60. A mani nude

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"Quando compro un libro io leggo l'ultima pagina per prima, così se muoio prima di finire so quello che succede. Questo, amica mia, è il lato oscuro."

Harry, ti presento Sally (1989)





Il tintinnio stridulo della campanella m'invade i timpani, e in quella follia a durare un misero e gramo secondo — a inaugurare quel docile, familiare quarto d'ora di pace e assenza, leggerezza e tenue discostarsi dai libri e dalle materie scolast...

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Il tintinnio stridulo della campanella m'invade i timpani, e in quella follia a durare un misero e gramo secondo — a inaugurare quel docile, familiare quarto d'ora di pace e assenza, leggerezza e tenue discostarsi dai libri e dalle materie scolastiche per un tempo definito — io divengo corda di violino.

Tesa, pronta a contorcermi su me stessa al primo tocco di dita, con i nervi a pizzicare al fulcro della nuca.

L'intervallo che si intrufola fra di noi, in ognuno di noi, come un nastro sottile, invisibile, d'ombra, maneggiato dal sole nascosto chissà dove. La familiarità con cui si torna a respirare senza fatica, in modo naturale, gettando l'ansia di verifiche e interrogazioni in un angolo buio... sperando poi di non ritrovarla più. Smarrita, perduta.

Quell'attimo di intermezzo che affiora nelle iridi con una mitezza dettata dalla fame o dal bisogno di fumare una sigaretta — o dall'esigenza di risolvere una faccenda in sospeso.

Quando mi rizzo in piedi, con il rumore della sedia a stridere alle mie spalle, mi accorgo che c'è un impeto esorbitante in ogni mia movenza. Nelle dita che incuneo contro il banco, imprimendo i polpastrelli sulla superficie fredda, nelle braccia rigide, tremolanti nei loro muscoli increspati e morsicati da una smania incontrollabile, sconosciuta, nelle ciocche dei capelli che si vanno a impigliare nelle ciglia.

E quel contrasto di pallido rosa sulla cornice nera delle mie pupille, avrebbe potuto essere anche qualcosa di bello da osservare. Avrebbe potuto... ma una collera arcana e violenta ne deturpa ogni colore, ogni frammento di beltà, ogni tratto grazioso.

...e lo sento.

...lo vedo.

Un sorriso mordace, pungente, a tagliarmi le labbra, un coltello che scintilla. Lo strano fremito che si percepisce prima di ponderare un pensiero sbagliato, nero, che fa gonfiare il petto e i polmoni di un ossigeno che non si dovrebbe respirare. Mai. Cancerogeno.

Un sussulto involontario che fa sollevare gli angoli della bocca in un ghigno da diavolo.

E io un pensiero sbagliato l'ho ponderato, dagli orli sporchi e corvini, le costole della gabbia toracica si sono mosse in un movimento a dilatarsi... il respiro di chi sa che, ormai, non si può più tornare indietro.

E Olivia, incarna lei quell'ossigeno nocivo, imbrattato di una poltiglia rivoltante, a infestare ogni mia estremità, scavando negli organi con una ferocia perversa. Uno squilibrio di unghie a graffiare.

Schiudo le labbra dopo essermi accorta di aver accumulato troppo fra lingua e palato, lasciando che un ansito deciso e tremulo al tempo stesso ne esca libero, e illeso.

Quando Apollo s'invaghì di AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora