6 - Ti piace la baguette?

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REVISIONATO

MELISSA'S POV

Suona la sveglia, stavolta riesco subito ad alzarmi e a prepararmi.
Si vede che finalmente ti sei svegliata con il buon umore e con la voglia di vivere...
Adesso non esageriamo, al massimo mi sono svegliata senza istinti omicidi.
Guardo la mia figura allo specchio e vedo delle fantastiche occhiaie ed un fottuto mostro enorme sulla mia faccia.
Perfetto, questa nuova giornata inizia benissimo.

Prendo tutto il necessario per la scuola, ovvero lo zaino, l'astuccio, i libri, una sedia, una corda per impiccarmi ed esco di casa.
Durante il tragitto noto che fa un po' freddino.

Quindi mi levo la giacca.

Poi passati 10 minuti, le strade sono di nuovo illuminate dal sole e inizia a fare caldo...

Quindi mi rimetto la giacca.

Mi spieghi qual è il tuo fottuto disturbo mentale?

*****

Durante il tragitto mi sono messa a calciare i piccioni senza riuscire mai a beccarne uno, che schifo la vita.
Inoltre sono anche arrivata a scuola in ritardo.
Come al solito, tu sei ritardata.
Si dice ritardataria.
Tu sei entrambe le cose.
Ma così ti stai offendendo da sola...
Non è colpa mia se sei bipolare.

Incomincio a correre verso l'aula, noto che l'insegnante non è ancora arrivato... Ma mi accorgo che in quest'aula ci sono tutti i ragazzi che ho conosciuto in questi giorni e che sono rimasti impressi nella mia mente a causa di avvenimenti piuttosto strani e... bizzarri.

Accendino boy,
Capelli unti,
Ascella sudata,
Il cinese.

Dio santissimo...

Ah no scherzavo, Dio al momento non è presente in quest'aula.

Faccio scorrere il mio sguardo lungo tutto il foglio dei corsi e, una sola parola, scatena in me un misto di emozioni diverse.
Ora c'è la lezione di lingua francese e  mi fiondo nell'unico banco disponibile.
Quello vicino a Michael Clifford alias accendino boy.
Mi rivolge un cenno ed io ricambio, in questi giorni abbiamo parlato poco e niente, ma credo di essermi già fatta un'idea su di lui.
Tipo che ha dei capelli più belli dei miei.

«Allora? Come te la stai passando?» Mi domanda amichevolmente, forse per intrattenere una conversazione. Peccato che io sia propensa alle conversazioni come il mio gatto è propenso a dimagrire.

«Bene,» taglio corto. Non sono mai stata una persona socievole, preferisco starmene da sola per fatti miei.

«Sabato ci sarà una festa, vuoi venire? Sei invitata.» Continua a parlarmi Michael, cercando di attirare la mia attenzione, visto che sono persa tra i miei pensieri.

«Ci penserò,» ribatto, fingendo che quella festa possa interessarmi. Ovviamente non è così.

Devo fare altre cose.
Ovvero: dormire.

La professoressa di francese entra in classe, stranamente senza una baguette sotto l'ascella e tutti si alzano in piedi.
Tutti tranne me.

«Bonjour les gars! Je suis votre nouveau professeur de français, je m'appelle Jaqueline Bernard.» Parla in francese la professoressa, nessuno ci capisce niente e quindi io faccio una smorfia.

«Je me pass po cazz.» mi affretto a risponderle scocciata in napoletano, peccato che lei mi abbia sentito.

(Traduzione: "Non me ne importa un fico secco." Mentre di quelli grassi, sì. Va bene, mi ritiro, addio.)

Mi fissa con uno sguardo strano.
«Quello non era francese,» mi rimbecca la professoressa, accigliandosi. «Cos'hai detto?» Mi domanda e tutti si girano verso di me per guardarmi.

Inventati qualcosa, Melissa.
Non puoi mica dirle la verità!

Tossisco, schiarendomi la gola.
«È un saluto formale molto amichevole e garbato,» mi affretto a dirle e tutti i qui presenti sembrano piuttosto incuriositi. «Si utilizza, di solito, quando una persona parla molto e si vuole sviare l'argomento. In effetti, potrebbe anche essere utilizzato come entrata di scena o come uscita ad effetto. Ad esempio: "È stato bello conoscere la tua vita, i tuoi segreti più oscuri, quante storte hai preso, quante volte sei andato nel bagno trasformandolo in una camera a gas che Adolf Hitler, spostati, ma a me je me pass po cazz e tutt cos".» Spiego brevemente, la professoressa è talmente presa dalla mia spiegazione che pende dalle mie labbra.

Difatti, a fine lezione, la prof se n'è andata via dicendo:
«Je me pass po cazz e tutt cos, au revoir!»

*****

Mi appoggio con la schiena al mio armadietto e fisso annoiata il ragazzo che ho di fronte.
«Che c'è, Mike?» Gli domando e lui si appoggia a sua volta col gomito sull'armadietto di fianco al mio.

«Vieni anche tu alla festa, dai! Sarà divertente!» Esclama eccitato, per poi estrarre il suo cellulare dalla tasca del jeans. Guarda la mia faccia contrariata ma fa spallucce e continua a parlare, imperterrito. «Dammi il tuo numero, così ti invio tutte le informazioni relative alla festa.»

Mi arrendo e gli detto il mio numero, con la coda dell'occhio noto una figura incappucciata uscire dall'ufficio del preside.
Credo che sia il ragazzo di ieri, l'asiatico.
Si scopre il volto e mi soffermo su ogni tratto del suo corpo.
Pelle ambrata, occhi neri come la pece e i capelli del medesimo colore.
«Come si chiama quel cinese?» Domando a Michael sottovoce indicandolo, senza farmi notare dal diretto interessato.

Michael volge lo sguardo sul ragazzo e mi sorride divertito.
«Lui è Calum Thomas Hood, il co-capitano della squadra di football. È neozelandese, non cinese.» Mi corregge ed io alzo gli occhi al cielo. «È un mio caro amico e sarà presente anche lui alla festa, visto che è uno dei festeggiati.» Mi informa ed io lo fisso confusa.

«Uno dei festeggiati?» Gli domando, perplessa. «E gli altri chi sono?»

«Io, Luke ed Ashton.» Afferma tranquillamente. «Siamo nati esattamente lo stesso mese, lo stesso giorno e lo stesso anno, incredibile, vero?» Domanda retorico, facendomi boccheggiare.

Mi porto una mano sulla testa.
Ma è assurdo.
Michael fissa la mia faccia sconvolta e scoppia in una risata fragorosa.
Mi sta prendendo in giro?
«Noi quattro siamo diventati subito amici quando l'abbiamo saputo, l'abbiamo preso come un segno del destino. Anche se, in realtà, io e Luke ci conosciamo da una vita. Ashton e Calum sono arrivati dopo, precisamente l'anno scorso.» Mi spiega, sorprendendomi più di prima.

Qui c'è qualcosa che non quadra.
Non è possibile.
«Meraviglioso», mormoro poco convinta, questo è un motivo in più per cui non devo andare a quella benedetta festa.
«Hai detto che la festa si farà sabato?» Domando, segnandomi il suo numero sul mio cellulare.

«Sì, sabato, ossia domani. 18 settembre, per precisione.» Afferma, facendomi un occhiolino e rivolgendomi un sorriso a settantotto denti.

Strabuzzo gli occhi e il cellulare mi cade dalle mani, provocando un rumore, alcuni studenti si girano verso di me, mi scrutano con curiosità.
Deglutisco rumorosamente e Clifford continua a fissarmi confuso.
«Michael, domani è anche il mio compleanno.»

*****

THE WIND ROSE || 5sosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora