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Lavoravo qui ormai da una settimana. Finivo in fabbrica alle sei, tornavo a casa a fare una doccia veloce, mi mettevo la divisa del Food&Ball e alle otto e mezza iniziavo il mio turno che terminava poi a mezzanotte. Arek mi aveva fatto un contratto a chiamata che mi permetteva di fare il doppio lavoro e di guadagnare di più. Mi riusciva abbastanza bene il mestiere di cameriera non avevo ancora imparato bene però ad avere a che fare coi clienti. 'Hanno sempre ragione' mi ripeteva Arek ma più me lo diceva più me ne fregavo. Cercavo di non rispondergli troppo, soprattutto davanti agli altri, facevo la brava ma neanche questo funzionò. Non mi voleva vedere se non al ristorante. Non sapevo più come provarci, forse questa cosa di lavorare con lui era stata un'idea sbagliata. Continuai a lavorare sodo e ad essere cordiale con lui per le due settimane successive, poi, dato che questo non mi portò a niente, cambiai tattica.
Ricominciai con la strategia che mi aveva dato da subito più frutti, decisi però di esagerare.
"Vieni dai, non c'è nessuno" gli dissi tirandolo in uno stanzino dietro le cucine.
"Mi farai litigare con Aro, prima o poi" rispose, lo zittii subito e lui me lo lasciò fare.
In pratica il mio piano era proprio quello, farci vedere da Arek. Sapevo che non mi avrebbe licenziata perché non ne avrebbe avuto il coraggio. Speravo davvero che questo potesse di nuovo avvicinarlo a me in qualche modo.
Una volta riuscii quasi nel mio intento, uscimmo giusto in tempo dallo stanzino e dopo dieci secondi entrò Arek perché aveva sentito dei rumori provenire da lì. Io e Piotr scappammo al bancone e poco dopo Arek ci raggiunse.
"Che facevi dentro?" Chiese a Piotr vedendolo uscire dalle cucine.
"Io?" Chiese lui, guardandosi intorno e prendendo tempo.
"Sì" disse serio Arek. Io ero lì a pochi passi e risi lievemente. Il numero 99 mi guardò un attimo, poi tornò al suo connazionale.
"Ti cercavo.." si giustificò.
"Sono sempre stato qui. Cosa volevi?" Sembrava aver intuito qualcosa ed era freddo.
"Volevo dirti se domani vuoi venire da me a cena"
"Va bene"
"Alle nove da me" disse ed Arek annuì senza neanche guardarlo.
Aveva capito qualcosa, lo capivo dal suo atteggiamento. Sapevo che non ce l'aveva con l'amico ma solo con me e questo mi faceva stare bene. Ero ancora capace di provocargli reazioni ed era proprio ciò che volevo.
Due giorni dopo poi, vedendo ancora movimenti strani da parte nostra, mi avvicinò.
"Stai esagerando e te ne approfitti di me" mi disse furente.
"Non sto facendo niente Aro.. sei tu che chissà che ti immagini" risposi sbuffando e scandendo bene il nomignolo con cui lo chiamava sempre Piotr.
Non disse nient'altro, voltò le spalle e se ne andò.
Costrinsi Piotr a fare sesso al locale almeno un paio di volte a settimana, con la scusa che era più comodo e più eccitante. Lui era sempre titubante ma poi riuscivo sempre a convincerlo.
Continuammo così per un paio di settimane, Arek non ci vide mai.
Nel frattempo continuavo a provarci anche con lui ma niente, non tornava sui suoi passi. Una volta mi feci trovare nel suo letto e lui quando mi vide, senza dire una parola, uscì dalla stanza e si chiuse nella camera degli ospiti. Non si riprese le chiavi di casa sua che mi aveva dato qualche settimana prima, non mi disse niente.
Non dormii tutta la notte, avrei voluto leggergli nella testa per capire cosa pensava.
Dovevo continuare e prima o poi avrebbe ceduto, non c'erano alternative.

Heartless | Arkadiusz MilikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora