7. Mario

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Non appena la stronza ha notato che stavo seguendo con lo sguardo qualcuno, mi ha tempestato di domande e quando alla fine le ho rivelato che quel pezzo di manzo era il fioraio nuovo e non uno che volevo portarmi a letto, ho visto quella sua cazzo di luce al neon accendersi negli occhi.

Avrei voluto che sotto ai miei piedi si aprisse una voragine nell'esatto istante in cui ho visto uscire dalla sua testa fiori bianchi, colombe e campane suonare.

Maledetta.

E io coglione che gli ho detto chi era.

Non può assolutamente pensare che uno più arrogante di me mi possa interessare nonostante sia oggettivamente un figo da paura.

E sebbene da quello che ho scoperto di lui mentre pranzavamo tutti e tre assieme mi abbia stupito, non significa che mi debba piacere o che ora dovrò cambiare l'opinione che mi ero fatto.

Sono seduto in ufficio, stranamente senza nessun appuntamento che mi soffia sul collo, quando sento suonare il campanello. Ricontrollo l'agenda per evitare figure imbarazzanti su impegni dimenticati ma a quanto pare non ho niente di segnato per cui quando mi alzo ad aprire la porta, rimango di sasso quando a varcare la soglia è proprio lui.

"Potevi anche avvisarmi che tra quattro giorni c'è un altro matrimonio da allestire" se ne esce fuori furioso "Perché posso anche sopportare che non ti vado a genio, ma qua va a puttane anche il tuo lavoro e non solo il mio".

Lo guardo senza capire un cazzo e l'unica cosa che vorrei fare è cacciarlo fuori a pedate in culo ma dalla sua esasperazione e dalla frustrazione che lascia trasparire, capisco che non sta scherzando per cui corro a ricontrollare la bocca della verità, nonché la mia agenda.

Sfoglio pagina per pagina sotto il suo sguardo attento. Vado avanti e indietro ma come prima, non ci trovo scritto niente.

Mi lascio andare di peso sulla poltrona e con una calma che al momento non possiedo, valuto la situazione.

"Non ha sbagliato fioraio?" perché magari alcune spose prese dal nervosismo dell'ultimo minuto vanno talmente in confusione da sbagliare negozio.

"No".

"Ne sei certo?"

"Assolutamente".

E vorrei chiedergli che conferme può avere lui che non è qui da neanche un mese, per capire certe cose, ma mi basta guardarlo per evitare la domanda.

"Ti ha dato il nome?"

"Gliel'ho chiesto".

E prima di potermi fermare, lascio andare un fischio di ammirazione per questa sua intraprendenza. Maledicendo me stesso per questo complimento nei suoi confronti.

Mi faccio dare il nome e lo inserisco nella barra di ricerca del comune per vedere i dettagli di questa unione e per vedere che la data sia esatta, ma sopratutto che il matrimonio sia incaricato a noi e non a qualche altra agenzia.

E porca puttana. Tra le modifiche c'è il cambio di chi si doveva occupare dell'organizzazione.

"C'è il mio nome" dico sovrappensiero a voce alta.

"Coglione. Dimmi che lo sapevi, dimmi che stai scherzando". Lo sento chiedermi. Ma no, non lo sapevo e no, non sto scherzando e credo mi stia prendendo un attacco di ansia.

Mi alzo dalla poltrona girevole e vado verso la finestra. Appoggio entrambe le mani sul vetro fregandomene dei segni che lascerò e cerco di immagazzinare più aria possibile, cercando di rilassare la muscolatura, ma a quanto pare non mi fa nessun effetto.

Come cazzo posso sistemare un matrimonio in quattro giorni? Ma soprattutto, quando pensavano di avvisarmi di questo cambio?

Non respiro e la vista mi sta venendo meno. La testa ha iniziato a girare e credo che morirò a breve.

Strizzo gli occhi, cerco di calmarmi ma è come se fossi sott'acqua, legato e incapace di muovermi e tutto attorno a me è ovattato.

Poi all'improvviso inizio a sentire caldo e attimo dopo attimo, il mio corpo si lascia andare a questa energia, assorbendo come una spugna tutto quello di cui ha bisogno per riprendere coscienza.

E mano a mano che torno in me, inizio anche a capire da dove arriva tutto questo calore.

Dietro di me un petto solido che mi tiene eretto e due braccia forti che mi stringono quasi teneramente.

Quando volto il viso di lato, i miei occhi ormai limpidi incrociano i suoi e quello che passa tra di noi è qualcosa che nessuno dei due è in grado di controllare, lasciandoci inermi e senza fiato.

Ed è solo quando una piccola scossa decide di correre tra di noi, che mi lascia andare come se si fosse scottato.

Nessuno dei due dice niente, ma continuiamo a guardarci in silenzio, fino a quando è lui a schiarirsi la voce facendo scoppiare la bolla che ci teneva prigionieri.

"Io so cosa devo fare, ma chiamami quando hai scoperto qualcosa, va bene?"

Lo guardo e l'unica cosa che riesco a fare è annuire. Poi lui si gira e lascia il mio monolocale adibito ad ufficio, chiudendo piano la porta dietro di se.

Cosa cazzo è appena successo?

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