25. Dimmi come ti senti

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A un certo punto ci fermiamo

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A un certo punto ci fermiamo.

Non so dire con certezza quanti secondi siano passati, o minuti magari; mentalmente mi sono dimenticata di contarli, proprio è l'ultima cosa che avrei potuto quantomeno pensare.

Unico dettaglio di cui sono veramente sicura è che abbiamo interrotto quello che stavamo facendo, a dispetto di ogni logica e a dispetto di ogni promessa mantenuta.

A dispetto delle proprie appartenenze, quali appunto le nostre fazioni scolastiche, enormemente importanti per i nostri punti di vista. A dispetto dei nostri amici, che mai andrebbero a pensare che né io, né Leonardo saremmo capaci di questo, di mettere da parte l'odio e il reciproco rancore per qualche istante e di far aderire le nostre labbra suggellando un bacio maledettamente proibito.

Spegnendo temporaneamente le menti, chiudendo gli occhi e fare finta che il terreno di guerra, quale il Caravaggio, dove abbiamo le suole delle scarpe piantate non esista. È molto semplice a dire il vero, fare finta. E anche dimenticare.

È tutto squisitamente facile.

Poi, purtroppo, è ciò che accade nel dopo che frega.

Le palpebre degli occhi si riaprono, permettendo alle iridi di mettere a fuoco qualunque cosa si ha davanti, il cervello si riaccende e mette in moto di nuovo quei meccanismi di difesa e di autocontrollo che nella norma t'impongono tutti i giorni al fine di non portarti alla distruzione di te stesso. Da leggero come una piuma ti trasformi in una palla di piombo pronta a crollare e a ritornare per terra, saldamente.

Apro gli occhi, mi pizzicano un po' a causa del breve pianto di poco fa e del riabituarsi alla luce del corridoio. Posso percepire perfettamente gli ingranaggi della mia mente che ritornano alle loro complete funzionalità.

Vado a sfilare via lentamente i palmi delle mani dalle guance di Leonardo e Leonardo fa lo stesso togliendo le sue dalla linea della mia mascella.

Ci distacchiamo, io riabbasso i talloni dei piedi siccome mi ero addirittura alzata sulle punte pur di non perdermi un singolo attimo e una singola sensazione, lui fa un passo indietro mordendosi il labbro inferiore alquanto arrossato e passandosi una mano fra i capelli biondi oramai in disordine. La brillantina non ha potuto resistere all'impeto.

Entrambi abbiamo il respiro accorciato, affannato, entrambi dobbiamo ritrovare quale sia la maniera normale per inspirare ed espirare ossigeno; pare proprio che ce lo siamo scordati...

Mi schiarisco la voce quando sento le pareti della gola ruvide e roventi, e, senza alcuna vergogna e senza alcuna timidezza, mi metto a osservare l'espressione di Leonardo.

Anch'egli non indugia a guardare altrove, bensì incastra quasi con forza i suoi occhi ai miei.

Ci guardiamo, ci osserviamo a vicenda, forse ci studiamo per scorgere in uno di noi quale tipo di reazione possa venir fuori. E soprattutto quale di noi due ce l'avrà per primo.

Quando Apollo s'invaghì di AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora