Torna in te

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Disclaimer:

Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.


-AFTER ALL -
CAPITOLO 49 - TORNA IN TE



I pray to God that you're right before my eyes
Bathed in white light with halos in your eyes
Don't wanna waste no more time
Time's what we don't have
Everywhere I look someone dies
Wonder when it's my turn

(Living is a problem because everything dies)



Li riconobbe subito, Vegeta. Sebbene da lontano, con la vista annebbiata da un vento ghiacciato e polvere di neve sollevata dal terreno, egli non ebbe alcun dubbio su chi fossero quelle sei figure dall'aspetto differente e bizzarro. Li squadrò dall'alto verso il basso per qualche secondo, gli bastò un attimo perché il sangue ribollisse dalla rabbia.
No, non erano i Draghi. Non potevano esserlo, non avrebbero potuto apparire nel mondo degli umani con sembianze antropomorfe, tantomeno se non invocati. Non erano i Draghi ma senza dubbio erano i loro pupilli, i combattenti migliori, i famigerati guerrieri di cui Kaarot gli aveva accennato poche settimane prima. E se ne stavano lì, distanti all'infuriare della battaglia nella vallata, a osservare lo scenario come perfette statuine su un altipiano roccioso.
Uno di loro era alto, nerboruto, dall'aspetto tutt'altro che amichevole. Gli occhi di un azzurro quasi bianco, tanto da confondersi con le pupille. La pelle era argentea e sopra la testa affioravano spuntoni incastonati dello stesso colore degli zaffiri. Vegeta non aveva dubbi su chi fosse: Goku gliene aveva parlato molto. Lui era il guerriero più forte di tutti, il combattente di punta di quello che era il Drago Superiore. Lorayo, quello era il suo nome. Poteva sentire la sua aura premergli contro solamente a osservarlo dalla distanza, emanava un gelo mai avvertito prima d'allora.
E, purtroppo, gli altri cinque guerrieri non erano affatto da meno. Specialmente uno: pelle indaco, denti neri come schegge di antracite, unghie dello stesso colore. Dietro la tunica nera con il cappuccio tirato fino agli occhi grigi si potevano intravedere i possenti muscoli. Il suo nome era Aymo. Ma quello che Vegeta non sapeva, quello che nessuno dei combattenti dei buoni era a conoscenza, era che fossr stato proprio lui a uccidere Pan. Perché se il Principe l'avesse saputo non avrebbe certo esitato a fiondarsi addosso a lui come un puma sulla preda, nel tentativo di strappargli ogni lembo della sua sudicia pelle blu dalle ossa, per vendicarsi.
Ma lui non sapeva, e prese invece la saggia decisione di tornare a immergersi nella tormenta, in quella lotta disperata dove oramai non si riconoscevano più i nemici dagli alleati, dove bisognava stare persino attenti al fuoco amico talmente quella nuvola si era fatta spessa e densa, talmente la battaglia si era fatta intensa.
Si tuffò a capofitto, cercando un'unica aura, una sola persona.
«Kaarot! Kaarooot!» lo chiamò a gran voce Vegeta facendosi strada tra la mischia dei combattenti e le schegge ghiacciate, ricercandolo con lo sguardo. Ed eccolo lì, leggero come una farfalla, intento a scaraventare Onde Energetiche senza difficoltà addosso a un nemico. Goku si voltò di scatto e lo raggiunse senza perdere di vista l'obiettivo.
«Ciao V!» disse con un gran sorriso, caricando tra i palmi una nuova sfera di energia che lasciò andare con poco sforzo. Che fosse eccitato da quella battaglia, quello era visibile a occhio nudo.
«Ti strappo la lingua e te l'arrotolo al collo se mi chiami di nuovo così» lo minacciò Vegeta, calciando via con rabbia un guerriero basso con quattro braccia vestito come i guerrieri medioevali.
«Li hai visti anche tu, vero?» domandò poi Goku senza badare all'ira del suo rivale. Si riferiva ai sei combattenti rimasti in disparte che aveva potuto notare ricercando l'aura del combattente più pericoloso di tutti.
«Già, sembrano sei avvoltoi pronti a volare sui cadaveri».
«Scommetto che stanno aspettando il momento più adatto per tendermi un'imboscata» ipotizzò Goku, muovendosi in sincronia con l'alleato per tirare un pugno ad un guerriero che se la stava per prendere con uno dei loro Namecciani in difficoltà.
Se qualcuno li avesse visti, tra la nebbia, si sarebbe oltremodo stupito della naturalezza che stavano dimostrando nel combattere insieme. Goku e Vegeta erano precisi, coordinati seppur senza farci caso. Agivano in modo totalmente differente rispetto alle grandi battaglie del passato e, anche se fisicamente non erano uniti nella Fusione, sembravano operare come un'unica persona.
«Ecco, vedi di non farti cogliere impreparato, allora!» puntualizzò Vegeta. Si posizionò con la schiena contro quella di Goku e lanciarono con coordinazione delle sfere di energia.
«Mi reputi così idiota?!» lo rimproverò Goku. Gli sferrò una gomitata nelle costole quando Vegeta lo prese in giro con una risata forzata. «Ad ogni modo, come vorresti muoverti a riguardo?»
«Io direi di continuare a occuparci dei più forti tra questi qua, in modo da liberare i nostri alleati dagli avversari più pericolosi. Alcuni dei nostri sono parecchio in difficoltà: hanno battuto davvero la fiacca in questi anni» commentò il Principe con disappunto. «E poi provvederemo a quei sei brutti ceffi».
«Ok, buona idea. Io inizio da lui» disse poi Goku. Indicò un punto lontano tra la coltre ghiacciata, costringendo Vegeta a voltarsi e sforzarsi per mettere meglio a fuoco nella folla.
E lo vide, beffardo e irritante come di consueto: Freezer stava strozzando con la coda un Namecciano quasi inerme.
«Non ci provare, razza di sciacallo! Ti ho detto che quel bastardo è mio!»


After All || ᴠᴇɢᴇᴛᴀ x ɢᴏᴋᴜ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora