27. Uno per tutti, ognuno per sé

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Venerdì 14 novembre del 2014 è il giorno cruciale

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Venerdì 14 novembre del 2014 è il giorno cruciale.

Se non da definirsi anche definitivo e oltremodo critico. La prima ora dobbiamo affrontare, come da orario definitivo, italiano con la professoressa Monteluce.

Inutile specificare che, durante l'arco di tutta la sua lezione, sia io, sia Marta e sia Diego non abbiamo prestato la minima attenzione.

Mentre la giovane e bellissima prof. spiega il melodramma romantico - neanche a farlo apposta! -, citando nel mezzo anche Giuseppe Verdi, noi tre siamo troppo impegnati ad arrovellarci il cervello e soprattutto a contenerci dal rovesciare il proprio banco e dal metterci a urlare.

E, be', è un'opzione alquanto invitante contando il momento delicato in cui ci stiamo sfortunatamente trovando.

Abbiamo, sì, i libri di testo spalancati nelle giuste pagine, stringiamo, sì, le matite come se avessimo l'intenzione di annotarci o di sottolineare qualcosa, rimaniamo, sì, in silenzio proprio per rispetto della prof., ma sennò l'interesse è pari a zero, l'argomento neanche osa sfiorare i nostri pensieri.

Oh no, siamo troppo presi e coinvolti dagli avvenimenti che accadranno durante l'ora successiva.

Avvertiamo le dita delle mani formicolare e la cute in fiamme. È effettivamente una sfida con noi stessi quella di rimanere buoni, calmi e composti.

Nei nostri movimenti apparentemente non c'è la minima traccia di quello che vorremmo realmente fare: scatenare un putiferio senza precedenti. Dettato in buona parte dallo sconforto e dall'essere stati tratti in inganno, seguiti successivamente dall'impotenza e dallo scontento inevitabile.

Comunque, a dispetto di tutto, resistiamo e teniamo duro.

Tra non molto la campanella che sancisce la fine della prima ora sarebbe suonata e a quel punto niente e nessuno ci avrebbe potuto fermare. È soltanto questione di pazientare ancora altri pochi minuti.

Mentalmente pondero mille modi fattibili per commettere un omicidio senza essere colta in flagrante, studiando con cura la giusta arma e il giusto momento, il movente ce l'ho già servito in un piatto d'argento! Meglio di così non posso volere!

Il suono della campanella erompe oltre lo spessore della porta, sovrastando la voce della Monteluce e non facendoci attendere oltre. Suona per pochi secondi, ma tanto basta a farci inserire in modalità "saette".

Non indugiamo sugli allori, quindi con uno scatto ben studiato richiudiamo i libri di letteratura, abbandoniamo dove capita penne, matite e evidenziatori, e ci alziamo con un certo impeto nelle nostre ginocchia.

Dal momento che siamo esonerati dall'obbligo di rimanere in aula data la circostanza attuale, sgattaioliamo via senza nemmeno degnare di uno sguardo la nostra docente, senza neanche avere la buona creanza di salutarla.

Quando Apollo s'invaghì di AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora