Un ritorno inaspettato

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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.
-AFTER ALL -
CAPITOLO 62 - UN RITORNO INASPETTATO




Scosse, lampi di luce in contrapposizione all'oscurità del cielo. Movimenti sismici vennero avvertiti in tutto il pianeta, forti, intensi, in grado di distruggere le abitazioni più antiche e aprire il terreno in grosse spaccature.
Gotenks, bloccando con il palmo della mano destra un pugno di Loraymo, alzò lo sguardo verso il cielo, aggrottando poi le arcate sopraccigliari glabre senza comprendere la dinamica di ciò che stesse accadendo. Perché altri combattenti stavano migrando nel portale oscuro creatosi nel cielo? E perché, al posto loro, altri combattenti dall'aura inferiore stavano approdando sulla Terra? Non ne avevano avuto abbastanza? Possibile che ci fosse dell'altro? Possibile che quella guerra fosse in realtà ancora così lontana dalla conclusione?
I combattenti della squadra Z non ne potevano più e, nonostante fossero in netta superiorità di forza rispetto a quella nuova marmaglia di guerrieri che avevano appena scavalcato le porte del loro pianeta, l'insoddisfazione di fondo non permetteva più loro di ragionare lucidamente. Troppe ore sotto pressione, troppa rabbia per veder cadere i nemici come foglie ma poi rialzarsi come se nulla fosse accaduto. Sangue, tanto sangue versato, troppo freddo patito, troppa paura. Perché i "buoni" di possibilità ne avevano una sola, nessuno li avrebbe riportati in vita. Neppure coloro che erano stati nella Dimora dei Draghi ma erano poi passati dalla fazione opposta – aiutando così la squadra Z e i namecciani – non avevano più la possibilità di risorgere, una volta caduti.
Juno, il fortissimo namecciano Snar, Dogota, Ukim e tutti gli amici di Goku che si erano risvegliati dall'incantesimo e avevano iniziato a difendere i terrestri, si sentivano le prime prede di tutta quella caccia. Avevano tradito i Draghi, non gli sarebbe stato perdonato quell'affronto e, oramai, per loro erano solo dei nemici, altre persone da eliminare per sempre. Lo stress di stare sul chi va là stava oramai prendendo il sopravvento sulle loro straordinarie capacità combattive, rendendo i loro duelli ancor più faticosi.
E mentre Gotenks, Mirai Trunks, Gohan, Eva e Bra si stavano dando un gran da fare per tenere occupato Loraymo dal compiere una strage, gli altri guerrieri Z avevano continuato a lottare per la sopravvivenza. C17 e C18, bellissimi e leggiadri nonostante i vestiti strappati e la pelle sporca di neve, fango e palta, mietevano vittime a ripetizione senza nemmeno battere ciglio.
Junior aveva percepito la pressione delle sue origini sulle proprie spalle e così, con orgoglio e fierezza, si era messo a capitaneggiare uno squadrone di namecciani verso la rivolta. Non avrebbe più permesso di veder morire altri membri della propria specie e, piuttosto, quei farabutti sarebbero dovuti passare sul suo cadavere. Poco importava se, in quanto già defunto, sarebbe potuto scomparire definitivamente in quello e nell'altro mondo.
Majin Bu aveva persino raggiunto un limite nel mangiare soldati trasformati in dolciumi e, preso dal mal di stomaco, aveva dovuto battere in ritirata per schiacciare un pisolino. Ub, arrabbiato più che mai, aveva dovuto difendere il suo amico dagli attacchi esterni, facendo il doppio del lavoro e della fatica. Così facendo, però, aveva dovuto lasciare sola la povera Videl la quale, con il solo uso delle proprie forze, non avrebbe retto a lungo. Ella, infreddolita e frastornata, stava passando più tempo a scappare e difendersi dagli attacchi improvvisi piuttosto che contribuire realmente alla lotta.
I suoi amici, coloro che le avevano dato man forte e l'avevano aiutata a rendersi utile, erano morti. Il Genio, Riff, Tensing, l'avevano lasciata sola e, per quanto la donna avesse coraggio da vendere e una gran voglia di difendere il proprio pianeta, il suo Ki differiva troppo da quello degli avversari.
Proprio nel momento in cui stava per farsi prendere dal panico, il panico in persona atterrò di fronte a sé sotto forma di un grande, gigantesco energumeno calvo dagli occhi completamente gialli. La prese di mira, la inseguì in lungo e in largo e, quando proprio ella pensava di averlo seminato, il nemico la prese per un piede facendola ribaltare faccia a terra nella neve.
«Lasciami stare!» gridò lei lanciandogli una sfera di energia in pieno volto, non scalfendolo nemmeno.
«Non credo proprio, bellezza» grugnì il gigante alzando un braccio per poterla colpire ma, proprio in quell'attimo, il braccio si staccò dalla spalla tagliato a metà da un raggio dello stesso colore della luna.
Gohan. Il suo Gohan era giunto per salvarla sbucando come un supereroe dalla tormenta. Le sorrise complice tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi. Videl l'afferrò, trovandosi faccia a faccia con quell'uomo che, anni e anni prima, aveva preso per marito. Finalmente lo riconobbe: i suoi occhi erano tornati quelli di un tempo, coraggiosi, buoni e leali; il suo viso era affaticato ma sereno, la sua aura era pulita. Si era finalmente svegliato da quella sorta di incantesimo che l'aveva stregato dalla morte di Pan, era tornato in sé. Non vi era più rabbia nei suoi occhi ma solo voglia di vivere, voglia di sopravvivere e di rendere onore alla loro bambina. Non era riuscito a vendicarla e uccidere il suo aguzzino, ma stava finalmente prendendo parte attiva a quella guerra per la salvezza di tutti, era riuscito a perdonare suo padre e, soprattutto, aveva appena salvato la vita alla donna che aveva sempre amato. Si era reso finalmente conto di avere ancora più di un buon motivo per lottare, per difendere la sua amata Terra.
Videl sorrise, sentendo i propri occhi inumidirsi e velarsi di lacrime di commozione. Lo sguardo di suo marito era lo stesso di vent'anni prima, quando insieme difendevano la loro città dai malvagi. Quando, con la sua astuzia, aveva scoperto la vera identità di Great Saiyaman e quando, con insistenza, era riuscita a farsi allenare da lui. Aveva imparato a volare grazie a lui, aveva imparato a sfruttare la propria aura, ed era stato proprio lui a insegnarle a combattere per davvero. Piccole cose che avevano però reso Gohan un fiero maestro, un buon fidanzato e poi marito esemplare, un padre affettuoso e successivamente un nonno amorevole. Perché Gohan era e sarebbe per sempre rimasto una persona meravigliosa, anche se diversa dal ragazzino che con rabbia e una forza fuori dal comune era riuscito a sconfiggere Cell.
«Aiutami a combattere» gli chiese Videl. Strinse forte i pugni e aumentò il proprio Ki, assumendo la stessa espressione della ragazzina del passato, quella con i capelli legati in due codini. «ammi da maestro, ancora»
Gohan la guardò sorpreso incrementando anch'egli la propria aura prendendola per mano, avviandosi poi insieme verso una nuova sfida. «Con piacere, mia signora!»

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