55- sono Victoria

1.7K 64 20
                                    

Sto facendo le valige, domani partirò per Zato, il piccolo paesino dove sono nata, di cui non ricordo niente. Non sono tutti felici della mia partenza, anzi nessuno lo è, ma rispettano la mia scelta e non mi ostacolano. Il silenzio della mia camera viene interrotto da qualcuno che bussa alla porta

-avanti!- esclamo io. Steve entra nella stanza con gli occhi leggermente bagnati dalla lacrime

-Steve, va tutto bene?- gli chiedo io allontanandomi dalla mia valigia ed avvicinandomi all'uomo che amo

-ho paura Vic, paura che qualcuno ti faccia del male- dice lui. Io gli do un bacio poi mi allontano e gli metto le mani intorno al collo

-starò via di casa solo tre mesi e starò bene, non ti preoccupare.-

-solo tre mesi? Un mese senza di te è stato invivibile- dice lui mostrandomi le mani ricoperte di ferite dovute ai pugni che lanciava continuamente ai sacchi da boxe. Il gli curo le ferite passando delicatamente la mano sopra la sua

-andrà tutto bene Steve, io starò bene- gli dico abbracciandoolo, lui mi stringe forte a se

-promettimelo-

-promesso- gli dico io allontanandomi quel che basta dall'abbraccio e affonfando le sue labbra nelle sue in modo tenero

-se dovessi avere problemi, di qualsiasi tipo, non esitare a chiamarmi- dice lui passandomi un vecchio telefono. Io sorrido e metto il telefono in tasca poi continuo a baciare l'uomo che amo e che non vedrò per tre mesi. Dopo un'ora e un po' più di baci Steve esce dalla stanza un po' più felice di come è entrato. Io continuo a fare la valigia e metto in un posto sicuro il telefono al sicuro. Per sicurezza gli Avengers mi hanno detto di tingermi i capelli in modo da non attirare troppo l'attenzione in aereoporto così faccio. Il bianco platino è stato sostituito da un castano spento lo stesso castano che avevo quando sono arrivata alla base. Insoddisfatta del risultato ho anche accorciato drasticamente i capelli che prima mi arrivavano sotto il seno facendoli arrivare poco sopra le spalle. Chiudo la valigia giusto in tempo per l'ora di cena e raggiungo gli altri in sala da pranzo. Appena entro Natasha esclama -wow! ti avevamo detto di tingerti i capelli no di diventare una super bomba sexi- dice venendomi ad abbracciare, io arrossisco e lei mi dice all'orecchio che le macherò. Poi mi siedo a tavola tra Bucky e Steve. La cena passa velocemente, chiacchieriamo come sempre e tutti mi salutano. Appena finiamo il braccio metallico di Bucky mi trattiene nella stanza

-sei sicura di voler andare- mi chiede l'uomo

-devo andare- gli rispondo io

-posso accompagnati, non serve che ci vai da sola- esclama lui

-si Bucky, tornerò tra tre mesi, starò bene.- dico io abbracciandolo. Le sue braccia possenti mi stringono ed io affondo la testa nei suoi capelli

-mi mancherai- gli dico io mentre una lacrima mi rica il viso

-se dovesse esserci qualsiasi problema chiamaci. Arriveremo nel giro di poche ore- dice lui mentre con il dito mi asciuga la lacrima.

Prima di entrare in camera busso alla porta di Steve.

-tutto ok?- mi chiede lui

-si, è solo che... ti va di dormire con me?- gli chiedo un po' imbarazzata, voglio trascorrere ogni secondo che mi resta con lui.Steve sorride e dice che mi avrebbe raggiunto tra poco. Io mi faccio la doccia e mi infilo il pigiamo.Poi mi addormento tra le braccia muscolose del mio capitano.

La sveglia suona alle quattro. Saluto tutti gli avengers e salgo in macchina insieme a Steve e Tony. Ci mettiamo mezz'ora ad arrivare all'aereoporto.

-Stammi bene principessa- dice Tony dandomi dei finti documenti e dei veri biglietti dell'aereo. Abbiamo pensato che meno persone sanno del mio spostamento meglio è. Bacio Steve un ultima volta poi saluto i due uomini ed entro in aeroporto. Il volo dura nove ore e mezza.Grazie al cielo Tony mi ha comprato dei biglietti in prima classe così ho evitato di sedermi vicino a qualche bambino rompiscatole per tutto il volo. Appena atterra l'aereo sono un po' stanca ma riesco a trovare il pullman che arriverà in cinque ore e quaranta minuti nel piccolo paese di Zato. In Russia l'aria primaverile ancora non si sente e sono cotretta ad indossare un giubbotto per evitare di ammalarmi. Dopo lo stremante viaggio arrivo verso l'ora di cena nel piccolo paese e all'abitazione segnata come idirizzo registrato sul dossier. C'è una piccola casa in muratura con una stalla, non perdo tempo ad osservarne i dettagli. Busso due volta alla porta e aspetto paziente che qualcuno apra. Dopo qualche istante la porta di spalanche e appare una vecchia signora con una faccia dubbiosa

-chi sei?- mi chiede lei in russo

-sono Victoria-


The End

Everything will be fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora