puro piacere di combattere, aveva agito da sempliciotto, da irresponsabile, da menefreghista. Ora che se ne rendeva conto, si sentiva in colpa. E si sentiva ancora più in colpa nel provare ancora dubbi su cosa fosse e cosa non fosse giusto fare.
«Hai intenzione di squadrarmi ancora a lungo?» brontolò Vegeta.
«Scusa, mi ero perso tra i miei pensieri» ammise, scansando lo sguardo.
«Dov'è che ti perdi sempre ultimamente, Kakaroth?» domandò Vegeta senza troppi complimenti. Ma purtroppo fallì nel suo tentativo di risultare rude. «Seriamente... ci sono momenti in cui proprio non ti riconosco, e altri in cui torni ad essere l'idiota che ricordavo».

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