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Avevo acceso il camino nonostante fosse inizio novembre e a Napoli ci fossero ancora quindici gradi. La sera l'aria si faceva più fresca ma niente in confronto al freddo che ero abituato a sopportare in Polonia o in Olanda. Qui si stava bene anche in pieno inverno ma il camino lo accendevo più che altro per compagnia. Ero da solo mentre la aspettavo, e se non avessi saputo che era da Piotr, lo avrei chiamato per passare la serata insieme come spesso facevamo. E invece stasera no, ci gioco da solo a FIFA. Preferivo distrarmi che stare lì a pensare a cosa stessero facendo nella villetta accanto alla mia. Nemmeno volevo pensarci anche se lo sapevo bene.
Quando il display si illuminò con una sua notifica di Whatsapp le risposi subito.

Sono fuori, dove nascondo l'auto?

Mi scrisse. Trovava sempre il modo di farmi innervosire, sembrava divertirsi proprio. Gliela feci parcheggiare sul retro sotto ad un capanno che ha un'uscita secondaria. Le aprii la porta e aspettai che arrivasse da me. Entrò e anche solo vederla mi fece l'effetto di un pugno nello stomaco.
"Eccomi, scusa il ritardo, dovevo finire non mi piace lasciare le cose a metà" disse sorridendo con i capelli scompigliati e il residuo del rossetto appena accennato.
"No problem" mi finsi indifferente ma ci stavo male quando mi spiattellava queste cose in faccia, senza ritegno e rispetto.
Annuì e si avvicinò a me. Mi poggiò le mani sulle spalle e si alzò sulle punte lasciandomi un bacio a stampo. Ne approfittai e subito la baciai. Le mie mani scivolarono sui suoi fianchi morbidi e le nostre lingue si intocigliarono sempre di più. Fece un saltello e si aggrappò con le gambe intorno al mio busto. La portai in braccio fino al tavolo della cucina e la feci sdraiare lì sopra. Le baciai di nuovo le labbra che erano ancora rosse e gonfie per baci non miei. Le baciai il seno dove potevo chiaramente vedere un segno rosso ancora fresco. Mi fermai un attimo, lei mi guardò.
"Mi vuoi sempre o no?" Mi domandò. Annuii, ero deciso a dimostrarle che la volevo nonostante facesse di tutto per allontanarmi da lei.
Arrivai con le labbra tra le sue gambe, proprio lì nel mezzo. Era ancora calda e dovetti scacciare il pensiero di Piotr al mio posto qualche minuto prima di me, per poter continuare.
Le entrai dentro e lei strizzò gli occhi mordendosi le labbra. Urlava e si dimenava sotto di me, mi stringeva le gambe dietro alla schiena, sentivo le sue unghia conficcarsi nelle mie braccia.
"Questo con lui lo fai? Questo con lui lo senti?" Le chiedevo ad ogni affondo, ad ogni suo gemito. Scosse la testa poi mi guardò negli occhi e rispose.
"No Aro, solo con te. Fammi quello che vuoi" quasi mi pregò. Mi bloccai, sapevo che stava dicendo la verità ma ne volevo la dimostrazione.
"Tutto?"
"Sì" annuì senza paura.
La baciai ancora, poi la feci voltare.
"L'hai mai fatto qui?" Le accarezzai la schiena fino ad arrivare alla curva del fondoschiena e lei si girò di scatto guardandomi.
"No" rispose senza aggiungere altro.
"Vuoi farlo ora?"
"Sì" disse di nuovo e si voltò stringendo forte gli occhi.
Mi posizionai e feci più pressione del solito. Le presi i seni tra le mani e li strinsi, poi la feci girare verso di me e la baciai mentre le entrai completamente dentro. Arrivai in fondo e si rilassò. Iniziai ad andare su e giù e vedevo che reagiva bene, le piaceva e mi stringeva le mani che avevo ancora sui suoi seni.
"Solo con me Fede, giuramelo"
"Sì, te lo giuro Aro, te lo giuro"
Continuai a farla mia e a assaporarla in ogni modo possibile.

Adoravo tutto di lei nonostante fossimo completamente diversi. Lei era un terremoto, era scontrosa, acida, per niente dolce e romantica. Era menefreghista e a volte arrogante, le interessava solo di lei e di nessun altro. Era irrequieta, irriverente, intelligente. Aveva sempre la battuta pronta, capiva sempre tutto prima degli altri. Era quasi imbarazzante stare con lei. Io ero il contrario, tranquillo, serio, dolce a volte ingenuo. Volevo solo una storia normale ma sapevo che con lei la normalità non poteva esistere. E sapevo che proprio per questo, stare con lei doveva essere la cosa più bella del mondo.
Nonostante le nostre enormi diversità, non avevamo praticamente nulla in comune, non riuscivo a starle lontano. Quando ero a lavoro la pensavo, al bar anche, quando a letto chiudevo gli occhi per dormire era lì con me come se la sua immagine fosse tatuata nelle mie palpebre. Non riuscivo a liberarmene e anche se può sembrare strano, anche solo pensarla, nonostante tutto, mi faceva stare bene.

Heartless | Arkadiusz MilikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora