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La mia vita trascorreva tranquilla tra il campo e il locale. Piotr mi ossessionava coi preparativi per il suo matrimonio che si sarebbe tenuto a giugno, il mister coi suoi nuovi schemi, Beatrice con i suoi pianti infiniti. Già, Beatrice.
Dopo che fui scagionato non la vidi per un bel po, poi una sera di novembre si presentò da me completamente ubriaca, seminuda, sotto la pioggia. Chiamai i carabinieri perché temevo che usasse anche quella sue presenza a casa mia contro di me. Gli uomini in divisa la portarono via ma lei il giorno dopo tornò, quello dopo anche e quello dopo ancora. Venne tutte le sere, la denunciai ma non servì a nulla. Mi faceva davvero pena per come si era ridotta ma avevo paura che potesse ritorcere contro di me qualsiasi cosa avessi fatto per aiutarla. La mandai dal mio psicologo ma non ci andò mai, le consigliai di smettere di bere e di fare qualsiasi altra cosa la facesse stare così male. Disse che finché io non sarei stato con lei non si sarebbe arresa, ripeteva che in un modo o nell'altro sarei stato suo, dovevo esserlo a tutti i costi. I carabinieri vennero a prenderla un paio di volte, ma lei tornava sempre. Poi una sera chiamai il mio avvocato e mi consigliò di cambiare casa e di non dirglielo. Ci pensai un po', amavo la mia casa, amavo stare così vicino a Piotr, amavo stare a pochi minuti dal centro degli allenamenti. Però decisi di andarmene, pensai che il mio avvocato aveva ragione e poi Piotr tra poco si sarebbe sposato e con Laura volevano figli quindi si sarebbero trovati presto una casa più grande. Mi convinsi e iniziai a cercare casa lontano da dove abitavo, cercai nella zona vip della città, dove abitavano tanti miei compagni di squadra. Andai a vedere diversi appartamenti ma nessuno mi colpì particolarmente. Ad uno mancava il garage, ad un altro il terrazzo. C'era sempre qualcosa che mi frenava ma io sapevo benissimo che gli appartamenti non avevano colpe. Ero io, ero io che avrei voluto cercare casa per un motivo diverso da questo, magari non da solo, magari con Federica. E invece ero lì come un cretino ancora a cercare casa da solo, senza un futuro da decidere insieme, senza dover litigare su come ridipingere la cucina o le camere.
Mi sentivo solo e il fatto che quasi tutti quelli che conoscevo erano fidanzati o anche sposati, non mi aiutava. E poi io non volevo una qualsiasi, volevo solo lei. Da quando mi aveva lasciato non ero stato con nessuna, le donne non mi interessavano più. Volevo solo lei, pensavo solo a lei. Mi ripetei infinite volte che ero ridicolo, che dovevo pensare a me e mi decisi a scegliere una casa a via Orazio a Posillipo. Due palazzi dopo di me abitava Insigne e mi aveva consigliato quella zona. L'appartamento era grande e luminoso, con garage e terrazzo. Assunsi una donna filippina a lavorare per me, si chiamava Sandra. Mi avrebbe aiutato a non lasciare disordine in casa e poi mi avrebbe fatto compagnia. Si lo so, ero ridicolo.
Quando a metà gennaio trovai casa iniziai subito ad impacchettare le mie cose e ad organizzare il trasloco. Caricavo il furgoncino coi fattorini che non credevano ai loro occhi e fecero di tutto per impedirmelo con frasi come 'non sia mai ti spezzi di nuovo il ginocchio al Presidente chi lo sente' mi fecero ridere ma non smisi di aiutarli. Iniziai a sistemare le prime cose nel nuovo appartamento dormendo però ancora nella mia vecchia casa. A febbraio mi sarei trasferito definitivamente, per ora facevo il pendolare.

Heartless | Arkadiusz MilikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora