L'ho chiamato e lui non mi ha detto niente. Non mi ha chiesto di andare a bere un caffè assieme o di sistemare i dettagli del matrimonio in negozio da lui come facevamo sempre prima. Ha fatto finta di nulla, come se noi non fossimo mai esistiti. Forse per tornare ha bisogno di tempo? Ma allora di quanto tempo stiamo parlando? E nel frattempo io cosa devo fare? Attendere o fare qualcosa per fargli capire che lo sto aspettando? Dentro la testa in questo momento è come se avessi un criceto che corre sulla sua ruota imperterrito senza nemmeno rendersi conto che alla fine è sempre fermo nello stesso punto. E io non voglio fare la sua stessa fine. Io voglio indossare un paio di scarpe comode, partire e arrivare a destinazione. Io voglio camminare, andare avanti.
Ed è quello che ho deciso che farò oggi, dato che ancora deve chiamarmi. E anche se le scarpe comode alla fine non sono poi così comode, dato che indosso dei mocassini, me le farò andare bene lo stesso.Mi fermo al bar di fronte al mio ufficio, dove so che fanno il caffè come piace a lui e poi lo raggiungo in fioreria.
La campanella sopra la porta lo avvisa della mia entrata e difatti sento un arrivo provenire dal retro del negozio. Appoggio un fianco al bancone e attendo.
Quando rientra ha in mano un mazzo di rose bianche e, se non fossi certo che non sapeva del mio arrivo, direi che l'ha fatto apposta ad arrivare proprio con questi fiori odiosi davanti ai miei occhi."Oh!" esclama sorpreso.
"Impegnato?" chiedo indicando il mazzo che ancora tiene tra le braccia.
"Nascita" e alza le spalle.
Lo guardo alzando le sopracciglia. "Indovino: non hanno voluto sapere il sesso!"
"Così sembra!" e abbozza un mezzo sorriso.
Quante volte abbiamo discusso di queste scelte tra di noi? Io che la trovavo una cosa ridicola e lui che invece la riteneva una bellissima sorpresa. E da come mi guarda so che sta pensando la stessa cosa.
"Allora.." inizia a dire, " Come mai da queste parti?"
Gli indico il caffè e poi prendo il mio latte macchiato bevendone un sorso.
"Sei venuto a portarmi un caffè?" e il tono della sua voce è un misto tra il sospetto e l'incredulo. Quindi cosa faccio? Che devo dire? Sì, sono passato solo per portarti un caffè?
"No, cioè, uscivo dall'ufficio e sapendo che venivo qua per il matrimonio ho pensato di portare il caffè" e indico anche il mio facendo cenno con la testa.
"Ah ok. Per un attimo ho pensato che..." e si blocca.
"Che..." lo incinto.
"Niente. Una puttanata". Resto deluso ma non credo di poter insistere per cui lascio stare.
"Allora, pensi di riuscire a reperire tutto?" chiedo per cambiare l'atmosfera cupa che è venuta a crearsi.
"Sinceramente non lo so. Ma mancano ancora cinque mesi, no?"
"Sì sì. È solo che volevo avere tutto sotto controllo. Sai come sono" mi sfugge e vorrei ingoiare un cumulo di sassi dopo aver pronunciato l'ultima frase.
"Già".
Che stupido imbecille che sono.
"In ogni caso può essere che finirai con Georgina il lavoro". Continua lui.
Cosa, COSA, C O S A?
"In che senso?" chiedo cercando di mantenere un'espressione indifferente alla sua affermazione.
"Scade il contratto".
Ah.
Sti cazzi.
OK. Rimaniamo calmi perché non significa assolutamente niente."Beh! Manca ancora del tempo per cui inutile pensarci adesso, giusto?"
Mi guarda, mi fissa come se stesse scavando dentro di me, come quando all'inizio della nostra relazione voleva che gli raccontassi i miei più oscuri segreti, ma ora non ho voglia di parlare. Ora vorrei solo due braccia strette attorno a me e prima di combinare qualche casino, dicendo magari qualche altra stronzata, decido di tagliare la corda.
"Che dici, ci sentiamo?" butto lì, prendendo il mio latte macchiato.
"Ci sentiamo".
Saluto con la mano, mi volto ed esco.
E nonostante l'aria fredda che mi colpisce il viso, cerco di rimanere lucido e focalizzato sul risolvere il mio problema. Farlo tornare da me entro questi cinque mesi.

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Drops of us
RomansaUn wedding planner ed un fiorista, in apparenza incompatibili e in disaccordo su tutto. Riuscirà il tempo a fargli capire che sono fatti l'uno per l'altro?