Ero seduta da almeno mezz'ora sullo sgabello di questo bar che aveva aperto da poco. Avevo ordinato dello scotch doppio ma sembrava che se ne fossero dimenticati. Presi una sigaretta dalla mia pochette e stavo per accenderla ma qualcuno mi fermò.
"Non è una sala fumatori questa" un tipo mi tolse la sigaretta da bocca e guardandomi di traverso mi indicò l'uscita "Si va fuori per fumare" tuonò.
"Sto aspettando il mio scotch da mezz'ora, siete degli incompetenti, fatemi parlare col titolare" mi inviperii, come si permetteva di trattarmi così?
"Ce l'ha di fronte. Mi dispiace per l'inconveniente" mi disse, poi si voltò un attimo e continuò verso un suo dipendente "Salvatore, la signorina sta aspettando ancora lo scotch" disse e il ragazzo annuì portandomelo immediatamente.
"Meglio tardi che mai" risposi inghiottendolo e subito dopo cercai di riaccendermi la mia Marlboro rossa.
"Le ho detto che qui non si può" me la tolse di nuovo di bocca e mi parlò guardandomi dritto negli occhi.
"E perché lei può? Perché si scopa il tuo capitano?" Restando con gli occhi nei suoi indicai con l'indice una ragazza seduta su uno sgabello a qualche metro da me. Era formosa, capelli lunghi e lisci, occhiali grandi e trucco perfetto. Rideva e scherzava con Hamsik e tra le labbra aveva una sigaretta. Non so in che rapporti fossero i due ma in quel momento neanche mi interessava saperlo.
"Non la sta fumando e il resto non ti riguarda" incrociò le braccia come per sfidarmi, stava aspettando la mia risposta.
"Se mi faccio scopare da te, posso fumare anche io qua dentro?"
"Non succederà"
Risi, era una sfida?
"Non scherzare con il fuoco, va a finire che ti bruci"
"Sono abituato a camminare tra le fiamme, ormai il fuoco non mi fa più paura" disse.
Mi alzai dallo sgabello sporgendomi con metà corpo dall'altra parte del bancone. Avvicinai le mie labbra al suo orecchio più che potei, mi inumidii le labbra e parlai.
"Io sono l'inferno, l'hai mai provato l'inferno?" Domandai. Gli sorrisi soddisfatta e lui ricambiò. Senza aspettare la risposta poggiai cinque euro sul bancone e me ne andai, soddisfatta per le risposte che ero riuscita a dargli.Me ne tornai a casa e le urla di mia madre mi accolsero.
"Mi servono soldi" mi chiese.
"Lo stipendio lo prendo dopodomani"
"Ora non hai niente, nemmeno cinque euro?"
"No" scossi la testa, ce li avevo ma sapevo che le servivano per andare a giocare alle slot e non volevo che usasse i miei soldi così.
"So che ce li hai, dai solo cinque euro.." mi sorrise dolcemente come faceva solo quando voleva i miei soldi, o quando c'era ancora papà.
"Ho detto di no" risposi fredda e me ne andai.
"Devi partecipare alle spese di questa casa! Sei adulta non posso fare tutto io!" La sentivo urlare mentre mi spogliavo per infilarmi sotto la doccia. Risi alle sue parole. Lei non lavorava, l'unica a farlo ero io. Il mio stipendio di millecinquecento euro da orlatrice di borse in fabbrica serviva per pagare l'affitto, le bollette e tutto il resto. Mi restavano poche centinaia di euro al mese che in parte conservavo e in parte usavo per uscire. Le davo cento euro al mese per le sue cose personali, ergo le slot, che però nel giro di poche ore le terminavano. Veniva a richiedermi soldi solo a fine mese durante il resto dei giorni non so e non voglio nemmeno immaginare come faceva a procurarseli.
Ho provato diverse volte a portarla in una clinica per i ludodipendenti ma non ha mai funzionato. Con lei niente funzionava.
Come con me.
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Heartless | Arkadiusz Milik
Hayran KurguIl miglior modo per non farti spezzare il cuore è fingere di non averne uno. •|Fanfiction su Arek Milik|• Pubblicata il 7/01/19