Ombre dal passato

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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.
-AFTER ALL -
CAPITOLO 63 - OMBRE DAL PASSATO



Fratellino.
Di spiriti maligni selvaggi, gente morta deambulante come se nulla fosse, resurrezioni inaspettate e fantasmi dei Natali passati, Goku ne aveva visti parecchi. Ma mai, mai si sarebbe aspettato di poter contemplare ancora una volta quegli occhi neri così simili, quasi identici ai suoi. Quegli occhi che non avevano tardato a squadrarlo con una strafottenza intollerabile, traboccante di sdegno dalle dita dei piedi alla punta dei lunghissimi capelli d'ebano.
Fratellino, così l'aveva chiamato.
Quante volte l'aveva sognato, quante volte quell'uomo era apparso nei suoi incubi, facendogli risuonare le urla terrorizzate di Gohan quando, più di cinquantanni prima, era stato rapito dall'alieno atterrato sulla Terra una tiepida mattina di primavera. Non avrebbe potuto contare sulle dita di una mano le innumerevoli notti trascorse a pensare a come sarebbe stato se l'avesse convinto a non essere un tale farabutto, specialmente dopo aver vissuto sulla propria pelle il cambiamento di Vegeta il quale, se possibile, era stato ben più bastardo di lui. E quante altre volte aveva immaginato come sarebbe potuto essere se Freezer non avesse distrutto Vegeta Sei, se qualcuno fosse andato a recuperarlo sulla Terra da bambino, se avesse potuto vivere a fianco dei saiyan. Sarebbe stato tutto diverso e lui... beh, lui sarebbe stato il suo maestro.
«Radish...» si appellò a lui con sguardo severo. Erano passati tanti, troppi anni, eppure era come se fosse passato un giorno solo. Ma cosa ci faceva lì? Che i Draghi avessero chiamato nuovi rinforzi dall'inferno?
«Che piacere rivederti, Kaarot» rispose egli continuando a stringere tra le mani la Sfera del Drago, rivolgendosi poi a Vegeta nominando la sua alta carica nella loro lingua natia. «Kuhun'shi, qual buon vento!»
Vostra maestà.
«Pochi convenevoli, Radish. Sappiamo che non hai buone intenzioni» sentenziò il principe dei saiyan, spazientito.
No, Vegeta non si sarebbe certo aspettato di vederlo da quelle parti ma, per la poca stima che aveva provato per lui nella loro precedente vita, non gliene poteva importare di meno che fosse lì. Anche se, in realtà, non si ricordava nemmeno più del perché lo stimasse così poco, così come aveva stimato poco Nappa.
Si era ritrovato a rifletterci su più e più volte nel corso degli anni e, forse, era persino giunto ad apprendere che in realtà non avessero fatto proprio nulla di male per farsi trattare così da lui. L'avevano cresciuto, servito e riverito fedelmente, in fondo. Che fosse stato lui stesso troppo severo con quei due, di quello ne aveva preso coscienza. Ma, del resto, era cresciuto tra le menzogne e gli aguzzini, non gli era mai stato facile fidarsi davvero di qualcuno e, sebbene i due scagnozzi non gli avessero mai dato modo di pensare che lo avrebbero tradito, aveva sempre preferito mantenere una certa distanza da loro. Non li aveva considerati amici, non aveva mai considerato amico proprio nessuno. Il primo... il primo era stato Kaarot. Era sempre stato Kaarot.
E così era stato lui stesso a tradirli, a lasciarli morire come se niente fosse. Non si sentiva in colpa, Vegeta, quello mai. Ma, nel vedere quell'infima terza classe dopo così tanti anni e, soprattutto, nel vederlo faccia a faccia con quell'altro imbecille di terza classe, non poté fare a meno di essere indulgente e di evitare di ucciderlo seduta stante. Forse si era davvero rammollito.
«Come siamo acidi... è questo il tuo modo di salutarmi dopo tutto questo tempo?» asserì Radish con tono amaro. Non si era certo dimenticato del trattamento che il suo principe gli aveva riservato o meglio, ciò che egli non aveva fatto. Non gli era mai passato per l'anticamera del cervello di resuscitarlo e per questo, Radish, non poteva fare a meno di portare rancore.
«Dacci la sfera, Radish, e nessuno si farà male» ordinò Goku facendo un passo verso di lui, aprendo la mano con il palmo rivolto verso l'alto, intimandogli con un gesto del mento di posarvi sopra la piccola sfera dalle sei stelle.
L'uomo rise, rise sguaiatamente, poi contemplò l'oggetto del desiderio studiandolo come se fosse un diamante grezzo. Era piccola, molto piccola, delle dimensioni leggermente inferiori di una pallina da ping-pong. Lucente, di un arancione caldo e dalle sei stelle dello stesso colore di un praticello primaverile.
«Temo di non poterlo fare, fratellino. Ho ordini differenti» spiegò Radish indicando con il pollice un punto imprecisato, là dove il buio della caverna lasciava intravedere solo delle ombre scure. E dal buio apparvero altre figure, tante, minacciose, con i denti digrignati e l'odore acre di chi era stato rinchiuso all'inferno per troppo tempo.
I due saiyan si misero in posizione di difesa, osservando i nemici disporsi disordinatamente alle spalle del loro interlocutore.
«Ordini di chi, razza di venduto?!» sibilò Vegeta con disprezzo. «Non sai nemmeno quale sia la causa di tutta questa battaglia».
«Ordini da coloro che mi hanno ridato la vita. La vita stessa che voi mi avete tolto» gracchiò Radish con tono velenoso, prima di venire preso per la tuta da battaglia dal principe in persona il quale, ringhiandogli in volto, iniziò a percepire la rabbia attecchire ai suoi neuroni, puntando poi la mano libera sulla folla nelle retrovie.
«Non ti conviene farmi girare le scatole, bayn srih. Dai la sfera al tuo principe e levati dai piedi, se non vuoi che ti riporti via la tua tanto agognata vita».
Goku riconobbe quella parola. Del resto Vegeta si era appellato a lui in quel modo per anni. Terza classe.
«Principe?! Ahahah! Non farmi ridere! Non ti sei fatto scrupoli a lasciar morire gli ultimi membri della tua specie, quando eravamo in difficoltà» lo incalzò il saiyan con risentimento, mormorando poi una frase di sdegno nella loro lingua natia (che Goku non seppe decifrare), cosa che fece andare in escandescenza Vegeta. Lo sbatté contro una delle pareti e uccise poi tutti i suoi uomini con dei raggi di energia. La caverna tremò e lasciò cadere dal soffitto delle macerie che ricoprirono i corpi dei cadaveri.
Radish sogghignò nonostante la schiena premuta con vigore contro la roccia appuntita e, schioccando la lingua con disgusto, fissò il suo vecchio comandante innervosirsi ancor di più quando, alle sue spalle, avvertì la vita riprendere possesso delle vittime da lui mietute.
Il rumore dei sassi che, lentamente, scivolarono giù dalle vesti dei nemici per infrangersi sul terreno rimbombò contro le pareti, riempiendo l'aria di ulteriore tensione. Vegeta spinse il nemico ancor più forte contro la roccia, premendogli il petto con le mani nodose nel tentativo di impedirgli di respirare.
«Radish, ascolta... ragiona! Stai perdendo solo il tuo tempo, non puoi batterci, non costringerci a ucciderti di nuovo» tentò nuovamente di convincerlo Goku con le maniere delicate, avvicinandosi solo di un passo nella loro direzione per poter intravedere i suoi occhi scuri socchiudersi nell'ombra. «Dacci la sfera e vai via da qui, collabora! Siamo più forti di te».
«Hah! Non mi interessa! È questione di orgoglio!» lo rimbeccò il fratello maggiore. Strinse ancor più forte nella mano la sfera luccicante, sentendo poi le forti mani del principe sbatterlo più forte contro la parete per poi lasciarlo andare.
«Tsk! Orgoglio?» sibilò Vegeta velenoso. «Che ne sai tu dell'orgoglio?»
«E tu che ne sai?! Sei diventato mite come un agnellino a furia di frequentare i terrestri. Si vociferano tante cose di te, all'inferno» lo provocò Radish senza staccare la schiena dalla parete, ridacchiando tra sé e sé. «Quanti saiyan bastardi hai procreato mischiando il nostro genoma con una specie inferiore? Due o t-» ma Radish non riuscì a concludere la frase perché, con l'ira e la forza di un uragano, il principe si abbatté su di lui con una testata.
