Continuai ad insistere con lei. Le mandai messaggi, la chiamai, le feci regali e tanto altro. Fu gentile, non mi trattò mai male, a volte sembrò commossa, altre felice ma mi disse sempre di no. Continuava a dire che non potevamo stare insieme, che aveva paura di farmi del male, che era meglio stare lontani. La pregai più volte di ripensarci, di smetterla con quelle cose, di fidarsi di me e del nostro amore. Disse che era di lei che non si fidava e che non voleva rischiare.
A fine giugno smisi di cercarla, la salutai e partii per la Polonia. Passai un mese in casa senza voler vedere nessuno al di fuori di mia madre e mio fratello, dormivo solo. Mangiai poco, mi lavai ancora meno. Uscii una sola sera, ma solo perché venne Piotr a trovarmi e quasi mi costrinse. Andammo in un bar, bevvi troppo e parlai a vanvera.
"Mi devi fare una promessa" dissi tra uno scotch e un rum.
"Dimmi"
"Devi prendermi a pugni in faccia se ritorno da lei, giuramelo Piotr" lo presi per il collo del maglione in lana e lo tirai verso di me "Giuramelo" continuai finché non annuì.
"Te lo giuro ma non mi mettere nelle condizioni di doverlo fare"
"Mi impegno, te lo giuro" bevvi un altro liquore "se ritorno da lei sono pazzo e mio caro.." alzai il bicchiere per farlo tintinnare col suo "non mi renderà pazzo" conclusi.
"Va bene ma ora basta bere, torniamo a casa"
"Si, ok" mi alzai, non ricordo come ma entrai nella sua auto. Ricordo bene invece che continuai a parlargli, continuai a fargli promettere cose.
"Se nomino di nuovo il suo nome devi prendermi a pugni il cuore, farlo smettere di battere. Me lo giuri?"
"Stai delirando, ti devi calmare" mi diceva di continuo.
"Giuramelo Piotr, mi fido solo di te e sei l'unico che può aiutarmi a togliermela dalla testa"
"Sì te lo giuro ma ora basta o tua madre se la prende con me"
"Va bene, torno serio" dissi ma poi crollai, forse addormentandomi sul suo sedile.
Non so come mi ritrovai a letto, mi svegliai la mattina dopo, sul tardi.
Ad agosto andai in ritiro col Napoli, mi sforzai di tornare quello di sempre. Mi fecero grandi feste per il reintegro in squadra, il Presidente in persona mi organizzò una festa di bentornato.
Tornai ad allenarmi con passione e concentrazione, tornai a pensare al pallone come all'unico amore della mia vita. Il mio umore migliorò molto, coi ragazzi mi divertivo, con il mister mi sentivo al centro del progetto, con i tifosi avevo un bel rapporto.
Le cose cambiarono quando tornammo a Napoli ma non subito. Per tutto il mese di agosto stetti bene perché seppi da Marek che lei era in Croazia con Sam. A settembre iniziai ad andare nel panico. Iniziai a rivederla in fabbrica, per strada. Mi decisi e un giorno andai da lei. 'Ho riflettuto e accetto la tua decisione, se è quello che vuoi, non ti cercherò più' le dissi. Si dimostrò felice, disse che era contenta che finalmente avevo capito. Mi abbracciò, mi augurò di trovare presto una ragazza che capisse davvero il mio valore e che mi amasse per quello che ero. La ringraziai e me ne andai, non le feci lo stesso augurio. Tornai a casa e distrussi tutto, capovolsi tavoli e tavolini, ruppi vetri e specchi, piatti e bicchieri. Ma non la cercai più, mi promisi di non farlo e non lo feci. Fu lei però, a rifarsi viva. Tornò al mio locale sempre più spesso, mi diceva solo 'Ciao'
io ricambiavo nonostante all'inizio non sapevo come prendere la sua presenza lì. Poi mi abituai.
Una volta che c'erano i ragazzi della squadra, facemmo a turno un brindisi. Io brindai al destino, alla vita che nonostante il nostro volere alla fine se ha qualcosa in serbo per noi, quello prima o poi ci capiterà. Brindammo tutti, non guardai mai Federica ma sapevo che sapeva a cosa mi riferivo. Non ne parlammo mai perché non parlavamo di niente. Non le chiesi mai come stava, non lo chiese mai lei a me. Mi bastava vederla lì, almeno tre volte a settimana per stare bene.
Evitai di parlarne con Piotr per non rischiare di avere le sue nocche stampate in viso. Vivevo solo per vederla, anche solo da lontano. Passavo le ore in cui era al bar a fissarla da lontano, a guardarle le labbra a cercare di leggerle per sapere di che parlava, cosa le interessava tanto da farci un discorso. Imparai a capire dai suoi gesti, dalle sue espressioni se stava parlando di qualcosa di bello, di divertente, di disgustoso. Mi sognavo il suo viso e i suoi movimenti anche di notte.
Non me ne liberai mai, era continuamente nei miei pensieri ed ero io a volerla lì.

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Heartless | Arkadiusz Milik
FanfictionIl miglior modo per non farti spezzare il cuore è fingere di non averne uno. •|Fanfiction su Arek Milik|• Pubblicata il 7/01/19