41. Mario

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In quei giorni che abbiamo passato distanti, mi è sembrato di stare in apnea, ma tornare nuovamente tra le sue braccia, mi ha ridato il respiro. Dentro di me, lentamente, qualcosa sta cambiando, e quel qualcosa non riesco più a tenerlo a freno. Tutto quello che pensavo fosse giusto, ma che soprattutto fosse l'amore, ora sta prendendo varie forme. E' come se davanti ai miei occhi avessi una delle macchie d'inchiostro di Rorschach e ogni volta che torno a guardarla, giorno dopo giorno, assume un'immagine diversa.

E sapendo che in quello che vedo niente è giusto e niente è sbagliato, mi sento confuso, ma sopratutto allo scoperto. Inerme.

Se fosse tutto sbagliato anche adesso? Come può una relazione come la nostra farmi solo bene? Quando è che arriverà anche il dolore?

Per il momento accantono i miei dubbi e mi lascio cullare tra le sue braccia inspirando l'odore di biscotti alla cannella che si porta dietro, cercando di ritrovare dentro me stesso un equilibrio stabile al quale aggrapparmi per non cadere nel baratro.

Facciamo l'amore come piace a lui, tenendoci sempre stretti e senza fretta. E quando arriviamo all'apice, siamo stremati ma felici. Le coccole, gli abbracci e i baci pigri sono entrati a far parte della nostra routine e ora che li conosco, mi chiedo come facevo prima ad accettare che subito dopo l'orgasmo, il mio ex si rivestisse e tornasse a casa, senza il più delle volte salutarmi.

Rimaniamo stesi sul letto a guardare il soffitto e quando credo abbia preso sonno, parla.

"Hai già impegni per domani sera?"

Capodanno.

Non ne abbiamo mai parlato, e ad essere sincero non credevo sarebbe tornato per tempo per poterlo festeggiare qui ad Helsinki. Ho sempre creduto che il biglietto aereo di sola andata preso in fretta e furia pochi giorni prima di Natale, gli servisse per fuggire da qua e forse anche da me.

"Ho un matrimonio!"

"Chi diavolo è che si sposa la notte di capodanno?"

A dir la verità non è proprio un matrimonio, ma un rinnovamento delle promesse, ma poco importa dato che hanno scelto di farlo l'ultimo giorno dell'anno.

"Tu che farai?" gli chiedo invece.

"Speravo di stare con te, ma a quanto pare lavori sempre!"

Non accetto la sfida, la ignoro completamente perché non ho voglia di discutere su questo argomento. Perché non mi va di spiegargli che è il lavoro che mi ha salvato dopo il mio matrimonio fallito. Non voglio spiegargli che questo lavoro mi ha ridato una vita degna di essere chiamata così.

"Amanda va ad una festa, magari ti raggiungo lì se ti va".

"Faccio l'imbucato in casa d'altri?"

"Fai l'accompagnatore di Ama!"

Mi guarda aggrottando le sopracciglia e poi scoppiamo a ridere. Nessuno potrebbe credere che lei sia etero quando i suoi occhi si illuminano solo alla vista di ragazze!

"Non ho detto che devi fingerti il suo fidanzato!" mi correggo.

"Ah ecco! Allora potrei anche accettare di accompagnarla ma spero in ogni caso che allo scoccare della mezzanotte tu sia lì con me". Mi dice lui serio, come se con queste semplici parole volesse intendere qualcos'altro.

Lo bacio e lo ribacio e poi sotto le sue carezze mi addormento.

Quando la mattina del 31 dicembre mi sveglio, la parte del letto accanto a me è vuota e fredda. Mi alzo, mi infilo la sua vestaglia e vado in cucina, sicuro di trovarlo davanti alla finestra mentre si beve una tazza gigante di caffè. Ma l'aroma amaro stranamente non mi avvolge e difatti quando mi affaccio sull'open space, lo trovo deserto. Sulla lavagna nera attaccata alla porta, però, noto una scritta che la sera prima non c'era. Ti ho lasciato dormire. Ama mi ha sequestrato per acquistare un abito sicuramente succinto e pieno di lustrini. Salvami appena puoi! Rido. Lui e le cose da donne non vanno affatto d'accordo!

Mi preparo con calma il caffè, rigorosamente nero, e poi mi accoccolo sul divano, godendomi questo momento tutto per me.

Assaporo ogni sorso come se fosse l'ultima volta che potessi gustarlo e metto sulla bilancia tutto il mio anno appena vissuto.

Chi l'avrebbe mai detto che avrei avuto un anno così pieno di cambiamenti?

Mi lavo, mi vesto e poi esco, ignorando completamente la richiesta d'aiuto di Claudio. Passo in ufficio a sistemare le ultime carte, a dare le ultime indicazioni e a fare le ultime telefonate per assicurarmi che tutto sia pronto, dopo di che passo per casa a prepararmi.

Ancora prima di girare la chiave nella toppa so che Amanda è casa, dato il volume della musica fin troppo alto. Mi chiedo anche se qualche nostro vicino sia già passato a lamentarsi, ma sicuramente lei o non avrà sentito il campanello o li avrà beatamente ignorati. Stronza com'è!

La vedo mentre improvvisa dei passi di danza, forse hip hop, ma che assomigliano molto di più a un elefante che con le sue enormi zampe cerca di entrare in acqua senza fare troppi schizzi, senza riuscirci ovviamente. Ecco, lei è così. Senza grazia.

"Ehi!" urlo per farmi notare. Lei sposta lo sguardo verso di me e poi corre ad abbracciarmi. "Ma che cazzo Ama, sei già ubriaca?" le chiedo mentre cerco di smorzare tutta la sua euforia.

"Ho fatto un sacco di shopping!" mi dice tutta entusiasta e per un attimo mi spiace quasi per Claudio che ha dovuto sorbirsi questo esemplare di foca non ammaestrata. Poi però penso che se non andava lui, sarei di sicuro dovuto andarci io, per cui dentro di me rido sotto i baffi.

"E' stato terapeutico?" le chiedo.

"E' stato trasgressivo! Sopratutto quando il tuo uomo è entrato con me nel camerino per allacciarmi il vestito e le sue mani rudi e forti hanno toccato il mio piccolo corpicino fragile e indifeso e..."

"... e stai zitta che nemmeno ti piace il cazzo!" la insulto amorevolmente.

"Vabbè ma era per farti ingelosire un po' dato che ho saputo che pensavi fosse tornato a casa per vedere il suo ex!" mi dice come se non avesse appena buttato una piccola bomba a mano tra di noi.

"Avete parlato di me?" chiedo finto disinteressato.

"Aaaaahh adesso ti interessa? Sto cazzo che te lo dico succhia peni!"

Non smetterò mai di dire che la odio Cristo Santo!

"Sai cosa ti dico? Vaffanculo, di cuore!" e vado nella mia camera lasciandola nel salone da sola.

Poi inizio a contare mentalmente. Uno, due, tre, quatt.. "Sei il solito stronzo!" inizia a dire entrando nella mia stanza, poi si siede sul letto e comincia a parlare.

"Allora, partiamo dalle cose più importanti. Ti ama. E' follemente innamorato di te e..."

"Ma perché devi sparare queste stronzate?" le chiedo un po' infastidito da quello che ha appena detto.

"Smettila di indossare i para occhi Mario. Non puoi continuare a farti sbattere senza vedere anche quello che ti circonda, i contorni, le sfumature" inizia a dirmi "Lui vuole di più, lui vuole che traslochi a casa sua e no, non me lo ha detto lui questo, ma l'ho capito da sola".

"E sentiamo, su quale base ti sei appoggiata per costruire questo castello?"

"Sei tu il cieco tra i due".

Inizio a spogliarmi, sono stanco e non ho nessuna voglia raccogliere strisce di carta dal distruggi documenti per cercare di ricomporre me stesso. Lui sa come sono fatto, sa che non sono perfetto e spero anche che sappia quanto in realtà io sia fragile. E impaurito.

Lascio la stanza, mi infilo in doccia e mi preparo per l'ultimo matrimonio dell'anno.

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