17 - Diamo inizio alla partita

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REVISIONATO

MELISSA'S POV

Fisso la ragazza di fronte a me.
Arzaylea si guarda intorno e non mi presta un mimimo di attenzione.
Iniziamo bene.
«Non hai mai visto un'infermieria?» Le domando inacidita e allo stesso tempo spazientita dal suo comportamento.

Lei fa spallucce e sospira, continua a perlustrare la stanza sotto il mio sguardo. Continuando a non guardarmi.
«Dovresti essere tu, fra noi due, quella meravigliata dell'infermieria, dato che nelle scuole italiane c'è a malapena la carta igienica.» Sbotta improvvisamente ed io roteo gli occhi.

Be', in fin dei conti non ha tutti i torti.

La fisso a braccia conserte ed inarco un sopracciglio verso la sua direzione.
«Adesso potresti spiegarmi cosa vuoi? Forse rivendicare il tuo omicidio mancato?»

Arzaylea sospira, si dondola sui talloni e abbassa lo sguardo, per non guardarmi.
«Senti mi dispiace, okay? Non era mia intenzione spingerti.» Borbotta con voce flebile, gesticolando.

Assottiglio lo sguardo e scuoto la testa, sbuffando una risatina.
«Perché sei qui?» Sbotto, sprezzante.

Porta le mani alla bocca e si mangia le unghie dal nervosismo, per poi scuotere il capo.
«Volevo scusarmi,» ammette in un sussurro, grattandosi la nuca con fare imbarazzato.

Mordo l'interno delle mie guance e la fisso confusa.
«Perché lo dici sottovoce? Hai paura di rovinare la tua reputazione? Ti spaventi nel sapere che qualcuno possa capire che tu sia qui?» Domando con sarcasmo.

Arzaylea dilata gli occhi ed il suo sguardo sembra un misto di emozioni, sembra sorpresa, ma allo stesso tempo perplessa.
«Come fai a saperlo?» Sussurra nuovamente e butta lo sguardo un po' ovunque, spaesata.

Mi acciglio, piego la testa di lato e mi avvicino di più a lei.
«Sapere cosa?»

Arza sembra riprendersi dal suo stato di trance e indietreggia.
«Niente, lascia perdere.» Si affretta a dire, mentre chiude con un gesto rapido lo zaino, portandoselo sulle spalle. «Volevo solo scusarmi,» dice infine, muovendosi a passo veloce verso l'uscita, ma io l'afferro per un braccio, facendola voltare di nuovo verso di me.

«Che succede, Rodriguez?» Ringhio, fissandola in cagnesco. «Mi stai forse nascondendo qualcosa?» Sibilo, se sta cercando di omettere qualcosa di importante... non mi aiuta.

Lei sembra sorpresa, ma poi ritrae di scatto il suo braccio dalla mia mano.
«C'è che non succede niente,» mi risponde inacidita, con la sua solita facciata da stronza. «Non volevo spingerti e provocarti dei danni cerebrali, per quello ci ha già pensato la natura al posto mio.» Sputa le parole sprezzante, ed io faccio una smorfia.

La spingo bruscamente verso l'uscita, esasperata della sua inutile presenza.
«Sei inquietante quasi come il professore di scienze motorie quando si scaccola mentre è convinto di non esser visto da nessuno.» Le rispondo a tono, sbeffeggiandola, per poi uscire a mia volta dall'infermieria.

*****

Non appena entro in questa palestra enorme, ho tutti gli sguardi puntati su di me.
Soprattutto quello del professore, visto che mi sta guardando malissimo.
«Mrs Parker, lei è puntuale come un orologio svizzero, è arrivata qui esattamente 20 minuti dopo l'inizio della lezione.» Ironizza Mr Cooper, scatenando delle risate generali da parte dei miei compagni.

Brutti stronzi.
Ridete solo perché volete la sufficienza nella sua materia.
Stupide pappamolli.

«Professore, ho avuto un problema.» Mi limito a dire, guadagnandomi un'occhiata annoiata da parte sua.

«Non mi interessano i tuoi problemi, tutti abbiamo dei problemi.» Risponde con uno sbuffo, portandosi il fischietto sulle labbra.

«Sì, lo so prof, ma-» ma il fischio fastidioso causato da lui, mi interrompe.

«Ragazzi, ad esempio, ogni mio capello in testa equivale ad una gioia che ho avuto nella mia vita.» Afferma con convinzione il professore ed io lo fisso confusa.

Mi porto la mano sulla tempia dolorante.
«Prof, ma lei è calvo...» mormoro, tossendo.

Mr. Cooper alza le mani in aria.
«Appunto.»

Sospiro e il professore riprende a parlare, camminando avanti e indietro freneticamente, quasi a farmi venire la nausea.
«Le gioie non esistono, i problemi invece, sì.» Prosegue infine, scatenando un brusio. «Adesso basta, silenzio!» Ci intima, zittendoci.

Il prof riporta lo sguardo su di me.
«Adesso ci sarà la partita, ma prima dovrete creare delle squadre. Parker, dato che tu non hai fatto nessun tipo di riscaldamento, sarai la leader della prima squadra.» Afferma con un sorrisetto sadico stampato in faccia.

Sbuffo, è uno di quei momenti in cui non voglio fare nulla, tranne che sotterrarmi.
«Non so giocare a pallavol-»

«Non mi interessa, a scuola si viene per imparare.» Ribatte, stizzito.
«Ed io, ovviamente,» il prof indica se stesso. «Sarò l'arbitro e Rose Jenson, sarà la leader dell'altra squadra.» Conclude, allontanandosi da noi per dirigersi alla sua postazione.

Vedo che Rose ha già scelto Calum nella sua squadra, come primo componente.

Non ci credo, quella stronza ha scelto l'unica persona che non doveva scegliere.
Durante la partita una schiacciata in faccia non gliela leva nessuno.
Mi ha rubato il cinese.

Mi mordo il labbro inferiore per trattenermi dal dire cose brutte e faccio scorrere il mio sguardo su tutti i qui presenti.
«Michael vieni nella squadra dei vincitori, su.» Lo richiamo con enfasi, lanciando un'occhiata di sfida alla psicopatica.

Michael corre verso me e mi batte il cinque.
Intanto Rose ha scelto una ragazza, ed io non ho la più pallida idea di chi sia.
In realtà la maggior parte delle persone presenti in questa stanza non so chi siano.
«Mi piace questa squadra,» bisbiglia divertito nel mio orecchio accendino boy, facendomi un occhiolino.

Strizzo l'occhio anch'io a mia volta.
«Perché ci sono io, ovvio che ti piace,» mormoro altezzosa. Guardo Ashton divertita e lui fa un segno di "no" con la mano, per farmi intendere che non ha nessuna intenzione di venire nella mia squadra. Bene.
«Irwin!» Lo richiamo, facendogli capire che l'ho appena scelto.

Rose sceglie qualcun altro ed io scrollo le spalle.
«Luke Hemmings, alza il culo e vieni nella mia squadra.» Dico, beccandomi un fischio da parte di Mr. Cooper.

«Parker!» Urla il mio nome ed io mi volto verso di lui, sorridendogli innocentemente. «Non si dicono le parolacce!» Continua a gridare con quel maledetto megafono, stonandomi le orecchie.

No.
Di nuovo quell'aggeggio infernale.
Non ci credo.
«Prof, ma la parolaccia era riferita a Hemmings!» Mi giustifico.

«Ah allora va bene, puoi dirgliene di tutti i colori!»

Luke rivolge un'occhiataccia al prof mentre a me scompiglia i capelli, giusto per darmi fastidio.
«Non mi sopporta,» mi dice, indicando Mr. Cooper.

«Nessuno ti sopporta, Hemmings.» Rincaro la dose e lui non risponde alla mia provocazione, come al suo solito.

Rose intanto ha scelto un altro ragazzo, se non mi sbaglio è quello con il nome ridicolo.
Il famosissimo Fred Dyna.
Io per par condicio scelgo la sorella, Kal Dyna.
Giusto per rendere ridicola anche la mia squadra.

Rose ha già scelto anche l'ultimo componente della sua squadra ed io chiamo uno a caso.
Tanto per me sono tutti uguali.
Non conosco nessuno.

Il professore fischia.
«Diamo inizio alla partita!»

*****

THE WIND ROSE || 5sosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora