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"Dove vuoi andare?"
"Tu abiti qui vicino?" Gli domandai gettando il mozzicone fuori dal finestrino.
"Ah così, diretta proprio.."
"Cosa ci frena? Non ho problemi nell'ammettere che voglio fare sesso con te" alzai le spalle, ero stanca dei problemi che dovevo farmi solo perché ero una donna e onestamente non me li facevo più. Se volevo una cosa la chiedevo senza farmi problemi.
"Non ho problemi neanche io"
"Dove è finito il tuo 'non succederà mai'? Ti ho già convinto.."
"L'inferno può anche essere gradevole per uno che viene dal freddo come me" mi disse. Sapeva sempre come rispondermi senza sembrare stupido o ridicolo.
"Vero.. Casa tua allora?"
"Va bene" annuì e mise in moto. Viaggiammo nel silenzio più totale per una decina di minuti, poi arrivammo in un vialetto con due tre villette.
"Eccoci, quella è casa mia" mi indico l'ultima villa della schiera "questa di mezzo è di Zielinski, il mio compagno di squadra"
"Sì certo lo conosco" dissi senza dare troppo importanza a questa cosa. Entrammo in casa sua e sembrava una bomboniera. Era bellissima, ultra moderna e super accessoriata. Rimasi qualche secondo a guardarmi attorno, non avevo mai visto niente del genere.
"Se vuoi sedurmi e rubare qualcosa qui sappi che non ho niente" mi disse mentre ancora guardavo gli impianti della tv e i faretti a led.
"In mezzo alle gambe hai qualcosa o no?" Gli domandai e lui scoppiò a ridere.
"Puoi vedere tu stessa" rispose indicandosi tra le cosce.
"È l'unica cosa che voglio da te" dissi e lui mi indicò le scale che portano al piano superiore.
"Andiamo" disse poi con un cenno della testa.
Fece salire prima me e mi dettò la strada a voce. Mi fece entrare in una stanza con dei faretti blu e gli specchi sotto al soffitto.
"Qui porti le ragazze che ti fai?"
"Mai fatto" disse scuotendo la testa "qui mi va di portare te"
"Scelta azzeccata" risposi, facendogli capire che era una cosa che mi piaceva.

Io ero così, il sesso mi era sempre piaciuto. Avevo quindici anni la prima volta che lo feci, quando ancora credevo nell'amore. Da quella volta in poi non ho mai smesso di farlo. Non sono stata con tanti uomini nella mia vita, forse una decina. Però quando mi va non mi faccio problemi, lo chiedo e lo ottengo.

Lasciai cadere le spalline della mia canotta abbassandola fino a farla diventare una striscia di tessuto arrotolata sulla mia pancia. Sotto non avevo intimo, avevo il seno piccolo quindi spesso non mettevo il reggiseno.
Lui era di fronte a me, mi fissava attento e decideva le sue prossime mosse. Stavo per calarmi i pantaloni di pelle quando lo sentii avvicinarsi a me. Mi prese le mani con forza e mi fece alzare la testa. Mi baciò senza indugiare ancora, senza chiedere niente. Mi teneva le mani tra i capelli, faceva scivolare la sua lingua sulla mia in un modo che non avevo mai provato. Allungò le mani sui miei fianchi, me li strinse e poi scese sul mio sedere. Lo prese tra le mani e lo sentii grugnire sottovoce, salì fino al bordo dei pantaloni e me li calò. Mi prese tra le sue braccia e mi fece sdraiare sul letto.
Avevo il fiatone, non ci eravamo staccati nemmeno per respirare e ora mi mancava l'aria. Si mise di fronte a me e si sfilò la t-shirt Givenchy e la gettò lontano, lo stesso fece coi jeans e le scarpe.
Accese le luci blu e spense quelle normali, l'atmosfera era magica.
Si poggiò su di me e mi baciò le labbra, poi scese sui miei seni e mi morse i capezzoli. Urlai dal dolore ma ancora di più dal piacere. Mi faceva uscire fuori di testa il suo modo di fare. Quando mi entrò dentro poi, mi sentii immediatamente in fuoco.
Si muoveva agile su di me, le sue braccia muscolose erano poggiate ai lati della mia testa e continuava a muoversi a ritmo. Mi fece girare in modo da entrarmi dentro da dietro ma voleva sempre che lo guardassi. I nostri occhi non si staccavano, erano come un ferro e una calamita. Lo sentii aumentare le spinte e con un movimento veloce mi fece sdraiare e si mise in ginocchio tra le mie gambe. Continuava ad entrare ed uscire da me, poi ad un tratto uscì e si avvicinò alla mia pancia. Io fui veloce e scivolai con la bocca tra le sue gambe, accogliendo il suo nettare. Alzò la testa e lo stesso feci io.
La nostra immagine era riflessa negli specchi del soffitto e dopo qualche secondo mi riprese facendomi sdraiare e si mise con le labbra tra le mie gambe.
"Guarda su" mi diceva mentre mi faceva impazzire con la lingua. Mi guardavo anzi ci guardavo dagli specchi e la cosa non faceva che eccitarmi di più. Le sue mani erano sui miei seni e dopo qualche secondo fu di nuovo dentro di me.
Instancabile e insaziabile, ricominciò daccapo.
Mi fece venire altre due volte e lo stesso fece lui. Passammo la notte così e la mattina ci svegliammo più stanchi che riposati.
"Ora me lo fai uno sconto per l'addio al nubilato?" Gli chiesi appena svegli.
Mi guardò sgranando gli occhi, poi sorrise.
"Te lo regalo" rispose.
Annuii e uscii dal letto soddisfatta.
Missione compiuta.

Heartless | Arkadiusz MilikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora