37. Il paradigma dell'obiettività

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Costanza si avvicina al divano sul quale sono rimasta seduta e si accomoda accanto a me, dove poco fa vi era Leonardo

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Costanza si avvicina al divano sul quale sono rimasta seduta e si accomoda accanto a me, dove poco fa vi era Leonardo. Cammina piano piano, senza eccedere con la velocità, sapendo in cuor suo che una rovinosa caduta dettata dall'ubriachezza sarebbe stato meglio evitarla. Posa delicatamente il calice di vino cosparso di ditate sopra il tavolino davanti a noi, infine sospira.

Nonostante la palese sbronza che si sta riversando su di lei, la vedo che prova a intavolare un discorso quantomeno sensato, a tratti intelligente e senza incappare in una ridarella irrefrenabile. Un po' complicato dopo che ti sei scolato numerosi bicchieri di bevanda con alto tasso alcolico, parlo per esperienza personale, per cui apprezzo il suo tentativo.

Appena si siede riesco ad analizzare ancor meglio il disastro della sua canottiera — la spallina è letteralmente strappata, un danno da considerarsi irrimediabile e di conseguenza un capo d'abbigliamento da buttare via. Sarei arrabbiata anche io fossi stata al posto suo.

Costanza volta il capo verso il mio viso prima di parlare. La scopro a corrugare la fronte incorniciata da ciocche di capelli dall'aspetto non troppo lucente e al contempo ad assottigliare gli occhi in strette fessure.

«Da vicino sei ancora più bella. Fanne tesoro di queste parole, perché quando sarò sobria col cavolo che le ripeterò» farfuglia a voce non troppo alta, ma comunque riesco a sentirla perfettamente.

La Queen Bee del Classico mi osserva con curiosità, inclinando percettibilmente il collo. Pare stia analizzando un quadro dentro la sala di un museo.

A discapito della situazione, con il pensiero proiettato all'esterno della casa su Leonardo che discute a tu per tu con Olivia e sul mistero che aleggia intorno alla figura di Laira, abbozzo un sorriso. Non accade tutti i giorni che una come Costanza Notai ti faccia un complimento, normalmente ne è sempre avara; soprattutto visti gli indirizzi ai quali apparteniamo. Ma forse, in questi ultimi tempi, la cosa sta diventando più naturale e normale del previsto.

«Me ne ricorderò. Ti ringrazio» le dico con sincerità, sistemandomi più comodamente sopra il cuscino del divano, ignorando la chat di Laira ancora aperta sul mio cellulare bloccato di proposito.

Il suo messaggio è arrivato un tantinello troppo tardi tuttavia non gliene faccio una colpa, se avessi risposto soltanto a una delle sue telefonate magari avrei potuto gestire questa circostanza diversamente. Però ciò non è avvenuto, ero troppo impegnata a concentrarmi su colui che ora non è qui, dunque sono più in errore io di lei.

Costanza distoglie lo sguardo dalla mia faccia, incominciando ad alzare gli angoli della bocca verso l'alto e a gesticolare con le mani. Sbatte le palpebre lentamente assuefatta dai fumi del vino. Una certa aria rilassata si dipinge sul suo volto, dando l'idea che i propri nervi siano distesi e non propensi a scattare al minimo cenno di allarme, anzi, sembra quasi che voglia continuare a parlare.

Quando Apollo s'invaghì di AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora