Facemmo come le avevo detto. Si trasferì da me e chiamai subito un'impresa edile per sistemare le camere da letto e renderle perfette per lei e il bambino. Passammo i giorni seguenti a disfare le sue valigie e a sistemare le sue poche cose nella cabina armadio che le avevo liberato. Non era molta roba, c'era qualche vestitino, qualche jeans, qualche pantalone, poche maglie e qualche giubbotto. Nonostante questo, impiegammo giorni per sistemare tutto al loro posto. Facevamo e disfacevamo in continuazione 'no così non mi piace, mettiamo prima i vestiti e poi i pantaloni' e dopo averlo fatto 'era meglio prima' diceva quasi sempre, ricominciando da zero. Furono giorni pieni di risate, di scherzi, di gioia. Né io né lei ammettemmo mai che l'ordinare i suoi vestiti e tutte le sue cose era una scusa per passare del tempo insieme ma, almeno per me, fu così.
Vivevamo bene insieme, non ci fu una sera che tornai dagli allenamenti che non avesse cucinato o ordinato qualcosa per cenare, non ci fu una mattina in cui non facemmo colazione insieme. Ci comportavamo come se avessimo sempre vissuto insieme, come se fossimo una coppia da chissà quanti anni. L'intimità però, ci mancava. Non avevo il coraggio di provare a baciarla, di stringerla a me o di dirle ciò che ancora sentivo per lei, né tantomeno lei sembrava pensarla come me. Un altro problema era Piotr. Non gli avevo ancora detto niente anche se ormai Federica era da me da un paio di settimane abbondanti. Sapevo che Piotr avrebbe reagito bene e che sarebbe stato contento per me ma ogni volte che ce l'avevo di fronte mi mancavano le parole.
"Io vado a lavoro, a dopo" disse avviandosi verso la porta.
"Aspetta, ci vai tra cinque minuti" la tirai a me facendo attenzione ad essere delicato e le indicai il ripostiglio. Guardò fuori e capì. Sbuffò e piagnucolando entrò nello sgabuzzino.
"Mi farai fare tardi, cazzo" disse e per poco non la sentì anche lui.
Piotr era fuori la mia porta, l'avevo visto dalla finestra e stava per bussare. Quando lo fece aprii e lo feci entrare, mi chiese se avevo dello zucchero che gli era finito, accorsi a prenderglielo e con mille scuse lo mandai via. Lui non si accorse di nulla, così come nei giorni precedenti. Feci un sospiro di sollievo e feci uscire Fede dalla porta sul retro, dove c'era la sua auto parcheggiata sotto la tettoia. Mi riempì di parolacce, col sorriso, disse che ero un codardo e che nostro figlio doveva chiamarsi Sansone e non Milik o rischiava di essere un coniglio come me. Le risposi, anche io ridendo, che doveva stare tranquilla e che i Milik non hanno niente da invidiare ai Sansone. Mi fece la linguaccia e andò via. La sera quando ci vedemmo, mi affrontò.
"Devi dirglielo, è o no il tuo amico?" Disse, preoccupata più per me che per la situazione.
"Lo so, domani gliene parlo. So che sarà felice per me ma non è una cosa semplice da dire dopo quello che è successo.." le risposi.
"Ho messo incinta quella che ti scopavi qualche mese fa e che mi sono sempre scopato anche io di nascosto.." disse lei di getto "non è difficile Arek.." concluse e poi alzò lo sguardo verso di me. Capì subito che quella frase mi aveva dato fastidio, odiavo quando parlava così del suo rapporto con me e Piotr. Sgranò gli occhi e mosse la bocca ripetutamente come a cercare le parole giuste "Scusa" disse poi alla fine. Annuii ma il malumore non mi passò subito. Cenammo e andai a dormire con la scusa che ero stanco. Disse che sarebbe andata anche lei ma prima mi raggiunse e si scoprì la pancia.
"Oggi non mi hai pensato proprio, papino" disse con la voce falsata come se a parlare fosse il bambino.
"Papà ti pensa sempre" mi abbassai e le diedi un bacio sulla pancia "sempre, anche quando non lo dico. Ti amo" dissi e mi alzai guardandola negli occhi. Lei mi guardò andare via e dopo qualche minuto andò anche lei in camera sua.
Il giorno dopo mi convinsi, dovevo parlare con Piotr. Dopo gli allenamenti lo invitai al bar e gli dissi che dovevo parlargli di una cosa importante.
"Sono tutto orecchi" mi disse quando fummo uno di fronte all'altro.
Cincischiai ma poi presi coraggio e dissi tutto.
'Aspetto un figlio da Federica', 'è a vivere da me, tra poco più di sei mesi sarò padre', 'mi dispiace non avertelo detto prima, non sapevo come dirtelo', 'sono felicissimo e spero che lo sia anche tu per me' e tante altre frasi sconnesse dette d'impeto come a scusarmi del mio comportamento. Lui non disse niente, mi ascoltò, annuì. Quando ebbi finito, sorrise e si alzò per abbracciarmi.
"Sapevo che era attratta da te, quando c'eri tu si comportava in modo strano"
"Mi dispiace che ci sei finito di mezzo"
"Dispiace a me essermi messo in mezzo, se avessi saputo non l'avrei mai toccata"
"Lo so e per piacere" lo pregai "non ne parliamo più".
"Certo, sono d'accordo paparino" sorrise e mi abbracciò ancora.Un amico è così e non potevo chiedere di meglio. Tutti i pezzi del puzzle stavano andando al loro posto ed ero sempre più felice.
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Heartless | Arkadiusz Milik
أدب الهواةIl miglior modo per non farti spezzare il cuore è fingere di non averne uno. •|Fanfiction su Arek Milik|• Pubblicata il 7/01/19