31. Mario

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Abbiamo fatto sesso, ci siamo fatti una doccia e dopo mi ha preparato la cena. Ha cucinato per me e nessuno mi ha mai fatto sentire così importante con un solo gesto. Abbiamo mangiato seduti al bancone della cucina, abbiamo bevuto un bicchiere di vino rosso e dopo ci siamo accoccolati sul divano, dove ha fatto partire una commedia romantica alla come farsi lasciare in dieci giorni. Non ho altri ricordi se non di lui che continuava ad accarezzarmi i capelli mentre tenevo la testa appoggiata sulle sue gambe. Avevo in programma di tornarmene a casa, anche se gli avevo detto che sarei rimasto, ma alla fine il mio fisico ha avuto la meglio e si è lasciato addormentare sotto il suo tocco. 

Quando apro gli occhi, la prima cosa che sento è l'aroma del caffè, mentre la seconda è il letto appena caldo accanto a me quando allungo la mano nella sua direzione. Apro gli occhi e la luce della mattina illumina la stanza posandosi dolcemente su ogni superficie rendendo l'atmosfera più calda del mio corpo.

Mi alzo, mi infilo i jeans e mentre sto per raggiungerlo, lo vedo mentre mi viene incontro.

"Buongiorno!" mi sorride.

"'Giorno" dico soltanto, mentre appoggio la fronte sul suo petto e subito le sue braccia mi circondano abbracciandomi e tenendomi al sicuro.

Sicurezza.

Per quanto tempo ho desiderato provare questo sentimento senza mai averne a che fare? E ora dal nulla, senza nessun fondamento, mi sento al sicuro con lui. Lui che non sa niente di me, ma che mi vuole ugualmente. 

Rimango a godermi questo attimo prima di riprendere in mano la mia vita per rimettermi in moto, ancora qualche minuto e solo quando inizio a sentire che sta diventando troppo, mi stacco da lui non prima di averlo baciato.

"Scusa" dico.

"Per cosa?"

"Per essermi addormentato".

"E' stato bello".

"Come può essere stato bello se alla fine è come se fossi rimasto comunque da solo?" gli chiedo mentre lo seguo verso l'angolo dove c'è la cucina e verso l'odore di caffè appena fatto.

"Sai, non bisogna per forza scopare per stare bene assieme ad una persona. Anche solo dormire abbracciati è bello se fatto con la persona giusta e io sono stato bene questa notte con te nel mio letto a dormire!" sputa fuori lui.

E lo fa con una naturalezza e una semplicità evidente, che con tutto quello che ha detto, per poco non convinceva anche me nel desiderare una cosa del genere. Scuoto la testa e solo quando torno con la mente lucida e non più annebbiata dai troppi sentimenti che si respirano in questo appartamento, mi ricordo che questa mattina ho il matrimonio per il quale ho lavorato tanto in questi ultimi giorni e che per poco non mi toglieva anche il sangue.

"Cazzo".

Claudio si volta verso di me con in mano una tazza di caffè e guardandomi con le sopracciglia alzate, mi chiede se ha detto qualcosa di male o di sbagliato.

E vorrei dirgli che non c'è niente di male nel sognare di avere e trovare la persona giusta da volere al proprio fianco, ma lascio perdere l'argomento per non dovermi cacciare in argomenti scomodi e gli dico piuttosto il motivo della mia imprecazione. "Ho il matrimonio questa mattina" poi mi alzo dallo sgabello con ancora la tazza in mano e torno in camera alla ricerca del resto dei miei vestiti, non volendo guardare l'ora per paura di essere in estremo ritardo.

"Lo so!"

"E come fai a saperlo?" gli chiedo mentre recupero un calzino da sotto il letto.

"Amanda. E' passata questa mattina a portarti quello!" e mi indica l'armadio. 

Lì appeso c'è uno dei miei completi migliori appena lavato e stirato, ancora nel cellophane della lavanderia dove li porto solitamente.

"E lei come diavolo sapeva dov'ero?"

E subito dopo aver pronunciato questa frase me ne pento immediatamente, ma non posso fare marcia indietro, nessun rewind per me. Ma alzo gli occhi su di lui, quasi a volermi far perdonare e mentre lo faccio, prima che lui la cancelli, vedo la sua malinconia colpirlo in pieno.

"L'ho avvisata io ieri sera dopo averti messo a letto" mi dice monotono mentre lascia la stanza.

Merda. 

Perché devo rovinare sempre tutto? Perché Amanda deve avere sempre ragione nel dire che combinerò un casino?

Lo seguo e lo trovo piegato sul lavandino che sciacqua la tazza che ha appena usato. 

"Scusa".

"Non ti preoccupare" mi dice senza nessuna enfasi.

Ma dentro di me so che niente va assolutamente bene, ma so anche che io non sono in grado di sistemare nulla senza peggiorare la situazione, per cui lascio perdere e per la prima volta da quando lo conosco, sento dentro di me una morsa stringere giusto un po' il mio cuore ammaccato. 

Mi vesto in tutta fretta, non perché sono in ritardo, ma perché improvvisamente il bisogno di lasciare questo appartamento inizia a farsi sentire e solo una volta pronto, torno da lui per salutarlo.

Mi avvicino, gli prendo l'indice tra la mia mano e avvicino il mio viso al suo, ma quando sto per posare le mie labbra sulle sue, lui mi porge la guancia. 

E fa male. Cazzo se fa male.

Ma incasso silenzioso.

Lo saluto ed esco.

Mi avvio verso la chiesa sapendo di essere in anticipo, ma senza nessuna voglia di fermarmi in altri posti.

Percorro la navata diretto all'altare con solo il rumore dei miei passi a farmi compagnia, noto le composizioni dei fiori al bordo dei banchi. Non tutte sono regolari, non tutte sono uguali e istintivamente mi viene da paragonare questo lavoro con i suoi, rendendomi conto che in tutto quello che fa ci mette cuore e passione.

E mentre sono fermo lì, un profumo troppo intenso di rose mi investe in pieno, lasciandomi interdetto e confuso, inerme e indifeso. 

E dopo tanto tempo, sebbene contro la mia volontà, il mio cervello riporta alla porta della mente il giorno del mio matrimonio. 

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