Sono passati cinque giorni da quando siamo tornati e cinque giorni da quando l'ho visto l'ultima volta.
Io sono tornato a lavorare al negozio, non prima d'aver ringraziato Amanda che mi ha sostituito in questi giorni, lui nel suo ufficio. O almeno è quello che mi ha detto ogni volta che l'ho sentito. Pochi messaggi e giusto due telefonate che ho fatto io. Poi nel mio cervello è scattato qualcosa e l'ho mandato un po' a fanculo, perché sembrava sempre che lo stessi per disturbare, per cui ho deciso di lasciar perdere. Anche se, a essere onesto, dentro di me sento iniziare a crescere il seme della gelosia. Possibile che dopo quello che abbiamo passato assieme, lui mi rileghi in un angolo?
Cazzo! Neanche Baby voleva stare nell'angolo per cui perché dovrei starci io?
Non so nemmeno per quale oscuro motivo io mi sia ficcato in questa cosa assieme a lui. Avrei dovuto sopprimere fin da subito quella scintilla che è scoppiata all'improvviso dentro di me con un quintale di terra, giusto per essere sicuro che non tornasse ad infiammarsi pochi giorni dopo. E invece no! Da bravo coglione ho deciso di alimentarla dandogli prima un dito, poi una mano, fino a quando lui non si è preso tutto il braccio e molto altro.
Quindi ora è inutile che me la prenda con questi Lilium bianchi e rosa, cercando di infilarli a forza nella composizione che ho davanti a me, perché l'unica cosa che sto ottenendo è quella di macchiarmi di polline che poi riuscirò a togliere solo con fatica e quattro imprecazioni.
Continuo a lavorare senza sosta, cercando di concentrarmi solo sui miei impegni e servendo i clienti che entrano nel negozio e quando butto gli occhi sull'orologio posto dietro al bancone, mi accorgo che è già passato l'orario di chiusura già da un po'. E anche se la prospettiva di passare il venerdì sera a casa steso in divano non mi soddisfa abbastanza, non posso neanche rimanere qui a lavorare per altre ventiquattro ore, perciò sistemo i vasi, chiudo la cassa e poi mi avvio verso la porta.
Sto tirando giù la saracinesca perso nei miei pensieri quando mi sento abbracciare da dietro e questo gesto mi prende alla sprovvista, spaventandomi e facendomi voltare con un balzo. Ma quello che mi trovo davanti non è un rapinatore o qualcuno d'inopportuno, ma è soltanto il ragazzo che mi ha fatto girare la testa in questi giorni più del dovuto.
"Ehi! Hai preso paura?" mi chiede sorridendo, mentre torna ad abbracciarmi come se questi giorni di silenzio fossero la normalità.
"Pensavo che non ti avrei più rivisto se non per lavoro" gli dico forse esagerando un po'.
"Hai cambiato idea?" mi chiede titubante.
"Io? Casomai tu!"
"E perché mai avrei dovuto cambiare idea?"
"Forse perché non ti sei quasi mai fatto sentire?"
Mi guarda spalancando gli occhi, come se avessi detto un eresia. "Ti ho detto che stavo lavorando o me lo sono solo sognato?"
Certo che me lo ha detto ma cosa gli costava aggiungere qualche altra notizia su di lui, su di noi, sul tempo cazzo!
"Forse è meglio se lasciamo perdere questo..." e "Non sono bravo in queste cose" diciamo assieme. E sempre assieme sospiriamo uno nella bocca dell'altro.
"Possiamo ricominciare?" mi chiede alla fine.
Io gli faccio solo un cenno con la testa in segno di assenso e poi lo invito a salire in casa.
Saliamo le scale con lui che mi parla di questo matrimonio che ha dovuto recuperare in fretta e io lo ascolto mentre si lamenta come sempre delle spose che non sono mai contente e non sanno mai scegliere quello che vogliono realmente fino all'ultimo minuto. Lo ascolto mentre mi parla della cerimonia, lo ascolto mentre giro la chiave nella toppa e mentre metto il primo piede in casa, rendendomi conto che è la prima volta che entra nel mio piccolo open space.
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Drops of us
RomanceUn wedding planner ed un fiorista, in apparenza incompatibili e in disaccordo su tutto. Riuscirà il tempo a fargli capire che sono fatti l'uno per l'altro?