22. Claudio

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"Non ce la faccio più" dico quasi rassegnato davanti all'ennesimo menù del ristorante dove stiamo pranzando.

"Che pesante che sei però!" 

"Io sarei pesante?"

"Sì, tu! Non ti puoi lamentare ogni volta per quello che mangi".

"Io non mi lamento ogni volta" dico indignato. "Giusto ogni tanto!" aggiungo poi.

"Ogni tanto vuol dire tre volte su quattro!"

"Ehi! Mica è colpa mia se qui mangiate solo quattro cose".

Riporto gli occhi sul menù ed è esattamente tutto come era prima. Non è cambiato niente. Salmone, stoccafisso, orso e alce. Ma un cazzo di hamburger fa schifo?

"Sono talmente stanco di sentirti lamentare per il cibo che scapperei!"

"Ahahah! Ti piace troppo farti scopare da me, quindi col cazzo che mi lasceresti qua!" gli dico alzando gli occhi dal foglio di carta che tengo in mano, sempre sperando che si materializzi qualcosa di succulento per il mio palato tutt'altro che fine!

"Pessimo!" mi risponde lui sorridendo.

Alla fine ordino il mio solito trancio di salmone, questa volta però infilato dentro ad un panino, con le patatine fritte. La cosa più unta che si possa ottenere in questo paese disperso. Mentre mangiamo come sempre intavoliamo un discorso fatto di domande, le mie, e curiosità, le sue. Abbiamo abitudini diverse e anche stili di vita molto diversi. 

Qua al nord, dove ci troviamo ora, muoversi in inverno riesce difficile se non si è abituati e dopo una certa ora, non c'è più nessuno per le strade data la scarsa visibilità e la troppa neve.

Io a casa, a differenza loro, nell'ora in cui si rintanano, esco! Inizio la mia serata. E ringrazio di essere finito ad Helsinki e non più su. Almeno in centro sembra esserci ancora un po' di movimento la sera.

Questa mattina, dopo aver fatto colazione, siamo andati nella casa di Santa Claus. Mi ha portato a vedere dove ricevono tutte le lettere indirizzate a lui e dove vengono costudite in base alla nazione di origine. Abbiamo fatto un giro nel suo negozio di regali tra le note delle migliori canzoni natalizie e poi siamo andati a farci fotografare assieme a lui. Babbo in centro seduto su un trono e io e Mario ai suoi lati seduti su una panca di legno, con le sue mani ad abbracciarci. 

E nonostante io sia grande per credere in queste cose, l'atmosfera gioiosa e genuina che si respirava, mi ha regalato momenti di entusiasmo fanciullesco.

Prima di pranzare abbiamo visitato anche il parco con gli husky che in inverno trainano le slitte sulla neve per i bambini, abbiamo giocato con loro e scattato molte foto di noi assieme a questi giocherelloni.

E ora che abbiamo finito di pranzare, la merdaccia ha pensato che sarebbe stata un'ottima giornata per fare rafting.

Dopo aver pranzato.

Col gelo che c'è.

Lo odio.

A colpi.

Perché altre volte mi piace, purtroppo.

E alla fine cedo e andiamo al fiume.

Quando arriviamo ci sono già altri due ragazzi assieme all'istruttore e deduco che saliremo sul raft con loro. 

Mario si presenta e subito dopo presenta anche me. Lo sento mentre parla con loro e non capire un cazzo di quello che dicono mi lascia perplesso.

Quando i due si allontanano lo prendo per mano, come a cercare una rassicurazione nel contatto fisico. Lui si gira verso di me e, guardandomi negli occhi, mi dice che non c'è niente di cui preoccuparsi.

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