C'erano i giorni in cui stava bene. Rideva, scherzava, voleva guardare i film, rivedersi le mie partite vecchie, mangiare gelati. Quando era così, mi sembrava che stesse migliorando, che, per quanto fosse possibile, il dolore stesse passando e lei stesse ritornando quella di sempre. Ma spesso questi giorni venivano bruscamente interrotti da giornate no, giornate in cui mi riempiva di cattive parole, mi accusava di cose non vere, diceva di odiarmi. All'inizio ci restavo male ma poi lo psicologo che ci aveva in cura disse che era una fase normale e sia io che lei ci tranquillizzammo un po'.
Mi sforzavo di farla stare bene, di non farle mancare niente senza asfissiarla. Cercavo di restare calmo anche quando mi spingeva al limite. Qualche volta non ci riuscii perché lei sapeva quali erano i miei punti deboli e poi perché ero stressato dalla situazione con Beatrice.
Gli inquirenti ogni giorno mi dicevano che non avevano trovato nulla di concreto contro di me ma che le indagini non erano finite e quindi non potevano far cadere le accuse.
Vedevo spesso Beatrice, non ci dicemmo mai nulla. Una volta che incrociai il suo sguardo mi sembrò triste, come se tutto quello che stava succedendo era molto più pesante e grave di ciò che si era immaginata.
Si metteva questa situazione, in più Federica che non stava ancora bene e io mi sentivo una bomba pronta ad esplodere.
Finalmente dopo un mesetto dall'operazione Federica sembrò riprendersi. Tornò quella degli ultimi mesi, ricominciò a lavorare prima del previsto, ricominciammo ad uscire insieme la sera. Molte persone per strada mi additavano, chiacchieravano, pettegolavano sul mio conto. Lei li guardava male, li zittiva, li derideva. Era il suo modo di difendermi, di proteggermi da quelle malelingue.
Ricordo che un giorno tornai a casa dopo aver parlato col Presidente De Laurentiis e mi ritrovai in casa Beatrice. Era seduta al nostro tavolo, in lacrime. Federica la ascoltava, era in piedi, sorseggiava un thé.
"Mi devi perdonare, non so che mi ha detto il cervello, ero gelosa, accecata dall'invidia. Vi vedevo felici, stavate mettendo su famiglia, vivevate insieme. Non so che mi è preso.." continuava a dire.
"Perché lo dici a me? Dillo ai carabinieri e risolvi questo guaio" le rispose. Beatrice allora si accorse di me, balzò in piedi e mi raggiunse. Mi abbracciò, io allargai le braccia per allontanarla, lei si strinse ancora di più a me. Mi fece pena, nient'altro che pena. Alzai lo sguardo verso Federica che sembrò turbata, svuotò la tazza col thé nel lavandino e uscì dalla stanza.
Solo allora capii veramente il male che le avevo fatto avvicinandomi alla sorella.
Mi staccai Beatrice di dosso ma non riuscii ad allontanarmi perché ricominciò a parlare.
"Ti giuro che vado dai carabinieri domani stesso e dico tutto, te lo giuro Arek, te lo giuro" continuava a dire singhiozzando "mi dispiace per quello che ti sto facendo passare, mi dispiace per l'aborto e il dolore, mi dispiace per tutto" urlò battendo i pugni sul tavolo.
"Vai dai Carabinieri e ne riparliamo. Ora abbiamo da fare" le aprii la porta e lei se ne andò. Andai subito nel salone e trovai Federica sul divano che sfogliava il plico con tutte le ecografie che aveva fatto da quando aveva saputo di essere incinta.
Mi misi vicino a lei ma notai che non stava piangendo, non era triste. Anzi avevo un bel sorriso, annuiva commossa ad ogni immagine ' ti ricordi qui avevamo appena fatto questo, qui avevamo appena fatto quest'altro..' diceva ogni volta che girava pagina ricordando quei bellissimi mesi.
Alla fine mi abbracciò e mi ringraziò.
Ebbi la conferma di amarla alla follia e volevo a tutti i costi renderla felice, per sempre.***
Oggi il polipetto compie 25 anni, si sta facendo grande💗💗💗
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Heartless | Arkadiusz Milik
FanfictionIl miglior modo per non farti spezzare il cuore è fingere di non averne uno. •|Fanfiction su Arek Milik|• Pubblicata il 7/01/19