«NON OSARE!» abbaiò Vegeta mettendogli entrambe le mani al collo, sentendolo annaspare. Gli altri nemici tentarono di avvicinarsi, ma il principe riuscì a tenerli alla larga aumentando così tanto la sua aura da trasformarsi in Super Saiyan di quarto livello. La caverna tremò di nuovo.
«VEGETA, ASPETTA!» tentò di frenarlo Goku nel vedere che suo fratello, sotto le possenti dita del suo re, stava divenendo di un colore cianotico. Ma si sorprese. Eccome se si sorprese di se stesso, perché non aveva la benché minima idea del perché non volesse vederlo morire di nuovo. E anche Vegeta rimase di stucco, voltando di scatto il viso per incrociare quello del suo rivale.
Si guardarono per qualche istante, istante pregno di confusione. Non sapeva proprio cosa dire, Goku. Non sapeva perché lo avesse fermato, ma il principe non si fece troppe domande. Senza pensarci troppo su, allentò di poco la presa sul collo tarchiato del nemico, consentendogli a malapena di annaspare.
«Non osare parlare così dei miei figli» continuò il principe. Percepì una forte scossa elettrica lungo la schiena e allargò il viso con un sorriso perfido, voltandosi nuovamente per attanagliare l'avversario al suo volere. «Anche perché forse i tuoi amichetti degli inferi non te l'hanno raccontato...»
Goku spalancò gli occhi. Veramente gliel'avrebbe detto? Davvero si sarebbe spinto fino a quel punto?
«D-di cosa p-arli?» gracchiò Radish, con l'ultimo fiato rimasto.
«Anche tu ne hai avuta una...» lo incalzò il principe, con una strana luce negli occhi, beffardo come il suo sottoposto lo ricordava. «Una figlia mezza terrestre. Una combattente di gran lunga più forte di te».
«COS-» provò ad urlare Radish, ma le parole gli morirono in gola.
Successe tutto in un attimo: Radish si sentì pietrificare, il suo cuore mancò di un battito. Di tutto si sarebbe aspettato, ma non quello. Non quelle parole, non quella rivelazione, non una cosa così grande. Il suo orgoglio si piegò. Si sentì morire per un attimo, l'istante nel quale, privo di forze e di cognizione, lasciò scivolare dalla mano la piccola sfera del colore del sole, lasciandola cadere e rimbalzare sul pavimento.
Il suo tintinnio scosse le membra di tutti facendoli sussultare. Essa rotolò sul pavimento dissestato, raggiungendo i piedi del saiyan di terza classe che prendeva il nome di Kaarot. E, come un esplosione, il silenzio calato in quella grotta si infranse tra le urla di guerra di tutti i presenti.
Non vi era tempo per pensare, ma solo di agire: Goku prese la piccolissima sfera infilandosela in tasca, intimando Vegeta di raggiungerlo nell'immediato prima che, inferociti come bufali, i nemici si scagliassero su di loro tentando di fermarli. Il principe, dopo aver ringhiato in faccia a Radish, balzò nella direzione del suo alleato e Kibitoshin, puntando poi la mano aperta in direzione degli avversari. Ancora un colpo e la caverna sarebbe crollata, lasciando sotterrati tutti loro, compreso Radish il quale, frastornato, non si era mosso di un centimetro dalla parete.
Vegeta fece per lasciare andare una potente sfera di energia ma Goku, con il cuore in gola e l'orgoglio sotto i piedi, posò una mano sul suo braccio, costringendolo ad abbassarlo. Si guardarono di nuovo con occhi gravi, e il principe incurvò le sopracciglia basito. Era la seconda volta che quell'idiota gli impediva di uccidere quel decerebrato del suo sottoposto. Perché ci teneva tanto a risparmiargli la vita? Oltretutto i Draghi ci avrebbero messo meno di due secondi a resuscitarlo. Goku chiuse gli occhi per un secondo, percependo la mano di Kibitoshin afferrargli l'avambraccio libero per teletrasportarli immediatamente via da quella situazione.
Ma prima, senza ancora capacitarsi di come e perché avesse concesso la pietà al fratello maggiore, gli rivolse un ultimo sguardo disperato.
«Addio, Radish».

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