#16

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Erano le due di notte. Chi diamine veniva a bussare al mio citofono a quest'ora? Mi alzai dal letto e risposi. Era Federica. Mi sembrò subito strano perché non era mai successa una cosa del genere e poi quando la vidi capii che era una situazione di emergenza.
"Che hai fatto? Chi è stato?" Le guardai il viso e le sfiorai il taglio sullo zigomo, era profondo e ancora sanguinante.
"Ho sbattuto. Posso dormire qui per piacere?" Mi domandò con lo sguardo stanco. Gli occhi arrossati e lucidi, le labbra secche e i capelli scompigliati erano i chiari sintomi di un pianto o un litigio.
"Hai sbattuto? Come?"
"Dimmi se posso dormire qua e basta" si sbracciò ed entrò "Piotr non c'è altrimenti andavo da lui, sapevo che mi avresti rotto le palle" concluse.
Piotr era in casa e lo sapevo bene, era stato da me fino ad un paio di ore prima e poi era andato a dormire da lui. Perché mi stava dicendo tutte queste bugie?
"Certo che puoi restare però prima.." la tirai a me e la costrinsi a guardarmi negli occhi "puliamo questo taglio, ok?" Annuì e mi seguì in bagno.
La feci sedere sul marmo del lavandino e le passai un batuffolo di ovatta intrisa nell'acqua ossigenata sulla ferita. Le baciai le labbra e lei me lo lasciò fare senza i suoi soliti mille problemi.
"Cosa è successo?" Le chiesi quando fu più tranquilla.
"Te l'ho detto, ho sbattuto contro il tavolino.." mi guardò un attimo "mentre litigavo con mia madre" spiegò.
"È stata lei?"
"È stato il tavolino"
"Ti ha spinta lei però.."
"Basta ora. Sono venuta qui per stare tranquilla perché tu sei la persona più tranquilla che conosco. Non farmi andare via per piacere" mi disse e mi sembrò quasi persa. Annuii e smisi di farle domande.
"Va bene ma domani ne riparliamo" le dissi e lei sospirò annuendo.
"Dormo nella camera degli specchi?" Mi domandò andando verso le scale.
"Dormi con me e non fare la deficiente" trovava sempre il fottuto modo per farmi innervosire, anche quando non era il caso.
"Non ce la faccio a fare sesso"
"Non mi interessa niente del sesso, dormi con me" le presi la mano e la portai nella mia stanza. "Tieni, metti questa" le passai una mia felpa della Nike e se la infilò.
"Sicuro che non è un problema?"
"Non lo è" la avvicinai a me e sentivo il suo disagio. Non avevamo mai dormito insieme così, era la nostra prima volta.
"Buonanotte e grazie" disse e si voltò dall'altro lato.
"Di niente, buonanotte" risposi e poco dopo ci addormentammo.
La mattina dopo mi svegliai e lei era sul mio petto che dormiva profondamente. Le lasciai un bacio tra i capelli e mi alzai facendo attenzione a non svegliarla e preparai la colazione. Volevo parlarle di nuovo di ciò che provavo per lei e di ciò che era successo con sua madre. La aspettai in cucina e verso le nove scese. Era domenica e non doveva lavorare.
"Oggi giochi?" Mi chiese senza neanche salutarmi.
"Domani, abbiamo il Monday night"
"Okay.."
"Ho preparato la colazione, se vuoi qualcosa è qui" indicai il tavolo e lei annuì. Si sedette e mangiò un po' di tutto.
"E tu eri quella che non faceva colazione.."
"Non mangio da venti ore, ora mangerei anche te Aro" mi sorrise e io scossi la testa.
"Allora mi vuoi spiegare?"
"Te l'ho detto, ho litigato con mia madre come spesso accade solo che stavolta sono inciampata e ho sbattuto. Tutto qui"
"Dovresti denunciarla ai carabinieri"
"Non dirlo nemmeno per scherzo, è mia madre"
"Ma ti fa del male. Quale madre lo farebbe?"
"È comunque mia madre e non sputo sul mio sangue" mi spiegò e la apprezzai per la sua lealtà. Aveva un grande cuore nonostante non lo desse a vedere.
"La devi aiutare in qualche modo, se vuoi contatto un buon avvocato e vediamo se.."
"No, grazie" mi fermò e scosse la testa "me la cavo da sola, se ho bisogno di qualcosa te lo chiedo come ho fatto stanotte"
"Lo farai?"
"Sì" annuì decisa "sei l'unico che sa questa cosa e verrei solo da te" mi disse.
"Va bene" mi fermai e pensai a come dirle l'altra cosa "poi un'altra cosa.."
"Cosa?"
"Voglio frequentarti seriamente" le dissi. Sbuffò come sempre.
"Mi hai rotto le palle Arek, davvero.."
"Senti.." le presi le mani "voglio sentirmi libero di poterti chiamare, di poterti accarezzare senza avere la paura che mi rifiuti, di poterti baciare davanti agli altri. Voglio essere me stesso e non trattenermi"
"No, non è il caso. Ti ho detto mille volte che non sono pronta e che non voglio"
"Ma io ti voglio, voglio averti mia"
"Non sono tua e non lo sarò mai. Non sono di nessuno, sono solo di me stessa"
"Hai capito cosa intendo, voglio poter avere una storia normale con te. Cosa devo fare?"
"Dimostrarmelo. A parole sono bravi tutti"
"Dimostrartelo? E cos'altro dovrei fare? Per te sto mettendo in gioco tutto, mi sembro un rincoglionito da quando ti conosco"
"Non basta"
"No?"
"No. Dimostrami che mi vuoi e ne riparliamo" bevve fino all'ultima goccia di latte e si alzò da tavola.
"Va bene, lo farò.." mi alzai e presi le chiavi di casa mia dal tavolino lì vicino "a partire da ora" le porsi le chiavi e lei restò stupita.
"Che significa?"
"Sono le chiavi di casa mia, puoi venire ogni volta che vuoi, in ogni momento. Casa mia da ora è casa tua"
"Non è necessario, davvero.."
"Non è necessario ma voglio farlo. Per me puoi anche venire a vivere qui da domani, non ho problemi"
"No questo no"
"Lo immaginavo è per questo che ti lascio le chiavi. Se litighi con tua madre o qualsiasi altra cosa, puoi venire qui. Anche se sono fuori per lavoro"
"Perché lo fai?"
"Davvero non lo hai ancora capito?" Le domandai e lei abbassò lo sguardo.
"Grazie" disse solo e andò di sopra a rivestirsi.

Voleva le dimostrazioni? Gliele avrei date, più di quanto se ne fosse aspettata.

Heartless | Arkadiusz MilikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora