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"Chi hai portato qui dentro?" Avevo lasciato andare mia madre dentro mentre io parcheggiavo e prendevo i suoi bagagli. Quando la raggiunsi in casa, trovai un disastro. Pentole ovunque, vestiti femminili sul divano e confusione sparsa.
"Ma che cazzo è successo qui.." mi guardai intorno, avevo lasciato la casa in perfetto stato e non capivo perché ora era così.
"Arek non dire parolacce e poi devi essere più ordinato, guarda qui che macello"
"Andavo di fretta, ora sistemo.." mi giustificai anche se sapevo di non avere colpe.
"Da quando hai una ragazza?" Mi chiese prendendo una minigonna che era lì sul divano.
"Non ho la ragazza mamma, te l'avrei detto"
"Di chi è questa roba allora?" Cacciò gli occhi fuori dalle orbite e si sporse verso di me. Mi madre era all'antica, non potevo dirle che facevo sesso con una che non faceva che disprezzarmi ma di cui ero pazzo.
"Una ragazza che ogni tanto frequento" spiegai. Lei annuì e mi avvicinò accarezzandomi il viso.
"Eri con lei vero stamattina?" mi domandò. Con i suoi occhi dolci e rassicuranti mi guardava e non riuscivo mai a mentirle. Avevo sempre sognato di trovare una ragazza come mia madre, gentile, altruista, dolce e amorevole ma non ne avevo mai trovate. Sorrisi amaramente quando pensai a Federica che era praticamente l'opposto: burbera e arrogante, voleva sempre vincere e io gliela davo sempre vinta. Con lei mi sentivo sempre inferiore e debole ma poi in un secondo sapeva capovolgere la situazione e farmi sentire da re.
"Sì ero con lei, mi dispiace ma ho perso il senso del tempo"
"Non ti preoccupare, l'importante è che ti renda felice" mi disse, io annuii ma sapevo che non era proprio così. Mi sorrise e salì in camera sua a riporre le sue cose.
Io sistemai un po' la confusione in cucina e mandai un messaggio a Federica per dirle quanto era stata stupida e infantile a fare una cosa del genere con mia madre in casa. Rispose che stava solo scherzando e che dovevo prendere la vita con più leggerezza. Non le risposi più, salii in camera di mia madre e la aiutai a sistemare le sue cose.
Mi preparò la zuppa di pollo come solo lei sapeva fare e la mangiammo insieme. Dopo cena ci mettemmo vicino al camino e ci raccontammo ciò che ci era successo nei mesi precedenti. Averla qui a casa mia era una sensazione magnifica, mi faceva tornare bambino. La amavo più di quanto avessi mai amato qualsiasi altra persona in vita mia. Mi ero promesso di renderla una regina con il mio lavoro, di farla smettere di lavorare, di farla vivere nelle agiatezze perché si era sempre sacrificata per noi figli e meritava di avere una vita tranquilla.
Mentre chiacchieravamo e ridevamo tra di noi, qualcuno bussò alla porta. Mi stranii perché non aspettavo nessuno ed erano quasi le undici. Pensai fosse Piotr che era venuto a salutare mia madre ma poi ci ripensai perché non sarebbe mai venuto a quest'ora tarda.
"Chi è?" Chiesi aprendo la porta.
"Ciao, ho portato i cornetti" era Federica, mi mostrò il sacchetto con i cornetti e mi sorrise sprezzante entrando in casa senza chiedere il permesso. Feci un salto verso di lei e le presi un braccio.
"C'è mia madre, non è il momento"
"Lo so, per questo sono qui" sorrise più di prima e si divincolò dalla mia presa.
La seguii fino ad arrivare vicino al camino dove c'era mia madre. La salutò in polacco, cosa che mi stupì non poco. Poi parlarono in italiano perché mia mamma qualcosa lo capiva avendo lavorato tanti anni in Fiat.
"Ho portato i cornetti, spero non sia un problema"
"No, certo" mia madre si alzò e la accolse tra le sue braccia. Sperai che non fosse uno dei suoi sporchi giochetti perché non l'avrei tollerato, non di nuovo.
"Scusi per il disordine che ho lasciato, dovevo correre a casa da mia madre che è a letto malata" fece un'espressione e una voce pietosa e mia madre le credette. Era un'attrice perfetta.
"Ora come sta?"
"Meglio grazie. Appena è stata meglio sono corsa qui per scusarmi e per conoscerla, Aro sa quanto ci tenevo" disse e si sedette sulle mie gambe lasciandomi un bacio sulla guancia. Mi guardò e mi sorrise, si stava comportando come una fidanzata ma entrambi sapevamo che non era così. Non dicevo niente per non fare scenate davanti a mia madre ma appena sarei stato da solo con Federica gliele avrei cantate.
Continuò a parlare con mia madre amorevolmente, mi baciava di tanto in tanto, mi abbracciava. Quando fu mezzanotte passata mia madre andò a dormire e restammo soli.
"Perché tutto questo?" Le chiesi calmo.
"Perché mi andava. Ora per esempio mi va di scoparti" mi disse come se fosse la cosa più normale del mondo. Mi saltò al collo e mi baciò. Mi teneva stretto a lei e mi trascinò fino alla mia camera.
"Mia mamma ha il sonno leggero, facciamo piano" le dissi prendendola in braccio e facendola stendere sul letto.
"Certo" annuì ma non mi sembrò seria. Si lasciò spogliare e le entrai dentro subito, calandomi solo i calzoni con ancora tutto il resto addosso.
"Sì, Aro, sì.. continua.. sì.." iniziò ad urlare disobbedendo al nostro accordo.
"Shhh, zitta" le tappai la bocca con una mano ma poco dopo preso dal momento gliela lasciai e ricominciò ad urlare ancora più di prima. Ero troppo coinvolto per fermarmi ma la pregai di smetterla. Non mi ascoltò e quando terminammo la rimproverai.
"Sei un vecchio, è stata la cosa più eccitante che abbiamo fatto da quando ci conosciamo" sospirò sfiorandosi tra le gambe "voglio rifarlo, sei pronto?"
"No basta, che ti sei messa in testa di fare?" Mi voltai dall'altro lato e non le diedi più ascolto. Mi pregò di rifarlo, me lo chiese per mezz'ora di seguito ma stavolta non acconsentii. Alla fine si stancò, sbuffò e si addormentò.
La mattina quando mi svegliai lei non era accanto a me. Saltai fuori dal letto, avevo il terrore che stesse da sola con mia madre perché sapevo di cosa era capace. Scesi di corsa e le vidi chiacchierare. Le salutai e loro ricambiarono.
"Tesoro stavo raccontando a tua mamma di quanto ci divertiamo insieme, soprattutto a letto" mi disse. Diventai rosso appena incrociai lo sguardo di mia madre. Scosse la testa e si alzò andando a posare la sua tazza.
"Non devi lavorare?" Le domandai.
"Tra poco vado" rispose quasi stizzita, come se fossi io quello sbagliato.
Dalla cucina la voce di mia madre mi arrivò come un avvertimento.
"E' una ragazza complicata, ti porterà solo guai" mi disse in polacco. Annuii dandole ragione.

Ero davvero stanco di questa situazione, dovevo fare qualcosa.

Heartless | Arkadiusz MilikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora