Una sera di metà marzo cambiò tutto. Nonostante fosse quasi primavera a Napoli faceva freddo più che a gennaio. Pioveva tutto il giorno, a volte grandinava, il cielo era sempre coperto da grandi nuvoloni neri. Ormai era più di un mese che abitavo con Arek e le cose andavano sempre meglio. Dormivamo in stanze separate ma ci salutavamo per la buonanotte sempre più tardi, eravamo arrivati a fare le due passate sul divano pur di non separarci. La mattina ero sempre stanca nonostante la gravidanza mi desse una forza che non avevo mai avuto prima. Anche Arek sbadigliava sempre, non si svegliava più presto ma restava sempre un po' di più in camera, 'mi sto facendo vecchio' diceva sorridendo quando glielo facevo notare. Questo comunque non ci importò, continuavamo a fare tardi la sera pur di passare qualche ora di più insieme. Poi una notte, penso che fossero le tre passate, un tuono mi svegliò e urlai dalla paura. Scesi di corsa dal mio letto e uscii dalla mia camera andando verso quella di Arek. Quando arrivai fuori la sua porta, si aprii. Aveva sentito le mie urla e stava venendo da me e vedere se andasse tutto bene.
"Che succede? Ti ho sentito urlare" disse guardandomi prima negli occhi e poi la pancia.
"Posso dormire con te? Non voglio stare da sola" gli chiesi e lui annuì immediatamente. Fui sincera, da quando ero incinta non volevo mai stare da sola, o con le colleghe, o con Sam o con Arek, ma da sola mai. E il fatto di dover dormire senza di lui mi metteva tristezza e angoscia, volevo averlo con me. Entrammo nel suo letto e mi appoggiai al suo petto che si alzava e si abbassava a ritmo del suo respiro.
"Ti faccio una camomilla?" Mi sussurrò tra i capelli.
"No, ora sto bene" chiusi gli occhi e mi addormentai in un lampo, tra le sue braccia mi sentivo al sicuro.
Nelle sere seguenti il copione fu più o meno sempre quello: trovavo una scusa, spesso poco plausibile, andavo da lui e dormivamo insieme. Ci addormentavamo sempre stretti l'uno all'altra, la sua mano aperta sulla mia pancia, la mia testa sul suo petto nudo.
Iniziammo da lì a ricreare la nostra intimità, dalle mie scuse banali e dalla sua voglia matta di toccarmi la pancia in ogni occasione.
Anche in pubblico cambiarono molte cose. Da quando l'aveva detto a Piotr, non avevamo più motivo di nasconderci. Mi portò con lui da Mertens, da Younes e da Malcuit. Pubblicava spesso sui suoi social foto con me e il pancione, diceva di essere felice, di non volere altro dalla vita. Spesso uscivamo la sera, andavano in giro a piedi sul lungomare quando il tempo lo permetteva, oppure nelle pizzerie migliori della città. Evitammo il cinema perché una volta che ci andammo scoppiai a piangere quando il protagonista fu abbandonato dalla donna che amava e capimmo che con i miei ormoni impazziti non potevo vedere nessuna scena sentimentale o avrei pianto tutte le lacrime del mondo. Mi portò spesso allo stadio, lo vidi per la prima volta in campo in un Napoli - Bologna che finì 3 a 2 per noi e in cui fece anche gol su punizione. Si girò verso di me e mi mandò un bacio. Saltai in piedi e mi commossi, vergognandomi degli occhi delle altre persone che mi fissavano scioccati.
Poi tornavamo a casa, cenavamo e dormivamo insieme. Il sesso non era ancora arrivato ma io ne avevo sempre più voglia, e lui penso anche di più. Non lo vidi mai uscire da solo una sera, mai con gli amici, sempre con me quindi non credo che in quei mesi si scopasse qualcuna. Se io non volevo uscire, improvvisamente come per magia, passava la voglia anche a lui. Facevamo tutto insieme e quando era in trasferta per me era un'agonia. Ciondolavo per casa sbuffando senza sapere cosa fare, restavo a letto le giornate intere per poi uscire solo a poche ore dal suo ritorno, per prepararmi per lui. Mi riempiva di complimenti per lui ero 'strabiliosa' a qualsiasi ora del giorno e della notte, anche se ero appena sveglia e senza un filo di trucco. 'Strabiliosa in italiano non significa niente' gli rispondevo e lui alzava le spalle 'Sai cosa intendo' diceva sempre.
Diverse volte mi strusciavo su di lui a letto ma più di accarezzarmi la pancia o al massimo i fianchi non faceva. Eppure sapevo di piacergli, almeno un tempo. Ora avevo preso cinque chili, il seno ero più grosso, i fianchi più piatti e larghi, le gambe più gonfie. Forse non ero sensuale, pensai. Eppure non faceva che dirmi che ero bellissima e che la gravidanza mi donava. Non sapevo a che pensare, decisi di non farne un dramma e di aspettare cosa sarebbe successo.****
Buon sabato! Da oggi pubblicherò anche nei weekend😊 un bacio😘
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Heartless | Arkadiusz Milik
FanfictionIl miglior modo per non farti spezzare il cuore è fingere di non averne uno. •|Fanfiction su Arek Milik|• Pubblicata il 7/01/19