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I giorni mi sembravano tutti uguali. Otto - diciassette fabbrica, doccia veloce, bar e giro in città con il mio gruppo di amici. Erano sempre così le mie giornate e mi stavo annoiando. Avevo bisogno di cambiare qualcosa, di adrenalina. Arek era stata l'unica novità positiva dei miei ultimi mesi ma si era rivelato presto una delusione. Al primo 'no' non mi aveva più rivolto la parola. Meglio a perderlo che a trovarlo pensai, un bamboccione non fa proprio per me.
Nelle mie sere al bar feci conoscenza con Samantha, la nuova ragazza di Hamsik. Mi avvicinò lei per prima per chiedermi una sigaretta che le erano terminate. Uscimmo fuori per fumarne una insieme e iniziammo a parlare un po'. Giorno dopo giorno questo diventò una sorta di rito per noi. Le raccontai di me, dei guai con mia mamma, di mia sorella che se ne era andata a convivere e che si era anche sposata lasciandomi da sola con nostra madre, di mio padre che stanco, ci aveva lasciate. Le parlai del lavoro in fabbrica e di Arek. Le dissi di quanto la notte con lui fu formidabile e anche di quanto poco mi interessi di lui. Mi ascoltò facendo molta attenzione alle mie parole, mi faceva domande, mi aiutava. Disse che Arek aveva parlato di me con Marek e che le sembrava strano che non mi avesse più cercata perché era molto preso da me. Le risposi che non me ne fotteva né di lui né dei suoi comportamenti.
Mi parlò di lei. Mi parlò del difficile rapporto con il padre che non era riuscita a ricucire prima della sua morte, dei suoi fratelli un po' egoisti, di sua madre che era di nuovo felice con un altro uomo e del suo splendido rapporto con sua nonna e i suoi nipotini. Poi mi parlò di Marek e si emozionò. Mi disse che per lei aveva lasciato la moglie, che progettavano un futuro insieme e che a breve sarebbero andati a convivere. Sorrideva mentre me lo diceva e ne fui invidiosa. 'Non avrò mai tutto questo' pensai.
Le sorrisi a mia volta e ci abbracciammo. Fu l'abbraccio più sincero e caloroso che avevo mai ricevuto e lo ricorderò per tutta la vita.

Entrai nel bar e stranamente non vidi Arek, al suo posto c'era un altro polacco che conoscevo: Zielinski.
"Fate come le badanti del vostro paese?"
"Scusa?"
"Fate a turno tu e Arkadiusz?" Mi sembrò un mezzo rimbambito, sorrise quando capì la mia battuta e si avvicinò.
"Aro è a sbrigare una faccenda e mi ha chiesto di dare un occhio qui"
"Capisco" annuii e mi venne un'idea geniale "piacere io sono Federica, sono una sua amica ti ha mai parlato di me?"
"Ehm.." sembrò imbarazzato e ancora più rimbambito di prima "Aro mi dice tante cose, è un chiacchierone ma di una Federica non ricordo, ma forse sono io che ho la testa da un'altra parte" disse e ne approfittai.
"Dove?" Si fermò, indeciso se parlarmene o no.
"Non ti conosco, non te lo dirò"
"Chi meglio di una sconosciuta può aiutarti?" Lo vidi annuire e schiarirsi la voce.
"Ho problemi con la mia ex"
"Oh, mi dispiace. Come immaginavo posso aiutarti" sorrisi ma lui non capì. Era ingenuo e buono più di quanto mi aspettassi.
"Come?"
"Ti faccio distrarre un po', ti va?" Gli parlai all'orecchio e lo sentii deglutire rumorosamente. Si grattò la testa e poi annuì.
"Non qui" si guardò intorno e io capii.
"Dove vuoi, non ho problemi"
Lo seguii nella sua auto fino a casa sua. Mi fermai a guardare casa di Arek e pensai che quello era il modo giusto per farlo finalmente svegliare dal sonno. Se neanche questo l'avrebbe smosso dal suo torpore verso di me allora voleva dire che non gli interessavo.
Così come lui non interessava a me.

Heartless | Arkadiusz MilikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora