65. Come fuoco e neve

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Nella penombra, affiorano incantevoli gli spigoli di Leonardo

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Nella penombra, affiorano incantevoli gli spigoli di Leonardo.

Un'effigie delicata imbevuta dalle ombre, elegante, dove il velluto della pelle sembra richiamare a sé quel fioco tenebrore. Con le palpebre abbassate, immote, e le ciglia appena tremolanti, i contorni delle spalle e della schiena solcati da filigrane scure, incarna in quel silenzio le forme di un angelo assopito.

I lineamenti addolciti da onde di quiete e schiuma di sogni.

Ed è una collisione sublime, una contraddizione inconfondibile e unica. Quell'oro a istoriare ciocca dopo ciocca, si lascia avvolgere dal manto della notte ma senza lasciarsi sopraffare. Un connubio destinato a non avere mai fine.

I suoi capelli grondano cheti in quella morbidezza di cuscino, sentieri immacolati di grano a rigare tutto quel biancore ad attorniare la sua testa come un'aureola. Dorme, il sonno regna in lui come un demone interiore che mai gli farà del male, e io lo guardo, un gomito puntellato sul materasso, sollevata appena.

Ogni cosa intorno a noi è statica, l'aria inalterata e nessun fruscio a voler spaccare quel frammento di universo parallelo abitato soltanto da me e da lui. Il profilo della finestra aperto in uno spiraglio piccino, e uno sbuffo di vento gelido percorre ogni angolo di quella camera.

Le mie labbra si schiudono, assecondando il delicato sfiorare delle dita a disegnare quegli orli ancora macchiati di baci, a brillare ancora quelle sbavature di parole sussurrate fra respiri mancati, spezzati, a tremare ancora di ogni brivido.

Per la prima volta... quando apro gli occhi, oltre che le nuvole bianche del cuscino, i grovigli rosei dei miei capelli e i sogni ingrigiti invischiati fra le ciglia, io vedo la mia gioia nera.

E ora il mio arcobaleno è finalmente completo, ogni colore è dove deve essere. Non più trionfo di stoffe... ma di persone, carne e sentimenti.

Io vestita delle sue dita, dei suoi tocchi, dei suoi palmi a imprimere forme sconosciute sulla mia anima, io decorata dei suoi baci, dei suoi morsi, scie di denti e venature indaco laddove ha indugiato più a lungo, io ammantata di un profumo dolcissimo e resti di stelle.

Lui in me, e che non lascerò mai più andare via — e mi chiedo come sia possibile, ancora, come abbiamo fatto a sceglierci nonostante tutto.

Mentre chino lo spigolo del mento all'ingiù, mi sfugge un fievole risolino che smorzo subito, rivestendo la bocca con la sommità dei polpastrelli. I ciuffi a solleticarmi le guance, un caos docile, e che non sento il bisogno di ammansire.

Nonostante tutto... siamo arrivati sin qui.

...nonostante tutto... mi sono innamorata di lui, irrimediabilmente, nello stesso modo in cui ci si innamora delle cose belle, colme di luce e bontà, con l'incanto intessuto attraverso il cristallo delle pupille, come ci si innamora dei dettagli nascosti nelle tele dei quadri, dell'estate e del sole che mai vorrebbe soccombere alla notte. Ammaliata dal suo essere grano dorato e soffice cotone, dalle sue parole dedicate a me e a quel modo in cui mi rende poesia per lui, per i suoi occhi e per le sue mani.

Quando Apollo s'invaghì di AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora