45- solitudine

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Mi alzo dal letto alle otto di sera con un forte mal di testa. Non ricordo praticamente niente di come è andata la mattinata ma so di sicuro che la medicina di Bruce non mi ha fatto nessun effetto. La fame è più della nausea così mi avvio in cucina per fare uno spuntino. Non c'è nessuno in giro nella base così decido di cucinarmi da sola. Su una mensola c'è un libro di cucina, sfoglio un po' le pagine fino a trovare una ricetta che conosco. Così prendo la padella e del riso. Dopo dieci minuti ho preparato una porzione di riso con del pollo. Mangio da sola godendomi il panorama illuminato dalle fioche luci che circondano il giardino della base. Stare qui da sola mi annoia e piano piano riesco a ricordare cosa è successo questa mattina. Non ricordo tutto nei dettagli però so che gli Avengers sono allo shield. Non mi sento ancora bene ma mi sento meglio di ieri sera. Vado nel terrazzo, dove ero stata con Wanda e provo a reccogliere un po' di ricordi di stamattina. Ricordo che ero felice e spensierata,come non lo ero mai stata. Non pensavo a niente, solo a divertirmi. Poi mi ricordo un piccolo dettaglio che nessuno dei presenti aveva notato. Io sapevo chi stava per arrivare nella stanza non perchè sbirciavo ma perchè avevo i miei poteri. Provo ad usarli e creo un piccolo raggio di energia che esce dalla mia mano. Ero di nuovo in possesso dei miei poteri ed ero felice. Poi sentì un rumore provenire dalla cucina del piano di sotto così "attivai" il super udito per capire cosa stesse succedendo e quando lo feci fu troppo tardi. La sua voce rieccheggiò nella mia mente, mi congelò e mi fece scendere una lacrima di dolore. La parola che pronunciò mi ferì, odiavo quel nome, odiavo essere chiamata Tory e odiavo Ezra.

Iniziai a correre cercando di non fare il minimo rumore. Cercavo un posto sicuro per contattare gli avengers e mi serviva anche un modo per farlo. Così entrai in un piccolo sgabuzzino che avevo visto durante le mie passeggiate notturne dovute all'insonnia. Dentro c'era un telefono d'emergenza e dato che non sapevo di preciso dov'erano feci l'unica cosa che mi venne in mente.

-F.R.I.D.A.Y. videochiama Bucky- dissi all' A.I. questa obbedì e il telefono iniziò a squillare. Cercai di calmare il respiro e mi asciugau le lacrime. Poi avvenne l'impossibile: Bucky mi rispose.

-devi semtterla di chiamarmi Vic!- disse lui in tono ferddo pronto ad attaccarmi senza neanche alzare gli occhi dal monitor

-Bucky è importante- dissi io con la voce scossa dalle lacrime. Lui capì che qualcosa non andava e alzò gli occhi

-che succede?- mi chiede preoccupato. Finalmente riconosco il Bucky che avevo conosciuto all'Hydra quello che avrebbe preferito morire piuttosto che fare male ad altre persone.

-Ezra... lui è qui. Gli altri non ci sono. Sei in grado di chiamarli?! gli chiedo preoccupata, sento i passi di Ezra che si avvicinano e l'ansia si fa spazio dentro di me.

-Si, ho un modo. Vic, nasconditi, non farti prendere dal panico. Gli altri saranno da te il prima possibile.- dice lui in ansia. Poi attacca la chiamata e sento la voce di Ezra nella mia mente dire

-dove sei, non mi va di cercarti, ti devo solo parlare- sentirlo nella mia testa mi fa paura e cerco di farlo uscire ma capisco di aver fatto una cavolata appena me lo ritrovo davanti

-gli Avengers ti hanno indebolita, da quando sei con loro sei diventata ancora più stupida- dice provandomi a colpire, schivo un pugno che mi avrebbe sicuramente fatto venire un gigantesco livido in faccia.

-perchè sei qui Ezra, che vuoi da me?- gli chiedo preoccupata e spaventata. Esco dalla stanza e scappo il più veloce possibile. Appena arrivo davanti la cucina mi pento della strada che ho intrapreso. Ezra mi si materializza davanti e sorride.

-ne sei sicura?- dice poi mi spinge nella sala. Afferra un coltello e prova a pugnalarmi. Manca molti colpi ma mi ferisce il braccio, niente di grave ma sicuramente doloroso. Poi rifaccio la domanda

-perchè sei qui?- gli chiedo preoccupata. La ferita sanguina e inizia a tingermi di rosso la felpa. Poi un altro colpo mi ferisce sul fianco provocandomi una ferita più profonda della precedente

-mi serve una cosa che tu hai.- si avvicina vertiginosamente a me, mi manca il respiro, la sua presenza mi terrorizza e mi mette a disagio.

-c...ccosa?- gli chiedo spaventata. Una lacrima mi riga il viso appena mi tocca la guancia. Poi fa scendere la mano sul braccio con la cicatrice ed inizia aspingere le sue dita sopre la ferita. Un dolore acuto mi invade il corpo e gli occhi mi si bagnano, provo a restare in piedi ma le gambe mi tremano. Preme ancora di più le dita sulla ferita e mi inginocchio perchè le gambe non sorreggono più il peso del mio corpo.

-basta, ti prego- lo supplico io. Poi tira fuori una siringa con uno strano liquido verde spento al suo interno.

-sai cosa voglio?- io scuoto la testa -la tua memoria- dice avvicinando la siringa al mio collo e sfoderando un sorriso inquietante e maligno.

Everything will be fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora