36. Lo strano caso della Legge di Murphy

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Marta

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Marta.



I due ragazzi che si accingono ad andare a vomitare in quella povera aiuola scatenano in me una sensazione di pura repulsione. Non tanto perché stiano rigettando qualsiasi dubbia sostanza, ma perché in questo momento mi avrebbero fatto ribrezzo persino se si fossero messi a leggere la Divina Commedia con tanto di monocolo e sorseggiando caffè.

È un qualcosa di automatico, non fatto per dispetto o per cattiveria.

Non riesco a trattenermi dal guardarli inorridita. È chiaro, sono stata testimone di situazioni ben peggiori e ben più disgustose di questa, ma – come ho detto – non posso farne a meno.

«Okay, se vedo che la situazione è così tragica vedrò di svignarmela subito, anche a piedi» pronuncio digrignando le labbra e serrando con forza le palpebre. Poi mi distacco dai miei due amici con un'evidente espressione contrariata in faccia, tanto per fare un sopralluogo necessario e tanto per rimanere sola.

Muovo dei passi in direzione del patio con non poca riluttanza e incrociando le braccia al petto in un movimento di totale chiusura, paragonabile a una cerniera.

Ancora non riesco a credere di aver accettato l'invito a una festa del nemico, una festa quasi organizzata in nostro onore. Chi l'avrebbe mai detto che in questi cinque anni Leonardo Aspromonte ci accogliesse in casa sua senza spade e scudi in posizione di attacco?

Io stessa sarei stata la prima a non averci minimamente creduto se solo la realtà non si fosse dimostrata per quella che è. Tutt'ora è un evento che devo assorbire, non è per niente facile vista la gravità della circostanza. Però è tutto vero, nessun inganno, nessuna presa in giro, nessuna insidia e assolutamente nessun tranello. Anche se un piccolo dubbio ce l'avrei.

Aspromonte afferma che fa tutto questo per ripagare del danno riguardo al suo comportamento inerente alla faccenda di Berlino; secondo me, invece, lo fa perlopiù per dare una buona impressione a Matilde. Soltanto il diavolo sa cosa stia accadendo fra quei due: la coppia che potrebbe suscitare scalpore al Caravaggio per il prossimo decennio. Altro che la mia cotta per Lunanuova!

Un'alunna – maggiorenne, ci tengo a specificare – che s'invaghisce del suo professore non otterrebbe lo stesso risultato.

C'è dell'incredibile anche in ciò, Apollo e Atena sempre impegnati a odiarsi, e ora impegnati in ben altre questioni. Perfino per questo, non l'avrei mai detto.

Le probabilità dell'esistenza si estendono ben oltre i limiti imposti da noi stessi, e noi – noi umani – non possiamo farci nulla se non arrenderci.

È un po' come la Legge di Murphy che, è vero, cita la famosa frase "se qualcosa può andar male, andrà male", tuttavia in questo caso assume un significato ben differente. Un significato del tutto ironico e paradossale: un evento considerato inizialmente improbabile, alla prova dei fatti si verifica spesso o addirittura sempre, ovverosia al primo tentativo nientemeno.

Quando Apollo s'invaghì di AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora