28. Contro ogni logica

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Marta

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Marta.




Il povero commesso costretto a lavorare di venerdì sera oltre l'orario della cena è chinato con la schiena coperta dal tipico grembiule verde, – impiegato a vestire coloro che operano dentro i supermercati alimentari – verso il disastro che ha appena combinato Matilde.

Il semplice allargare lievemente la presa dal collo di una bottiglia colma di liquido alcolico ha provocato un casino degno del collasso di una diga. Quindi il pavimento del reparto bevande alcoliche e vini è ricoperto gran parte da schegge di vetro e rum aromatizzato al cocco, un odore pungente colpisce il mio setto nasale arricciato.

E quindi il povero commesso, un ragazzo piuttosto giovane, è intento ad asciugare con tanto di straccio, spazzolone e secchio, facendo ben attenzione a non pestare i resti taglienti con la suola delle scarpe.

Dopo essermi ovviamente scusata con lui appellandomi a ogni sorta di pentimento possibile, ho spiegato –  mentendo spudoratamente – che soffro purtroppo di tremori a causa del Parkinson e che è stato uno spiacevole incidente, mi sono persino offerta di ripagare il danno. Inutile dire che il commesso ha rifiutato animatamente, rassicurandomi di non preoccuparmi.

Per solidarietà, mentre lui è alle prese con le pulizie, gli rimango accanto chiedendogli di tanto in tanto se necessita di una mano.

Nel mentre prendo a spulciare la home di Facebook piegando il ginocchio in un movimento anti-noia. Mi mordo l'interno della guancia osservando con zero interesse quella massa di post, di frasi e di immagini. Visi, panorami, canzoni mi scorrono davanti con noncuranza, senza destare in me una sorta di scintilla.

Ebbene, Matilde è fuggita alla velocità della luce perché doveva fare una cosa, per forza maggiore addirittura, questione di vita o di morte, lasciandomi qua come insetto stecco congelato dalla neve.

Chissà come mai è sempre questione di morte più che di vita quando c'è di mezzo quell'Apollo dannato. Ancora me lo sto chiedendo a distanza di non so quanti anni.

Improvvisamente –  facendomi volatilizzare il pensiero di Matilde che perderà nuovamente le staffe con quel ragazzo –, scorgo una foto che risveglia la mia attenzione, una foto della pagina Teatro Don Chisciotte per l'esattezza.

È stata pubblicata qualche minuto fa e c'è raffigurato il mio professore di storia dell'arte di nuovo nelle vesti del Cavaliere di Ripafratta; la didascalia recita una serie di educati e vittoriosi ringraziamenti a coloro che hanno presenziato, citando il successo che lo spettacolo "La Locandiera" ha riscosso anche in cotale serata.

Lunanuova è così sorridente nella fotografia che quasi sembra una lampante presa per il culo, quasi che egli se ne sia bellamente dimenticato, per non dire infischiato, della sorte della gita. Del suo menefreghismo spiccio e della sua negligenza sbrigativa.

Quando Apollo s'invaghì di AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora