32. Claudio

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Lo sento uscire di casa dopo aver passato una splendida serata e una notte favolosa. Peccato che al risveglio la bolla di sapone sia scoppiata con un battito di ciglia.

Doveva per forza uscirsene con quella frase infelice? Ma soprattutto, dove cazzo doveva essere se non qui? Frequenta altri letti nonostante io sia stato chiaro sul voler questa specie di cosa riservata a noi due?

Cammino su e giù per la stanza, imprecando contro me stesso perché sono sempre il solito rincoglionito che si fa fottere il cuore solo dopo pochi gesti. Sapevo che non dovevo lasciarmi andare, sapevo che non avevo nessuna possibilità. Cosa pensavo? Di arrivare io, straniero che non parla nemmeno la sua lingua madre, che alle volte facciamo una fatica incredibile a capirci, a farlo rinsavire? A fargli perdere la testa? A fargli conoscere l'amore vero?

Ma poi, amore vero?

Ho davvero già oltrepassato quella linea? Perché, sinceramente, non me ne sono nemmeno reso conto. Ma, se così non fosse, non dovrei sentire così male e non sarei qui a consumare il pavimento per nulla.

Cazzo quanto lo odio. Perché non gli sono stato alla larga? Perché il cazzo ha comandato sulla ragione quel giorno?

Dio sto impazzendo.

Prendo le prime cose che trovo, mi vesto e vado ad aprire il negozio. Cerco di concentrarmi sul lavoro svuotando del tutto la mente, e nonostante ci metta un bel po', alla fine riesco a distrarmi. Mi perdo tra i vasi da riempire, i fiori da innaffiare e i clienti che entrano in cerca di ornamenti per le loro case.

Sto fischiettando una delle canzoni finlandesi che ho imparato a conoscere, Syypää sun hymyyn, quando sento aprirsi la porta. Alzo gli occhi e ad affacciarsi nel negozio un ragazzo della mia età più o meno.

"Ciao!" lo saluto mentre mi alzo spazzolandomi i pantaloni con le mani dalla terra che ho sulle ginocchia.

"Ciao!" mi saluta cordiale lui.

"In cosa posso esserti utile?" gli chiedo mentre mi avvio dietro al bancone dove mi aspetta.

"Mi servirebbe un mazzo di fiori"

Vorrei ironizzare su questa sua affermazione ma ho imparato che qui al nord non sono molto propensi a queste cose, per cui lascio perdere e chiedo più informazioni.

"Va bene. Avevi idee? Una ricorrenza forse?" mi informo.

Lui abbassa lo sguardo e quando lo rialza le sue guance sono un po' più rosee, segno che è in imbarazzo. Per cui gli butto lì qualche suggerimento per cercare di metterlo a suo agio.

"Compleanno di mamma? Nonna?" poi faccio finta di pensare, anche se so bene cosa dirò subito dopo "Anniversario di fidanzamento?" ancora niente, per cui deve essere per forza questa. "Devi farti perdonare qualcosa dalla fidanzata? Fidanzato?".

"Questo!" dice.

Sorrido.

"E' sempre questo!" gli dico. "Avevi qualche idea o qualche fiore in particolare che le piace?"

"Gli piace. E' un lui".

"Ah beh! I fiori non fanno distinzioni!" e gli faccio l'occhiolino e lui sorride un po' più sicuro.

E più lo guardo, più mi sembra di conoscerlo.

"Non avevo idee, però mi affido volentieri a te".

"Ok, mi piace così" adoro quando ho il via libera.

"L'unica cosa che ti chiedo è che non appena vedrà i fiori, questa persona dovrà riuscire a dimenticare tutto".

Lo guardo, indeciso. "I fiori non curano tutto"

"Lo so. Ma fanno molto, no?"

"Se il danno fatto non è grave, direi di sì!"

"Allora procedi!"

Mi aggiro tra i vasi che ho sistemato questa mattina e tra le mani prendo dei giacinti color porpora, che indicano proprio ti prego, perdonami. Mi volto e prendo prima uno stelo di gigli bianchi simbolo per ricominciare un nuovo rapporto fatto di lealtà e amore puro, poi degli anemoni, che rappresentano un rapporto complicato e che indicano chi vuole fare il primo passo. Dopo prendo anche delle calendule rosa per il pentimento e nel tornare verso il bancone, recupero anche delle violette che dimostrano che chi le regala, ha imparato dai propri errori.

E nel sistemare questi fiori con del verde e della rete colorata, mi rendo conto che ho composto questo mazzo più per me che per il ragazzo che ho di fronte. Ma poco importa, dato che il significato era quello e che molto probabilmente, anzi, sicuramente, lui non saprà nemmeno cosa vogliano dire questi semplici fiori.

Lo confeziono meglio che so fare e poi glielo faccio vedere.

"Wow. E' meraviglioso" dice quasi sbalordito dal mio lavoro, come se avesse riposto poche speranze nella mia bravura.

"Già! Speriamo serva!"

"Con me di sicuro!" lo sento dire.

"Anche con me funzionerebbe!" gli dico mentre guardo per l'ultima volta questa mia creazione.

Saluto il ragazzo e il suo mazzo, forse invidioso di chi lo riceverà e incerto se farmene uno anche per me, ma questo pensiero viene subito rimpiazzato dall'attenzione che rivolgo al cliente successivo, ed è così per tutto il resto della giornata.

Sono stanco quando arriva l'ora di chiusura e con mio rammarico ho iniziato a notare che le giornate hanno iniziato ad accorciarsi, facendo scendere la notte più velocemente. E dire addio a tutte le ore di sole un po' mi rende triste.

Salgo in appartamento stremato perché ho riversato tutte le mie energie nel lavoro, lascio le chiavi dentro lo svuota tasche all'entrata, vado in camera, inizio a spogliarmi e poi mi infilo sotto il getto di acqua calda nella doccia, indeciso se farmi una sega o meno, quando sento battere alla porta di casa.

Insistentemente.

Ininterrottamente.

Per cui lascio perdere la mia idea, mi sciacquo e con solo un asciugamano legato in vita, vado ad aprire la porta d'ingresso.

"Ma che cazzo!" esclamo mentre apro a chi ancora bussa.

E davanti ai miei occhi, il mio mazzo di fiori.

E quando viene abbassato, i suoi occhi neri.

E anche se non voglio gli occhi mi si inumidiscono, mandando all'aria tutte le mie paure, incertezze e paranoie di questa mattina, lasciando solo spazio ad una briciola di speranza.

"Perdonami! So che è tutto complicato e che ho sbagliato tutto, ma ti do la mia parola che non farò più lo stesso sbaglio. Sono stato un coglione e hai ragione se vuoi chiudermi la porta in faccia".

Una lacrima silenziosa scende sul mio viso e mentre guardo i fiori mi viene da ridere.

"Sono fiori molto belli" gli dico lasciandolo ancora sulla porta.

"Sono stato dal migliore!"

Leccaculo!

"E' la prima volta che ne ricevo!"

Mi osserva, posa lo sguardo sul mazzo e poi parla.

"E' la prima volta che ne regalo".

E fanculo anche a lui. Lo prendo per la maglia e lo tiro a me, baciandolo con foga, pensando che ora quella sega me la farò fare da lui.

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