Il pianeta Neo Namek

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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.
-AFTER ALL -
CAPITOLO 60 - IL PIANETA NEO NAMEK



We can beat them, just for one day
We can be heroes, just for one day
'Cause we're lovers, and that is a fact
Yes we're lovers, and that is that
We can be heroes, for ever and ever
What d'you say?

Heroes


Gohan provò a gridare, ma la voce gli morì in gola come se qualcuno gli avesse strappato via le corde vocali. Aveva perso sua madre, sua figlia. Non poteva essere successo per davvero, non poteva aver perso anche il suo adorato fratello.
Tutto si fermò per un lungo, lunghissimo istante, l'istante prima che un ragazzo dai capelli lilla e gli occhi azzurri come il cielo d'estate esplose in mille scariche elettriche con un urlo straziante.
«NOOOOOOOO!» si infuriò Trunks alla vista del suo migliore amico che, con un rantolo, cadde riverso nella neve con un buco nel petto e gli occhi spalancati in uno sguardo di terrore. «NON AVRESTI DOVUTO! NON AVRESTI DOVUTO FARLO!»
Trunks perse ogni contatto con la realtà, gettandosi a capofitto contro il nemico dai lunghi capelli color indaco con il solo obiettivo di distruggerlo in mille pezzi. Come aveva potuto permettere che ciò accadesse? Se solo fosse stato meno testardo, meno ostinato e si fosse lasciato andare per compiere la fusione, forse Goten sarebbe ancora stato tra loro.
Trunks colpì il nemico sotto al mento con un pugno, poi sullo zigomo, poi allo stomaco, ed egli fece fatica ad opporsi nonostante la forza combattiva di quell'uomo fosse di gran lunga inferiore alla sua. Rabbia, pura rabbia alimentava il Ki di Trunks, ma la sola furia non sarebbe servita per continuare a combattere da solo. Quel picco di ardore si sarebbe spento presto, la collera avrebbe lasciato posto alla frustrazione, la frustrazione alla tristezza e Loraymo avrebbe avuto la sua vendetta. Ed ecco che così, dopo i secondi durante i quali Trunks riuscì a opporsi all'incredibile forza di Loraymo, le difficoltà vennero immediatamente a galla. Il nemico iniziò a colpirlo a sua volta, facendogli male, male per davvero. E fu sul punto di piangere Trunks, al solo pensiero di non essere riuscito a vendicare il suo amico oltre alla sua adorata moglie, fu sul punto di lasciarsi andare e lasciarsi scivolare sconfitto sulla neve quando, dietro di lui, una forza combattiva conosciuta e fuori dal normale si sprigionò con una ventata di calore. Non riuscì a crederci.
«Pensavi davvero che ti avrei lasciato solo?»
Trunks sbarrò gli occhi, e così fece anche il suo nemico. Com'era possibile? Com'era pensabile che fosse lui? Che fosse ancora... vivo? Il figlio del principe si girò di scatto, venendo colto completamente di sorpresa da quel sorriso, da quello sguardo fiero e complice che conosceva alla perfezione.
«G-Goten... s-sei... pensavo fossi...» balbettò lui lasciando scivolare una lacrima sul bel viso ambrato. Dietro di loro, Gohan si rimise in tasca il sacchetto di Senzu che Vegeta gli aveva affidato, sorridendo a sua volta. C'era mancato poco, pochissimo, il cuore di Goten aveva già smesso di battere quando, a forza, Gohan gli aveva sbriciolato ben due Senzu in gola. Non ne rimaneva più neanche uno.
«C'è mancato poco» asserì Goten mostrando la cicatrice al centro del petto e il sangue secco sui suoi vestiti, emanando poi un'altra scarica di energia guardando minaccioso il suo aguzzino.
Bra, Eva, Mirai Trunks e Gohan, con il cuore ricolmo di gioia, tirarono un sospiro di sollievo solo nel momento in cui Trunks, finalmente, si lasciò andare a un sorriso di commozione.
«Allora... sei pronto a perdonarmi?» domandò Goten arrossendo, abbassando poi il capo per spiare la reazione del suo amico da sotto un ciuffo di capelli neri.
E in quel momento non ebbe dubbi, Trunks: la paura di perderlo per sempre era stata troppa, la paura di non poter più avere l'occasione di chiarire, il terrore di non potergli più parlare erano stati sufficienti per fargli comprendere quanto in realtà loro fossero destinati a essere amici, fratelli. E tra fratelli, nonostante le avversità e le incomprensioni, si è sempre pronti a perdonare, a ricominciare da capo.
Era giunto il momento di mettere la parola fine a quei due anni di silenzi e riprendere in mano le loro vite da dove le avevano lasciate. Insieme.
«Prontissimo» annuì Trunks stringendo i pugni, balzando poi al suo fianco. Calciò Loraymo prendendolo alla sprovvista, facendolo atterrare lontano.
«Mirai Trunks, Gohan! Tenetelo a bada!» ordinò Goten indicando con un gesto repentino del mento il guerriero dalla pelle argentata, frapponendo tra lui e il suo amico la distanza sufficiente per dare inizio quella danza che da tanto tempo non mettevano in atto.
E funzionò, eccome se funzionò perché, con una bolla di luce e un'esplosione dello stesso colore dell'oro, un guerriero che da tempo mancava all'appello nella squadra Z tornò in auge più forte di prima: Gotenks Super Saiyan di terzo livello.

