14. Claudio

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Avrei giurato che, non appena fossi risalito in macchina, mi avrebbe preso per il culo per il tempo restante del nostro viaggio e invece è stato così sorprendente scoprire che non è più tornato sull'argomento, da farmi meditare se dietro quella sua facciata da scassa palle non ci sia in realtà un bravo ragazzo.

Ma ovviamente questo mio pensiero si è frantumato non appena siamo arrivati, dopo un viaggio di quasi sette ore, alla location del matrimonio.

"Tutto così spocchioso" lo sento dire mentre si guarda attorno nella sala dove sarà allestita la cena.

"Hai organizzato di peggio" gli dico ricordando alcune foto che avevo visto la settimana prima nell'ufficio di Amanda.

"Il fatto che io abbia fatto di peggio non significa che sia di mio gusto" ribatte lui.

Gli lancio un'occhiata sarcastica, perché pensare che a lui non piaccia il lusso e l'eccentricità mi riesce difficile.

"Cos'hai da guardare?"

Indossa dei pantaloncini color cachi, un paio di mocassini neri opachi e una camicia dalle figure floreali sul verde. E vuole farmi credere che lui non affitterebbe questa sala per un suo eventuale matrimonio.

"E allora dimmi, come lo immagini il tuo matrimonio?"

"Sti cazzi Claudio! Io non mi sposerò mai!"

"Non vuoi sposarti?"

"No, tesoro. Io non voglio proprio nessuno al mio fianco!"

E questa sua affermazione non dovrebbe fare così male, ma lo fa. Lo guardo e il suo sguardo non tentenna, le sue mani sono ferme e le sue labbra sono tese in una linea dura. Non mente. Non è interessato all'amore e, come ho sempre sospettato, è il classico ragazzo da una botta e via. Quindi se già lo sapevo, cosa pensavo? Che dopo aver incontrato me e avermi conosciuto sarebbe cambiato? Che avrebbe ribaltato il suo stile di vita? Che avrebbe smesso di scoparsi ogni ragazzo dotato di polmoni?

Fanculo anche a lui.

Non gli permetterò mai di fottermi il cuore.

Vuole il mio corpo? Magari lo avrà, ma devo restare lucido altrimenti questo gioco potrebbe non lasciarmi più nessuna via d'uscita.

Distolgo lo sguardo e torno a fare quello per cui ci hanno chiamato.

Osservo i tavoli per immaginarmi un centrotavola adeguato e poi mi incammino lungo le pareti per trovare i classici punti morti dove inserire il dettaglio verde che copra eventuali buchi per il fotografo.

Prendo appunti, scrivo e scarabocchio sulla mia agenda e solo quando entrambi abbiamo finito, ci incamminiamo verso l'uscita e verso la nostra stanza d'hotel.

Quando arriviamo lascio sbrigare a lui le pratiche burocratiche per i documenti per evitare figure di merda con la lingua dato che più a nord saliamo, più diventa difficile trovare paesani che conoscano l'inglese.

Mentre ci avviamo verso l'ascensore, mentre saliamo un piano alla volta e mentre percorriamo il lungo corridoio che ci condurrà alla nostra camera, faccio meditazione. Cerco di auto convincermi che le gambe stanno tremando per via della stanchezza, perché sono stato male e non perché tra pochi momenti sarò in una camera d'albergo con uno dei ragazzi più affascinanti e sexy che abbia mai conosciuto in vita mia.

Lo guardo e lo osservo per tutto il tempo che fermo davanti alla porta, striscia la chiave elettrica.

E il mio cuore fa boom.

Esplode.

E al diavolo tutto.

Non sopravviverò mai se lascerò che prenda lui il comando tra di noi.

Così quando entro in stanza appoggio la valigia sul letto dalla parte opposta alla finestra e gli dico "Vado a farmi una doccia!" con un tono di voce il più rilassato possibile.

Sotto il getto di acqua calda metto in ordine i miei pensieri, cercando di ignorare la sauna che completa l'arredamento di questa stanza. Penso alla mossa successiva da fare per farlo sbavare, perché anche se entrambi sappiamo di volere la stessa cosa, non mi lascerò andare tanto facilmente.

Chiudo il rubinetto, prendo un asciugamano ed esco dal box doccia.

Mi fermo davanti lo specchio appannato dal vapore e anche se non dovrei, passo una mano sopra per togliere quel velo di umidità che si è appoggiato sulla lastra lucida.

Guardo il mio riflesso e gli occhi che incontro sono determinati e sicuri e mi incoraggiano a fare quello che ho pensato.

Quando esco dal bagno con solo un asciugamano legato in vita e lo vedo piegato sul letto a svuotare la valigia dandomi le spalle, mi soffermo a guardargli il culo, quello stesso culo che ho già avuto il piacere di sfiorare e cazzo, devo impormi di pensare a qualche cucciolo di cane tutto puccioso per evitare che mi diventi duro proprio ora!

"Il bagno è libero se vuoi" gli dico appoggiando una mano sulla sua schiena. E sotto il mio tocco sento i suoi nervi tendersi.

"Grazie" mi dice lui "Vado subito".

Mi allontano e vado davanti alla mia valigia mentre lui si alza dalla sua. Cerco qualcosa da mettermi per cena e poi non appena lui inizia a chiedermi "C'è lo shampoo dell'hotel..." come se fosse la cosa più ovvia e intelligente da fare, mi slego l'asciugamano lasciandolo cadere a terra.

"Lo shampoo?" gli chiedo io mentre sono completamente nudo davanti a lui "Sì c'è, ma è meglio se usi il mio, l'ho lasciato sul ripiano".

Dopo di che mi volto e mi piego per indossare i boxer. Quando torno a voltarmi, lo vedo con la bocca spalancata che mi fissa.

"La doccia..." inizio a dirgli ma lui mi blocca.

"Sto andando" si affretta a dirmi.

E allora proseguo "Dicevo, la doccia...meglio se la fai fredda!" e poso lo sguardo in mezzo alle sue gambe dove si vede chiaramente la stoffa tirare.

"Stronzo!" mi dice.

E poi va a rifugiarsi in bagno.

E subito dopo che ha chiuso la porta, gli corro dietro, la apro, mi sporgo dentro con la testa e ridendo gli dico "Niente pugnette sotto la doccia!" e poi la richiudo velocemente prima che il mio shampoo mi colpisca in pieno viso.


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