29. Quello che devo raccontarti

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Sul più bello, quando Leonardo è in procinto di mettersi a raccontare, mi squilla il cellulare, venendo interrotti come in quei film comici dove il momento saliente è proprio lì, servito su un piatto d'argento ma destinato a non avvenire

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Sul più bello, quando Leonardo è in procinto di mettersi a raccontare, mi squilla il cellulare, venendo interrotti come in quei film comici dove il momento saliente è proprio lì, servito su un piatto d'argento ma destinato a non avvenire.

Per cui mi vedo obbligata a interrompere il suo racconto dal momento che o potrebbe essere davvero mio padre – che magari ha avuto parecchio da fare al lavoro in quanto venerdì e soltanto ora ha la possibilità di chiamarmi –, oppure semplicemente Marta. E in entrambi i casi è doveroso e giusto rispondere. Contando che Marta potrebbe avere la carriera scolastica compromessa dopo questa serata... sarebbe sciocco da parte mia ignorarla.

Vado ad agguantare il cellulare mimando a Leonardo il chiaro gesto di cucirsi le labbra, in quello che è un muto avvertimento di rimanere in silenzio fin tanto durerà la chiamata.

In seguito constato che non si tratta né di Fabrizio, né di Marta, bensì di Diego. Porca puttana! L'avevo totalmente dimenticato. Mi maledico con ogni mia particella in corpo per aver scordato l'impegno preso con il mio amico.

«Cazzo, devo rispondere» dico con il tono di chi non ammette repliche e, sorprendentemente, Leonardo mi fa il regale cenno con tanto di braccio e mano che equivale ad un perfetto via libera.

Sono un po' combattuta, nonostante la curiosità mi divori a morsi strappandomi enormi pezzi di carne, comunque, mi vedo in dovere di rispondere a quella chiamata. Non la posso ignorare di proposito, non posso far questo a Diego, non glielo devo.

Né io, né Marta siamo attualmente reperibili, entrambe siamo sparite dalla circolazione, infatti provo a mettermi nei panni del mio amico e, come una rivelazione, capisco perfettamente. Lo capisco perfettamente.

Senza oltre indugiare accetto la chiamata, schiarendomi prima dovutamente la gola ed emettendo un lungo sospiro onde evitare di farmi prendere dal panico. Il cuore ha preso a battermi più veloce del normale, trattasi di pura e semplice ansia. Dopotutto, sono sempre in compagnia di Apollo, il Faccia da cazzo e mio acerrimo nemico. Normale che l'ansia mi avviluppi con le sue spire!

«Diego» parlo socchiudendo le palpebre al fine di non avere Leonardo davanti ai miei occhi, in modo da far sembrare più credibile la stronzata immane che gli dovrò per forza rifilare, a malincuore.

Accidenti... comincio a presagire un certo senso di colpa per non avergli neanche mandato uno straccio di messaggio d'avvertimento, dicendogli che nessuna delle due sarebbe andata questa sera a casa sua. Neanche per sbaglio.

«Matilde! Almeno tu hai risposto! Dio, che meraviglia» esclama Diego urlandomi dritto nell'orecchio, e me lo immagino con la mano tirarsi i dreadlocks dall'irrequietudine, «il cellulare di quella svanita di Marta è deceduto, rest in peace. È più di mezz'ora che vi aspettiamo, comunque! Siete letteralmente disperse. Che poi, oh, quando sparite ma dove siete finite nel Triangolo delle Bermuda?» grida come un'aquila.

Quando Apollo s'invaghì di AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora