2. Claudio

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E' una cazzata. Una grandissima cazzata. Una cazzata infinita.

Ma ormai avevo dato la mia parola e ora è troppo tardi per tornare indietro perché l'aereo è appena atterrato e porca puttana qua è tutto verde. Tutto.

Mi passo le mani sul viso strofinandolo, magari quando riaprirò gli occhi sarò nuovamente nel mio appartamento vista casa del vicino, più precisamente sulla sua cucina, ma quando tolgo le mani, davanti a me c'è ancora il sedile che ho avuto dinanzi nelle ultime ore e fuori dal finestrino ancora tutti quegli alberi. Solo alberi.

Sospiro rassegnato. 

Prima lo accetto e prima vedrò questa avventura per quello che è. Curriculum vitae.

Partire e lasciare la mia città non ha cambiato niente della mia vita. Non avevo nulla e nulla avrò quando tra un anno tornerò, per cui se questo mi può aiutare ad avere nuove possibilità nel futuro, sarà solo una esperienza positiva.

Percorro i metri che mi dividono dall'uscita su una morbida moquette, la quale attutisce il rumore delle rotelle della mia valigia. 

Tutto il resto che mi serviva, l'ho già fatto spedire precedentemente per cui si può dire che la mia presenza fosse l'ultima tessera del puzzle da inserire per avere tutto il quadro completo.

Quando esco mi guardo attorno in cerca di un segno, qualcosa che mi indichi cosa fare. Ovviamente non mi aspetto nessun fascio di luce che mi illumini la via, anche se non sarebbe male come entrata scenica in questo inizio. Le persone che erano con me sull'aereo le vedo mentre salutano e abbracciano i loro cari e solo quando ho superato questo ammasso di gioia, in un angolo, solitario, vedo un ragazzo con in mano un cartello: "kukkakauppias".

Ed ecco il mio passaggio. 

Un biondino in t-shirt e infradito, che neanche fossimo in California!

Alzo gli occhi al cielo e poi mi dirigo verso di lui. 

"Ciao!" Lo saluto in inglese sperando lo conosca altrimenti ce l'ho nel culo.

Lo vedo alzare lo sguardo da terra e solo dopo che ha guardato tutto di me, con un sorrisetto da Stregatto, si degna di salutarmi a sua volta.

Ora, io posso capire che forse non ho il look adatto al suo stile ma nemmeno lui mi sembra sto gran che. Ma sopratutto come cazzo fa a stare così nudo? Vogliamo discutere dei gradi che ci aspettano fuori? Quindi si. Vado fiero della mia felpa, dei jeans e delle scarpe da ginnastica. 

Ha poco da ridere.

Facciamo le presentazioni di rito dopo di che ci avviamo fuori dall'aeroporto e quello che mi lascia stupito è che lui non batta ciglio. Nessun brivido, nessun accenno di freddo e io boh! Non capisco come faccia.

Attraversiamo la città nella sua macchina, mi indica alcuni locali e altri negozi utili alla mia permanenza e poi parcheggia l'auto in un piccolo parcheggio lungo la strada principale. 

"Questo è il negozio" Mi indica due vetrine con la saracinesca abbassata "E quello sarà il tuo appartamento. Mia mamma invece abita sopra al negozio se hai bisogno di qualcosa".

Vorrei chiedergli e tu dove abiti? Ma rimango in silenzio per non beccarmi un pugno in faccia dal figlio di colei che mi pagherà lo stipendio per il prossimo anno.

Lo vedo mentre scarica la mia valigia e il mio trolley, chiude il bagagliaio e poi si avvia verso il posto di guida. Il tutto mentre io rimango immobile sul marciapiede a guardarmi in giro. 

"Ah! Un'ultima cosa! I ristoranti e i negozi chiudono alle 18, alcuni alle 19. Quindi se hai fame ti conviene muoverti"

Detto ciò, mi lancia le chiavi di casa e se ne va.

Guardo l'ora sul display del telefono e vorrei ammazzarmi. Sono le sei adesso. 

Ma poi, sul serio chiudono così presto? Impossibile!

Entro in casa con calma e una volta sistemato le mie cose, mi faccio una doccia veloce ed esco, per poi scoprire a mie spese che quello che mi aveva detto era tutto vero.

L'unica cosa che sono riuscito a trovare è stato alcol e patatine fritte decisamente scadenti. 

Bell'inizio direi.

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