Dende attese il colpo, attese il verdetto, la condanna con gli occhi chiusi. Attese che la falce della dama nera segnasse la fine della sua vita terrena concedendogli l'eterna pace, ma quella pace non arrivò. Nessuna mano aveva fatto smettere il suo cuore di battere, nessun colpo, nessuna ghigliottina. Delle urla acute lo fecero destare alla sua attesa, costringendolo ad aprire gli occhi di scatto.
Due bambini, uno più piccolo e l'altra più grande, avevano parato il grande fascio di luce emanato dai palmi del nemico dalla pelle giallo ocra, deviandolo verso l'alto, sfondando così il tetto del tempio.
Il nemico grugnì e perse bava dai denti aguzzi e rossi.
«N-no!» soffiò Dende con le labbra tremanti, guardando le spalle di qui due guerrieri troppo piccoli per rischiare la vita per salvare la sua. «Vi avevo detto di andarvene! Vi avevo detto di scappare!»
Il namecciano protese le braccia in avanti, come per scuotere le spalle dei due bambini per convincerli ad andarsene, ma il piccolo saiyan dai capelli neri a forma di fiamma si voltò all'indietro per squadrare il Supremo; con i grandi occhi azzurri da sotto il ciuffo ribelle sulla fronte, impavido e serio nell'espressione, esattamente come il principe.
«Nonno Vegeta ci ha dato un compito. Quello di poteggele tutti voi» annunciò solenne il piccolo, spalleggiato poi dalla sua nuova amica e alleata in quella che sarebbe stata la prima vera battaglia della loro vita.
«E noi non ci tireremo certo indietro, come fanno i veri saiyan. Dobbiamo portare a termine il nostro compito, non disobbediremo certo al principe» aggiunse Martha illuminandosi di luce bianca e, insieme a Goku Jr, si lanciarono entrambi addosso al nemico, pronti a difendere e proteggere il Kami della Terra con il solo uso delle loro forze.

