Epilogo, parte II : L'Inizio

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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.



-AFTER ALL -
CAPITOLO 76 - EPILOGO, PARTE II : L'INIZIO



You saw my pain, washed out in the rain
But you saw no fault no cracks in my heart
The ghosts that we knew will flicker from view
And we'll live a long life
So give me hope in the darkness that I will see the light
Cause oh they gave me such a fright
But I will hold as long as you like
Just promise me we'll be alright

Ghosts that we knew (Mumford and Sons)





La vita è piena di sorprese. Alcune gradite, altre meno. Ma la caratteristica peculiare delle sorprese è che, appunto, sono inaspettate.
Ventiquattrore prima, sullo stesso promontorio, nessuno si sarebbe mai immaginato cosa si sarebbe susseguito all'attacco di Gohan nei confronti di Goku. Un repentino incalzare di eventi disparati, tragici ma anche piacevoli, lotte al limite dell'inverosimile, scontri titanici in grado di mettere a dura prova l'integrità di quel gruppo di persone legate da un unico e vero scopo: vincere. Vincere e difendere la loro pace.
E se arrivati a quel punto gli eroi della Terra avevano iniziato a pensare che non avrebbero più potuto sorprendersi di niente, si accorsero velocemente che si erano sbagliati di grosso. Perché la meravigliosa sorpresa di vedere il principe dei saiyan rialzarsi in piedi dopo la morte non era stata affatto l'ultima.
«Ah! Mi sono dimenticato di dirvi che, essendo il mio corpo composto dalla fusione di due entità distinte, la mia vita valeva doppio» aggiunse Kibitoshin, ripensando al tempo in cui il suo aspetto era molto diverso. Scrutò l'orizzonte fiancheggiato da tutte quelle persone le quali, come congelate, avevano smesso di compiere qualsiasi movimento. Non una mosca volò sull'altipiano montuoso, non un sospiro. Tutti i loro occhi erano puntati verso un'unica figura che, di soppiatto, era sopraggiunta su quel letto di neve e terriccio. Silenziosa, in punta di piedi.
«Ho pensato che ci fosse una persona più di tutte che aveva bisogno di ricongiungersi con i propri cari» concluse Kibitoshin, venendo subito incalzato dalla voce squillante e acuta di un bambino.
«MAMMA!»
Goku Jr iniziò a correre velocemente verso la donna la quale, portandosi una mano sulla bocca, trattenne un singhiozzo di commozione.
«P-Pan» balbettò Trunks, tremando, ancora bloccato sul posto di fianco a Vegeta il quale, tirando un sospiro di puro sollievo, gli posò una mano sulla spalla come per invitarlo a procedere, a correre incontro alla donna per la quale aveva versato tutte le sue lacrime.
Ed egli corse, corse dietro al figlio il quale saltò tra le braccia di Pan stringendola forte, fortissimo.
«Pan... oh, Pan!» sussurrò Trunks. Le prese il volto tra le mani per asciugarle le lacrime, poi strinse lei e il figlio con vigore. La sua famiglia, finalmente, era tornata unita come un tempo. Non ci avrebbe mai più sperato ma, in un futuro, avrebbe potuto raccontare ai suoi nipoti del giorno in cui aveva iniziato a credere nei miracoli.
Gohan, stretto alla sua adorata Videl, iniziò a piangere. La morte della sua bambina l'aveva distrutto nel corpo e nello spirito - e l'aveva ampiamente dimostrato. Vederla lì in piedi, bellissima e splendente nell'abito giallo fiorato con il quale era stata seppellita, era una vera e propria stretta al cuore.
Tutti i combattenti e i civili si radunarono intorno a lei, abbracciandola e ringraziando Kibitoshin per averle concesso quel privilegio, quell'onore. Ed era sul serio un grande onore! Con tutte le persone che erano morte quel giorno, Kibitoshin aveva deciso di dare la sua vita a lei, lei che non aveva contribuito in nessun modo per fronteggiare i nemici. Ma la divinità aveva giustamente pensato che tanti, troppi esseri umani viventi fossero ancora legati a lei. Gohan, Trunks, il piccolo Goku, Vegeta, Videl, Mr. Satan. Persino Bra, la sua migliore amica, suo zio Goten, suo nonno Goku. La loro vita non sarebbe più stata la stessa senza di lei, nulla togliendo agli altri combattenti dipartiti i quali, però, non avevano una vera e propria famiglia a cui badare. Questo Kibitoshin l'aveva compreso stando a stretto contatto con gli umani; specialmente quegli umani, terrestri o saiyan che fossero. L'importanza dell'amore, della famiglia, della fratellanza, di tutti quei sentimenti e sensazioni che non erano propri del suo essere divino ma che erano stati proiettati sulla sua pelle e aveva imparato a fare propri, in qualche modo. Per quel motivo aveva scelto proprio Pan, oltre a Vegeta.
«Mi dispiace! Non ho potuto aiutarvi» disse affranta lei, dopo essersi staccata dal lungo e calorosissimo abbraccio dei suoi genitori. Aveva percorso il lungo serpentone nell'Aldilà, si era allenata a lungo sul pianeta di Re Kaioh e grazie ai suoi poteri di telecomunicazione aveva vegliato sui suoi cari ma, dal momento in cui era iniziata la guerra, non era più riuscita a vedere nulla. Era stata lasciata lassù, insieme a quella stupida scimmia e un irritante cavalletta ad attendere riscontri e aggiornamenti che nessuno si era degnato di darle. Non fino a quando Re Kaioh era finalmente tornato sul suo pianeta raccontandole l'accaduto ma, proprio durante quel racconto, si era sentita improvvisamente scivolare verso il basso e aveva visto tutto buio. Buio e umido. Uno spazio talmente stretto e angusto da toglierle il fiato. Aveva capito di essere viva solo nel momento in cui, con una potente onda di energia, era riuscita ad aprirsi un varco tra il legno, la terra e il marmo. Era emersa dal sottosuolo come un fiore di campo, in un cimitero.
«Sai, la morte è un effetto collaterale piuttosto influente sulle prestanze fisiche» puntualizzò Bra, scompigliando i capelli della sua migliore amica, scatenando l'ilarità tra tutti i civili. Risate, risate vere e serene.
Pan, abbracciando con vigore lo zio Goten, spiò attraverso l'incavo della sua spalla i due saiyan rimasti in disparte. Suo nonno e suo suocero. Li guardò e sorrise, fiera e felice che avessero salvato il mondo ancora una volta, insieme. Ma quella volta non avrebbe dovuto guardare il suo amato nonno andarsene via sulle spalle di un drago, quella volta non avrebbe tenuto stretta la sua tuta da battaglia contemplando il cielo. Quella volta Vegeta non si sarebbe avvicinato a lei con un macigno nel cuore, intimandole di aver cura di quella casacca azzurra che avrebbe tenuto nascosta nel ripiano più basso del suo armadio per quindici lunghissimi anni.
Quel giorno sarebbero andati via insieme, tutti insieme verso casa. Pan sorrise ai due saiyan e poi, presa sotto braccio dallo zio, venne accompagnata a conoscere Eva, la cugina di secondo grado che mai aveva sospettato di avere.
Goku e Vegeta, rimasti leggermente in disparte, guardarono le loro famiglie unite in festa. Avevano creato qualcosa di meraviglioso in tutti quegli anni, e quel giorno l'avevano salvato. Si scrutarono di sfuggita e arrossirono: era finalmente giunto il momento di coronare la loro promessa.
Finalmente la dura lotta per la pace era finita sul serio e ancora una volta avevano ottenuto la vittoria tanto bramata. Una vittoria con non pochi compromessi, ma che avrebbe segnato l'inizio di una nuova, nuovissima storia. La loro storia.

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