I giorni seguenti furono simili a tutti gli altri. Lavorai più del solito perché sotto Natale il lavoro aumentava sempre, la sera uscivo, vedevo Piotr e Sam al bar. Arek si era allontanato dopo la serata con la madre ma sapevo che non poteva fare a meno di me, così quando mi presentavo a casa sua vogliosa di stare con lui non mi cacciava. Passavamo qualche ora insieme e poi me ne andavo. Non mi chiedeva più di restare o di uscire, non mi chiedeva più di lasciare Piotr, non mi chiedeva di non chiamarlo Aro. Sembrava indifferente a tutto ciò che fino a poco prima lo mandava fuori di testa. Continuai a stuzzicarlo, iniziai a baciare Piotr anche davanti a lui al bar ma sembrava non interessargli. Se fingeva sapeva farlo bene perché sembrava davvero non interessato a me e a ciò che combinavo. Una sera andai da lui con due pizze fumanti, mi disse che aveva già mangiato e che non ne aveva voglia ma che se volevo potevamo fare sesso. Mi spiazzò il suo comportamento, non era il solito Arek di sempre e questo mi spaventò.
Iniziai ad avere paura, paura che si stesse allontanando da me, paura che lo stessi perdendo. Ne parlai con Sam che appoggiò la mia tesi: secondo lei si era stancato di stare dietro ai miei comportamenti infantile. La trattai male tutta la serata perché non accettavo che mi avesse spiattellato in faccia la verità così spudoratamente.
Devo inventarmi qualcosa, pensai. Qualcosa che lo faccia tornare a legarsi a me in modo profondo. Lo guardavo scherzare coi clienti e anche con le ragazze, ne aveva tante intorno e lui era gentile con tutte loro. Sorrideva, le sfiorava, offriva drink. E io ero una belva inferocita.
Arek era mio, era mio dalla testa alla suola delle scarpe e non tolleravo questi suoi comportamenti.
Lasciai il mio cocktail a metà e senza dire niente nemmeno a Sam mi alzai e me ne andai a casa. Mi tormentai tutta la serata e tutta la notte sul da farsi. La mattina dopo mi svegliai con un mal di testa esagerato e zero idee. Mi feci una doccia calda e corsi a lavoro, in ritardo come al solito.
In pausa non uscii sul retro per evitare di vederlo e rovinarmi ancora di più l'umore.
Ero nervosa e suscettibile anche con le mie colleghe, risposi male anche al mio caporeparto.
Tornai a casa alle sei passate, feci più straordinario del solito per tenermi impegnata. Quando arrivai a casa trovai mia madre con dei tipi che non avevo mai visto.
"Chi cazzo siete e che volete da noi?" Domandai.
"Stai calma, sono miei amici li ho invitati io" rispose mia madre. Guardai quegli uomini rozzi e mi schifò il modo in cui mi guardavano, mi venne da vomitare.
"Qua sopra non li voglio" sentenziai.
"Questa è pure casa mia" rispose lei. Fece un cenno con la testa a quei tizi e insieme se ne andarono.
I loro sguardi ancora mi bruciavano addosso, corsi a farmi una doccia per togliermi l'unto che mi sentivo impregnato sulla pelle.
Per la prima volta dopo anni, piansi. Piansi per mia madre, per me, per Arek.
Piansi per come stava andando la mia vita, piansi perché niente stava andando come io volevo. Fu allora che ebbi l'idea. Mi asciugai velocemente e aspettai mia madre. Tornò poco prima di mezzanotte e la provocai. Le dissi di tutto, la spinsi al limite. Fece quello che volevo, mi malmenò. Non reagii. Più mi picchiava più la istigavo, volevo soffrire, volevo sentire dolore fisico. Il dolore fisico mi avrebbe distratta da quello ancora più forte che sentivo dentro. Avrebbe alleviato il senso di inadeguatezza che mi sentivo addosso, il senso di nausea che mi prendeva ogni volta che mi guardavo allo specchio.
Avevo lividi e tagli sul viso e sul corpo, ero perfetta. Domani mi sarei presentata da Arek e gli avrei fatto la mia proposta.
Non potevo rinunciare ad Arek, non così, non senza averci provato un'ultima volta. A costo di dirgli bugie, a costo di fargli pietà, a qualunque costo. Sarebbe tornato mio.

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Heartless | Arkadiusz Milik
FanfictionIl miglior modo per non farti spezzare il cuore è fingere di non averne uno. •|Fanfiction su Arek Milik|• Pubblicata il 7/01/19