Se la ricordava molto bene, Vegeta, l'ultima volta che era stato su Neo Namek. L'odore di umido, il cielo verde, strani alberi dalla forma tondeggiante e immense spianate di erba morbida e fresca ricordarono lui quel maledettissimo giorno, uno dei giorni peggiori della sua vita. Il giorno in cui, tra le sue braccia, era spirata l'unica donna che avesse mai amato.
Rabbrividì non appena i suoi piedi si posarono su quel prato, in quel villaggio. Rabbrividì e non poté fare a meno di farsi travolgere dai ricordi per qualche secondo, giusto il tempo di tornare alla realtà circostante. Da quel giorno erano passati quasi sei anni e, al suo fianco, vi era un'altra persona. Un'altra missione, un altro obiettivo, il cuore che batteva forte per qualcun altro. La vita.
I due saiyan atterrarono nel villaggio principale del pianeta Neo Namek con una folata di vento, staccandosi l'un l'altro non appena furono certi di essere ben ancorati al terreno dopo il teletrasporto. Ma quel villaggio non godeva più della serenità di una volta, quel villaggio fatto di casette bianche era stato quasi completamente distrutto, tranne una dimora: la più antica, la più preziosa, quella del capo dei saggi.
E, tutti intorno radunati a quell'abitazione, una schiera folta e tremante di namecciani sostava con gli occhi spalancati e i volti rigidi di terrore. Due energumeni alti più della porta d'ingresso tenevano per le braccia l'anziano namecciano mentre, spavaldo e perfido come suo solito, Freezer sostava in piedi sul tetto bombato della casa con il dito puntato verso la folla. Non appena vide comparire dal nulla i due avversari oramai ben conosciuti, ci mise ben poco a scoppiare nella sua fragorosa e melliflua risata. Ma non si limitò a ridere, a minacciare, a godere della sua presa di potere. No, non perse nemmeno tempo a dare spiegazioni perché, malvagio come mai nessuno lo era stato, lanciò dal suo dito indice un fascio di luce viola verso la folla, trapassando il volto di un anziano namecciano il quale, senza vita, cadde a terra tra le urla dei presenti.
«State indietro, scimmioni, oppure farò fuori ogni singolo muso verde su questo pianeta. Ah! Questo mi ricorda qualcosa...» esordì Freezer aggrottando poi le sopracciglia e accarezzandosi il mento come per pensare «... ah sì! Ora ricordo, lo avevo già fatto una quarantina di anni fa, o sbaglio? Consideriamola una rimpatriata» aggiunse la perfida lucertola bianca mirando poi ad un altro dei namecciani, uno molto giovane, il quale non ebbe nemmeno il tempo di scansare il colpo, di scappare.
Erano deboli, troppo deboli per poter fronteggiare quella minaccia. Tutti i loro combattenti erano in quel momento sulla Terra ad aiutare la squadra Z. Goku digrignò i denti, poi voltò per un attimo la testa dall'altra parte, schifato da cotanta arroganza e malvagità.
«Vegeta...» ringhiò Goku, trattenendo a malapena la trasformazione in Super Saiyan.«Che c'è?» rispose lui piatto, faticando a resistere dall'attaccare immediatamente quel vile traditore.
«Lascialo a me. Tocca a me prendermi la rivincita adesso, lo voglio ammazzare nel peggiore dei modi» propose Goku percependo ogni cellula del suo corpo accendersi per l'ira. Non ne poteva più di veder morire persone innocenti, soprattutto se quelle persone stavano combattendo una battaglia che era la sua.
«Kaarot! Non è da te parlare in questo modo» si stupì il principe. Strabuzzò gli occhi, però comprese pienamente il bisogno impellente di versare il sangue di quella lucertola perversa sul terreno scempiato di Neo Namek «... ma va bene. Se ci tieni tanto fa' pure, consideralo un regalo».
Goku sogghignò, voltandosi lentamente per poter guardare negli occhi quel principe dei saiyan che, nonostante tutto, sapeva sempre come riportarlo con i piedi per terra.
«Aaaw» commentò Goku sforzando un mezzo sorriso tra gli spasmi della rabbia, quasi intenerito da quel gesto altruista da parte di Vegeta. Un regalo.
«Muoviti e fallo fuori, prima che cambi idea e lo faccia io per t-» lo spronò sua maestà senza avere nemmeno il tempo di concludere la frase, perché Kaarot era oramai già partito all'attacco per porre fine alla vita di quel mostro, per l'ennesima volta.

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