Questa mattina ho stretto così forte le lenzuola sotto di me che sono riuscito perfino a impiantarmi le unghie nel palmo della mano. Idiota io e un grandissimo pezzo di merda lui. Ma fottutamente bellissimo.
Oramai sono già passate sei ore da quando siamo arrivati nel salone per lavorare ai dettagli dell'organizzazione, con lui che non fa altro che andare su e giù dalla cucina per sistemare il menù con la sposa, mentre io prendo nota di tutto quello che dovrò ordinare per il ricevimento e per la chiesa cambiando di volta in volta in base alle scelte della sposa.
Note sopra note, righe tirate sopra a frasi intere e appunti presi in angoli di fogli pieni.
Sia la mia testa, sia il portatile hanno ormai iniziato a fare fumo per tutte le variazioni che sto facendo di volta in volta per cercare di richiamare i colori dei piatti che poi verranno serviti. E' la prima volta che assisto ad una cosa simile e spero sinceramente che sarà anche l'ultima. Ma a chi diavolo verrebbe mai in mente di voler fiori color rosa chiaro solo per accompagnare il salmone? Gli invitati mica si mangeranno i fiori assieme alla portata porco cazzo.
Non ne posso più.
E sono intento a scarabocchiare l'ennesimo mazzo, togliendo a aggiungendo varietà di fiori, quando la merdaccia decide di appoggiare una mano sul tavolo e una sulla spalliera della sedia dove sono seduto, imprigionandomi per metà tra le sue braccia.
"Hei" mi alita sottovoce, quasi a non volermi disturbare.
"Hei" gli rispondo senza aggiungere altro ma tirandomi indietro appoggiando la schiena alla seduta e passandomi entrambe le mani sul viso per schiarirmi le idee.
"Ti porto un caffè?" mi sento chiedere e boh! sono talmente fuso da non voler analizzare questo suo ramoscello d'ulivo.
"Magari!" gli dico sorridendogli.
Lo vedo allontanarsi nel vestito azzurro che ha indossato questa mattina dopo avermi fatto impazzire e al solo pensiero sento la pelle farsi incandescente esattamente dove si sono appoggiate le sue labbra fatte di brace.
Scaccio via dalla mia mente i miei sogni ad occhi aperti e torno a concentrarmi sull'accostamento indicibile di alcuni colori.
Quando torna, appoggia sul tavolo una tazza con dentro un caffè simil americano, eliminando tra di noi la tanto classica misura di sicurezza, ma ormai credo d'aver capito che tra me e lui la linea che prima ci divideva, si è spezzata. In non so più nemmeno quanti pezzi.
"Grazie" e lo guardo in quegli abissi scuri e profondi in cui lentamente sto imparando a nuotare.
Tra di noi cala un silenzio interrotto dal fruscio della matita con cui lui sta annotando opinioni e opzioni per i miei progetti, dai nostri respiri che tornano a unirsi e dal rumore dei miei sorseggi al caffè che mi ha appena portato.
Stiamo parlando di colori, forse troppo vicini, quando alle nostre spalle ci raggiunge la voce della futura sposa.
"Ho bisogno di assentarmi un attimo. Mi ha appena chiamato il parrucchiere che..."
E non la ascolto più perché ha iniziato a parlare a vanvera e a fare il classico monologo sul fare di tutta l'erba un fascio. Per cui mi bevo in tranquillità il mio caffè, prendendomi così due minuti di pausa, almeno fino a quando non sento la mano di Mario appoggiarsi sulla mia spalla per ridestarmi e la voce di lei salutarci e avvisarci che non ci avrebbe messo troppo.
La salutiamo entrambi e non appena lei si allontana, Mario crolla sulla sedia accanto alla mia, portando la testa indietro a guardare il soffitto, lasciando scoperto tutto il suo collo e Dio quanta bellezza in una persona sola.
Lo guardo e immagino come sarebbe poterlo baciare, poter fare quello che lui ha fatto a me.
"Potrei ucciderla!" dice esasperato.
"Credevo che ti stessi divertendo!" perché non ha mai mostrato un accenno di cedimento per tutto il giorno.
"Scherzi? Ma hai idea di quanti piatti abbiamo assaggiato? E per quel che mi riguarda ormai hanno tutti lo stesso sapore!"
"Almeno tu hai mangiato!" gli dico mentre sorseggio il caffè.
"Non sei andato in cucina?"
"Emm..no!"
"E perché mai?" mi dice quasi incredulo.
"Perché nessuno mi ha avvisato che per pranzare sarei dovuto andare in cucina!" gli dico quasi stizzito, ma sappiamo entrambi che la mia irritazione è data dalla stanchezza. Oltre che dalla fame.
Lo sento sospirare e poi lo vedo alzarsi diretto per l'ennesima volta in cucina. E quando ritorna per la seconda volta verso di me, tiene nelle mani due piatti.
"Ecco qua! Non ti voglio scialbo e sciupato!" e subito dopo mi fa l'occhiolino.
Quando porto gli occhi sui piatti, sono già pronto a ingurgitare qualche strana pietanza voluta dalla sposa ma invece quello che vedo è tutt'altro.
"Pasta? Hamburger e patatine?" dico con la bava alla bocca.
"Si beh! So che tu e il pesce non andate tanto d'accordo!"
E in questo momento mi ritrovo catapultato in Messico, in una festa di compleanno dove dei bambini sono pronti a colpire e a distruggere la loro pignatta. E io sono esattamente come quella pentolaccia, dove al suo interno racchiudo mille frammenti di me, ma che non appena verrà rotta, li disperde dappertutto senza sapere a chi andranno.
Quando torno a guardarlo, però, so benissimo che non appena inizierò a disperdere pezzi, l'unico che vorrei li raccogliesse è seduto affianco a me.
Nel momento in cui lui si gira verso di me, lo vedo mandare giù un grumo di saliva, consapevole che ha visto una luce riflessa diversa nei miei occhi.
Poi ricordo.
Lui scopa e basta.
Ma nonostante questo piccolo dettaglio, decido che tutta l'energia che ho accumulato grazie alla sua vicinanza, vorrei riversarla su questo nostro momento.
Mi sporgo verso di lui, gli circondo il viso con entrambe le mani e lentamente mi avvicino a lui, dimenticando improvvisamente di tutto quello che ci circonda.
Io e lui.
Lo guardo leccarsi le labbra mentre mi avvicino e sento il suo respiro fermarsi quando le mie labbra sfiorano le sue in un timido bacio a fior di labbra, come se volessi testare il terreno e solo quando lui torna a respirare mi faccio più audace, insinuandomi sotto la sua corazza. E quando lo vedo chiudere gli occhi rinunciando ad avere il controllo sulla situazione, mi rendo conto che è come se avesse accettato la marea senza temere di annegare.
E mentre i nostri sapori si scoprono per la prima volta tra le mille carezze delicate che le nostre lingue si scambiano, tra di noi nasce la consapevolezza spaventosa di aver appena superato quella nostra linea curva immaginaria del non ritorno, di aver aperto un portone chiuso più volte a chiave, di aver varcato un confine che per noi era ancora ignoto.
E solo l'esaltazione di questo momento impedisce ad entrambi di impazzire.

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Drops of us
RomanceUn wedding planner ed un fiorista, in apparenza incompatibili e in disaccordo su tutto. Riuscirà il tempo a fargli capire che sono fatti l'uno per l'altro?