#18

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Tornai dalla trasferta di Milano che erano le due passate. C'era un silenzio assordante e dopo tutto il casino e il frastuono del San Siro era proprio ciò di cui avevo bisogno. Entrai in casa e lasciai i miei bagagli al piano terra poi salii in camera, mi spogliai ed entrai nel letto.
"Ommioddio chi sei? Vattene via" e poi "non mi toccare! Lasciami, lasciami!" Improvvisamente fui raggiunto da schiaffi e calci, non riuscivo a parlare perché non smetteva un attimo di menarmi.
"Sono Arek, chi cazzo può essere?" Le presi le mani e gliele bloccai, per fortuna era durato solo pochi secondi.
"Oddio, mi sono spaventata" aveva il fiatone e gli occhi spalancati.
"Scusa non sapevo che fossi qui altrimenti ti avrei avvisata" dissi mentre mi infilavo nel letto.
"Hai detto che posso venire quando voglio, no?"
"L'ho detto"
"Se ti do fastidio.."
"Non mi dai fastidio, però ho sonno. Buonanotte" dissi e senza dire altro mi girai dall'altro lato e chiusi gli occhi.
"Come è andata la partita?" Mi appoggiò una mano sul braccio e si sporse verso di me. Spalancai gli occhi, non mi faceva quasi mai questo tipo di domande.
"Bene, abbiamo vinto e ho segnato"
"Bravo bomber" la sentii sorridere "okay allora buonanotte"
"Notte" la salutai ma non mi mossi dalla mia posizione. Dormimmo tutta la notte così, io girato verso il muro e lei anche ma dall'altro lato. La mattina quando mi svegliai lei non c'era, era già andata a lavoro.
Mi alzai e con calma feci le mie cose, poi andai al locale. Oggi avevo la giornata libera e avrei pranzato lì.
Prima di andare al locale feci fare una consegna speciale a Federica in fabbrica. Ero sempre deciso a dimostrarle quanto la volessi nella mia vita. Anche se ogni cosa che facevo per lei sembrava inutile io non demordevo.
Arrivai al bar e andai dritto nel mio ufficio. Venne il commercialista a farmi vedere l'andamento finanziario ed economico dell'attività, poi passarono alcuni fornitori e clienti. Mentre lavoravo non facevo che guardare l'orologio, speravo si facessero al più presto l'una per vedere Fede ma nello stesso tempo avevo 'paura' della sua reazione.
Quando l'una arrivò, uscii dall'ufficio e andai sul retro. Lei era lì con una collega, chiacchieravano tranquillamente fino a che lei non mi vide. Disse qualcosa all'orecchio della collega che mi guardò e scoppiò a ridere insieme a lei. Stavano ridendo di me e ci rimasi male. Mi bloccai ma dopo qualche istante proseguii e la raggiunsi.
"Vabbè io entro tesò, a tra poco" disse la sua collega e se ne tornò dentro, trattenendo la risata.
"Di che ridevate?"
"No niente, cose nostre" disse coprendosi la bocca per non ridermi in faccia.
"Ti hanno portato qualcosa stamattina?" Non finii neanche di chiederlo che scoppiò a ridere. Mi rise in faccia, senza pudore né ritegno.
"Sì, scusa" disse e continuò a ridere mantenendosi la pancia.
"Che c'è da ridere?"
"No scusa hai ragione è che.." si interrompeva di continuo con la risata "una cosa del genere me la fece un ragazzino con cui stavo in seconda media" mi spiegò e torno a ridere forte. Ero paralizzato, non apprezzava niente e tutto ciò che facevo per lei diventava uno sfottò verso di me. Le avevo regalato una scatola a forma di cuore con dentro cioccolata di ogni genere, dolci e dolciumi vari con un biglietto.
"Però ti ringrazio, la cioccolata è piaciuta a tutti"
"Era una cosa per te, solo un pensiero niente di più"
"L'ho offerta anche agli altri ero in compagnia quando me l'hanno portata.." rise ancora "grazie davvero" concluse schiarendosi la voce.
"Prego" riuscii solo a dire visto che le sue parole mi sembravano una presa in giro.
"Ora devo rientrare eh, ci vediamo" mi salutò e me ne tornai al locale.
Era stata una delle cose più umilianti della mia vita, ci ero rimasto davvero male.
Ma non mi sarei abbattuto, non mi sarei arreso.

Heartless | Arkadiusz MilikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora